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Ancora un attacco da Telmo Pievani, intollerante curatore della mostra.
Di Francesco Agnoli - 25/05/2007 - Mostra "La scimmia nuda" - 2135 visite - 0 commenti
Siamo stati attaccati, ancora una volta. Una conferenzina con 100 persone ha fatto tanto rumore: la formica ha impensierito gli elefanti! Vuole dire che hanno la coda di paglia. Ieri sul Corriere del Trentino Telmo Pivenai, addirittura da Milano; oggi su L'Adige, Autiero e un gruppo di cattolici, che ci hanno citato ae attaccato, senza dire nulla, e senza neppure sapere la nostra posizione. Una tecnica che certi "cattolici" conoscono bene! Allego la lettera di risposta inviata al Corriere dopo gli attacchi di pievani. Egregio direttore, mi permetto di ribattere agli insulti scomposti e arroganti comparsi sul Corriere del Trentino del 24 maggio, ad opera di Telmo Pievani. Costui, parlando della associazione Libertà e Persona, di cui faccio parte, la definisce “accolita”, parla di “surreale crociata”, ci accomuna ai “creazionisti” americani e invita a vietarci ogni “spazio pubblico” e a “difendersi” da noi come fossimo pericolosi criminali, con scarso senso democratico e anche poco senso del ridicolo. Non abbia paura, caro Pievani, non faremo del male a nessuno! Come primo punto vorrei notare che Telmo Pievani, tra i curatori della mostra, spiega di non volersi occupare di religione, mentre è autore di un testo, “Creazione senza Dio”, Einaudi, la cui posizione è evidente fin dal titolo, e dalla quarta di copertina, in cui è scritto: " a darwin fu chiaro che la sua era un qualcosa di più che una teoria scientifica". Pievani ha tutto il diritto di non credere, semplicemente non può spacciare una sua idea filosofica come verità scientifica, e non dovrebbe permettersi di scrivere, ad esempio, che nelle scuole cattoliche si insegna che la Terra è piatta! Sono menzogne, a cui del resto è abituato. Come quando, pur dicendo sempre di non occuparsi di fede ma solo di scienza, scrive, all'inizio del libro citato: "il giorno in cui sarà possibile accettare davvero le origini completamente materiali del nostro corpo e della nostra mente cadranno i fondamenti non solo della fede, ma anche della morale e della convivenza umana...." (dove è evidente che le origini "completamente" materiali della mente sono solo una sua ipotesi, mai verificata, per affermare l'ateismo). In secondo luogo, nella sua violenta invettiva, presenta come verità scientifica assoluta il fatto che siamo “figli del caso”, quando in un precedente comunicato spiegava che l’evoluzionismo ha ancora molto da capire sull’origine dell’uomo e che “gli scienziati stanno tentando di capirci qualcosa”. In realtà a me sembra che il caso sia semplicemente il nome che diamo a ciò che non riusciamo a comprendere. Del resto a non credere al caso sono in tanti: da Copernico, a Keplero, a Galilei, a Mendel, ad Einstein, sino a Max Planck, a F. Collins, direttore del Progetto Genoma sul DNA, ed autore di “The language of God”, ad Erwin Chargaff, il grande biochimico che aprì le porte alla scoperta del DNA, a Sir Eccles, premio Nobel per la Medicina e grande studioso del cervello umano, all’astrofisico di fama John Barrow, a tutti i sostenitori del principio antropico, ai genetisti Jerome Lejeune, scopritore della prima malattia genetica, la sindrome di Down, e Giuseppe Sermonti, genetista di fama mondiale, al fisico Antonino Zichichi e moltissimi altri. Anche scienziati atei come Fred Hoyle e F. Crick mettono in dubbio la capacità del caso di essere all’origine della vita. Del resto chi di noi potrebbe mai sostenere che un computer, una macchina, o una casa, nascono per caso? Per quanto riguarda la mostra la nostra critica non è quella dei creazionisti (un concetto diverso da quello di creazione), e nessuno di noi ha mai detto, come scrive Pievani, che non vi sia “niente in comune con le scimmie”. Pievani cita mentendo: almeno da Aristotele in poi sappiamo benissimo che l’uomo è un animale, però pensante. La nostra critica parte da due considerazioni: il direttore del Museo ha scritto apertamente di aver voluto far dialogare scienza, etica e filosofia. Inutile quindi arrabbiarsi se chi si occupa di filosofia, filosofia della scienza ed etica avanza delle perplessità. Inoltre, mentre i curatori negano di occuparsi di religione e del trascendente, esprimono da subito una contrapposizione tra scienza e fede, dimostrando tra il resto di non conoscere quale sia l’idea dell’uomo dei credenti: “Nel mondo occidentale mentre la scienza ci pone dentro la Natura, la religione dominante ci dice che siamo separati, se non al di sopra della Natura”. Non è una evidente sconfessione, in nome della scienza, della antropologia religiosa (oltre che di gran parte della filosofia e della psicologia)? E’ la frase che si trova al principio della guida alla mostra per giornalisti! E allora perché tirare il sasso e poi nascondere la mano? Perché attaccare, e poi dire che non ci si occupa di religione? La mostra inoltre propone concetti come il senso morale della scimmia, la loro capacità artistica e la somiglianza tra linguaggio animale e linguaggio umano, che moltissimi psicologi e linguisti non sosterrebbero mai (a partire, per esempio, riguardo al linguaggio, da Naom Chomsky). Infine la mostra propone una visione etica su cui è lecitissimo discutere, benché Pievani la ritenga un dogma: apre subdolamente all’ingegneria genetica, un tema non solo scientifico ma anche etico, e suggerisce l’uguaglianza tra diritti umani e diritti animali . Possiamo non essere d’accordo? Possiamo continuare a sostenere che nonostante tante somiglianze tra gli animali e gli animali umani, vi sono comunque anche differenze ontologiche, qualitative, non solo quantitative, enormi? Chi volesse conoscere veramente la nostra posizione può farlo sul sito www.libertaepersona. org. Sperando che Pievani, il grande inquisitore, non si inquieti ancora!
 
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