Ancora un attacco da Telmo Pievani, intollerante curatore della mostra.
Siamo stati attaccati, ancora una volta. Una conferenzina con 100 persone ha fatto tanto rumore: la formica ha impensierito gli elefanti! Vuole dire che hanno la coda di paglia. Ieri sul Corriere del Trentino Telmo Pivenai, addirittura da Milano; oggi su L'Adige, Autiero e un gruppo di cattolici, che ci hanno citato ae attaccato, senza dire nulla, e senza neppure sapere la nostra posizione. Una tecnica che certi "cattolici" conoscono bene! Allego la lettera di risposta inviata al Corriere dopo gli attacchi di pievani.
Egregio direttore,
mi permetto di ribattere agli insulti scomposti e arroganti comparsi
sul Corriere del Trentino del 24 maggio, ad opera di Telmo Pievani.
Costui, parlando della associazione Libertà e Persona, di cui faccio
parte, la definisce “accolita”, parla di “surreale crociata”, ci
accomuna ai “creazionisti” americani e invita a vietarci ogni “spazio
pubblico” e a “difendersi” da noi come fossimo pericolosi criminali,
con scarso senso democratico e anche poco senso del ridicolo. Non
abbia
paura, caro Pievani, non faremo del male a nessuno! Come primo punto
vorrei notare che Telmo Pievani, tra i curatori della mostra, spiega
di
non volersi occupare di religione, mentre è autore di un testo,
“Creazione senza Dio”, Einaudi, la cui posizione è evidente fin dal
titolo, e dalla quarta di copertina, in cui è scritto: " a darwin fu
chiaro che la sua era un qualcosa di più che una teoria scientifica".
Pievani ha tutto il diritto di non credere, semplicemente non
può spacciare una sua idea filosofica come verità scientifica, e non
dovrebbe permettersi di scrivere, ad esempio, che nelle scuole
cattoliche si insegna che la Terra è piatta! Sono menzogne, a cui del
resto è abituato. Come quando, pur dicendo sempre di non occuparsi di
fede ma solo di scienza, scrive, all'inizio del libro citato: "il
giorno in cui sarà possibile accettare davvero le origini
completamente
materiali del nostro corpo e della nostra mente cadranno i fondamenti
non solo della fede, ma anche della morale e della convivenza
umana...." (dove è evidente che le origini "completamente" materiali
della mente sono solo una sua ipotesi, mai verificata, per affermare
l'ateismo). In secondo luogo, nella sua violenta invettiva,
presenta
come verità scientifica assoluta il fatto che siamo “figli del caso”,
quando in un precedente comunicato spiegava che l’evoluzionismo ha
ancora molto da capire sull’origine dell’uomo e che “gli scienziati
stanno tentando di capirci qualcosa”. In realtà a me sembra che il
caso
sia semplicemente il nome che diamo a ciò che non riusciamo a
comprendere. Del resto a non credere al caso sono in tanti: da
Copernico, a Keplero, a Galilei, a Mendel, ad Einstein, sino a Max
Planck, a F. Collins, direttore del Progetto Genoma sul DNA, ed
autore
di “The language of God”, ad Erwin Chargaff, il grande biochimico che
aprì le porte alla scoperta del DNA, a Sir Eccles, premio Nobel per
la
Medicina e grande studioso del cervello umano, all’astrofisico di
fama
John Barrow, a tutti i sostenitori del principio antropico, ai
genetisti Jerome Lejeune, scopritore della prima malattia genetica,
la
sindrome di Down, e Giuseppe Sermonti, genetista di fama mondiale, al
fisico Antonino Zichichi e moltissimi altri. Anche scienziati atei
come
Fred Hoyle e F. Crick mettono in dubbio la capacità del caso di
essere
all’origine della vita. Del resto chi di noi potrebbe mai sostenere
che
un computer, una macchina, o una casa, nascono per caso?
Per quanto riguarda la mostra la nostra critica non è quella dei
creazionisti (un concetto diverso da quello di creazione), e nessuno
di
noi ha mai detto, come scrive Pievani, che non vi sia “niente in
comune
con le scimmie”. Pievani cita mentendo: almeno da Aristotele in poi
sappiamo benissimo che l’uomo è un animale, però pensante. La nostra
critica parte da due considerazioni: il direttore del Museo ha
scritto
apertamente di aver voluto far dialogare scienza, etica e filosofia.
Inutile quindi arrabbiarsi se chi si occupa di filosofia, filosofia
della scienza ed etica avanza delle perplessità. Inoltre, mentre i
curatori negano di occuparsi di religione e del trascendente,
esprimono
da subito una contrapposizione tra scienza e fede, dimostrando tra il
resto di non conoscere quale sia l’idea dell’uomo dei credenti: “Nel
mondo occidentale mentre la scienza ci pone dentro la Natura, la
religione dominante ci dice che siamo separati, se non al di sopra
della Natura”. Non è una evidente sconfessione, in nome della
scienza,
della antropologia religiosa (oltre che di gran parte della
filosofia
e della psicologia)? E’ la frase che si trova al principio della
guida
alla mostra per giornalisti! E allora perché tirare il sasso e poi
nascondere la mano? Perché attaccare, e poi dire che non ci si occupa
di religione? La mostra inoltre propone concetti come il senso morale
della scimmia, la loro capacità artistica e la somiglianza tra
linguaggio animale e linguaggio umano, che moltissimi psicologi e
linguisti non sosterrebbero mai (a partire, per esempio, riguardo al
linguaggio, da Naom Chomsky). Infine la mostra propone una visione
etica su cui è lecitissimo discutere, benché Pievani la ritenga un
dogma: apre subdolamente all’ingegneria genetica, un tema non solo
scientifico ma anche etico, e suggerisce l’uguaglianza tra diritti
umani e diritti animali . Possiamo non essere d’accordo? Possiamo
continuare a sostenere che nonostante tante somiglianze tra gli
animali
e gli animali umani, vi sono comunque anche differenze ontologiche,
qualitative, non solo quantitative, enormi? Chi volesse conoscere
veramente la nostra posizione può farlo sul sito www.libertaepersona.
org. Sperando che Pievani, il grande inquisitore, non si inquieti
ancora!
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