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Lettera aperta a Paolo Dal Rì, segretario dell'Udc trentina, sul caso Tarolli.
Di Francesco Agnoli - 03/08/2008 - Politica Trentina - 1916 visite - 0 commenti

L'ex senatore dell'Udc Ivo Tarolli, ha dichiarato ufficialmente che l'Udc trentino correrà col centro sinistra: come sempre questo tipo di affermazione ha avuto sui media locali il massimo dello spazio, benchè Tarolli non sia né segretario di partito né consigliere comunale o provinciale. Nessuno si è sentito in dovere di sentire con un po' più di chiarezza il segretario dell'Udc, Paolo dal Rì, o il consigliere Morandini, punto di riferimento di metà del partito. Eppure era chiaro che la sparata di Tarolli serviva solo a bruciare il terreno sotto i piedi ai suoi oppositori, ad anticipare le decisioni del partito, a mettere il partito di fronte al fatto compiuto. Una mossa da politico navigato, insomma, ma non molto limpida, educata, corretta.

Purtroppo la vecchia Dc aveva molti uomini abituati a questo genere di iniziative. Per questo non è mai riuscita ad avere un vero appeal culturale, troppo impegnata a gestire il potere, mentre i partiti laici e il PCI colonizzavano le banche e i giornali. La mossa di Tarolli, si diceva, ha voluto spiazzare tutti, come dire: “e questa è casa mia, e qui comando io”, l'amico di Casini, l'amico di Fazio... I rapporti a Roma li ho io, Morandini, Frattin, Dal Rì e compagnia devono seguire, punto e basta. Insomma la politica che si sta affermando sempre di più con la scomparsa delle preferenze personali. Eppure l'elezione del nuovo segretario, Dal Rì, per quanto travagliata, era avvenuta in nome del rinnovamento: largo ai giovani, siamo un partito nuovo, siamo il futuro... Sì, ma come ormai è chiaro da tempo, il giovane segretario serviva al solo fine di controllare meglio il partito, non in maniera visibile, ma imponendo la propria esperienza, le proprie amicizie di antica data, le proprie sperimentate strategie.

Bisogna vedere se però Tarolli e gli altri giocatori di poker hanno fatto bene i loro calcoli; bisogna vedere se Dal Rì è veramente disposto a fare il burattino, a cambiare cavallo di continuo, per ordine ricevuto, o se ha una sua personalità, una sua idea di politica. Dal Rì potrebbe resistere in faccia a Tarolli, e guadagnarci, come uomo, e come leader. Allora si saprebbe che l'Udc trentino ha un vero segretario, che respira autonomamente, e non sotto tutela. Certamente, comportandosi così avrebbe dalla sua due ottime persone, come Giuseppe Frattin e Pino Morandini, che rappresentano ancora quell'amore per la politica intesa come servizio e lotta per l'affermazione di ideali, capace di attrarre sempre nuovi consensi. E si candiderebbe a divenire veramente un politico per il Trentino del futuro. Se invece Dal Rì cederà a Tarolli, l'Udc otterrà forse qualche carega, come da accordi preventivi, da Dellai, ma si preparerà a scomparire in breve tempo, come l'Udc nazionale, troppo amletico, per essere credibile, troppo poco coerente, sul piano dei valori, per poter aspirare ancora ad essere, almeno in piccola parte, il partito degli ideali cattolici. Caro Dal Rì, sei ancora giovane, guarda lontano, e col cuore, senza lasciarti convincere da chi smania per un ultimo o penultimo incarico, prima del negletto pensionamento. Meglio un giorno da leone, che cento da pecorone.

 
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