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La Tradizione cattolica e la tradizione di Renè Guénon sono incompatibili. Un contributo ai nostri amici di Itinerari Interiori
Di Mattia Tanel - 13/01/2008 - Filosofia - 1383 visite - 0 commenti
(di Paolo Taufer) Esiste una profonda differenza tra il concetto guénoniano di Tradizione, intesa come Tradizione Primordiale, e la Tradizione Cattolica.
La Tradizione difesa da Guénon è aprioristica, con pretese di universalità, eterna e immutabile: at-tinge alle antiche visioni indiane dell’esistenza di un Centro primordiale, di un’Identità Suprema, collocata al di fuori di ogni spazio-tempo, con caratteri di totalità, infinitudine, assolutezza. Di essa nulla si potrebbe dire, essendo, di fatto, preclusa qualsiasi forma di conoscenza, anche indiretta, e quindi, in ultima analisi, di esistenza illusoria.
Gli uomini che s’ispiravano a tale Tradizione, sosteneva Guénon, sarebbero andati incontro ad una sorta di degenerazione a causa di una forma di caduta originaria, che li avrebbe progressivamente allontanati dal Centro primordiale al quale, fino a quel momento, sarebbero stati connessi in subli-me unione.
Detto centro Guénon lo identificava con la dimora della cosiddetta Tradizione Primordiale, deposito della sapienza metafisica eterna e incontaminata. Un ulteriore allontanamento e diversificazione a-vrebbe fatto seguito alle vicende della creazione (che egli preferiva chiamare “manifestazione”), generando la forma multipla delle varie religioni, connaturate alle particolari sensibilità dei diversi popoli, civiltà ed epoche, e delle relative rivelazioni connesse.
L’allontanamento dell’uomo dal suo Centro, fin quasi a perderne il contatto, sarebbe culminato nell’avvento dell’Umanesimo e della Riforma, per giungere ai nostri giorni, quando la distanza tra messaggio primordiale e chi lo avrebbe dovuto ricevere, si sarebbe fatta incolmabile, suscitando un “regno della quantità”, della materia, in netta e inconciliabile contrapposizione con quello della “qualità” dello spirito.
Nel mondo moderno Guénon individua l’autentica degenerazione tipica dell’età nera (Kali-Yuga), caratterizzata dall’inevitabile precipitare verso quel collasso finale che - nell’ottica o-rientale della storia concepita non come flusso lineare di avvenimenti retti da una mano provviden-ziale, bensì come un eterno ritorno lungo un percorso circolare che indefinitamente si ripeterebbe, sia pure in forme diverse - costituirebbe la fine stessa del ciclo, con l’ultimo atto della catarsi, ne-cessaria ad introdurre, secondo il dogma iniziatico, l’umanità nella novella età dell’oro.
In tale prospettiva Guénon, dalle vette esoteriche che ha raggiunto, indica come unica via di salvez-za un cammino a ritroso fino al perduto Centro primordiale, al quale l’alto iniziato può riconnettersi grazie ad opportune tecniche esoteriche. All’uopo egli promuove l’intuizione puramente intellettua-le a mezzo elettivo di conoscenza e di ascesi lungo un percorso di contemplazione in grado di tra-sformare la persona, rendendole accessibili nuove evidenze. Evidenze sostanziate dalla sparizione progressiva di ogni distinzione tra soggetto e oggetto, tra conoscere ed essere, fino all’incedere dell’unica realtà che tutto lumeggia e comprende. Ivi tutto si farebbe unità, ogni dualismo, ogni con-trapposizione verrebbero appianati, dissolti: in una parola l’iniziato, giunto al termine del suo pelle-grinaggio, si confonderebbe con la divinità stessa, sarebbe la divinità stessa [1].
La Tradizione Primordiale, col suo carattere metastorico e la sua opposizione al mondo moderno, sarebbe in tal modo fomite di una civiltà rigorosamente gerarchica retta dagli iniziati, nella quale ogni attività sarebbe volta al trascendente. Un felice connubio, potremmo dire, tra principî sacrali e un’élite che li applica, al fine di combattere il male, identificato tout-court con tutto quanto contri-buisce a pervertire detta Tradizione.

Ben altra è invece la Tradizione Cattolica, che narra come Iddio ha voluto manifestarsi agli uomini attraverso una serie di Rivelazioni dirette, a partire dalla Rivelazione primitiva, dalla conoscenza di Dio che ne ebbero i progenitori e i santi Patriarchi, Rivelazione ereditata e per millenni trasmessa oralmente, fino a pervenire allo scrittore sacro, che fedelmente la fissa nella Scrittura.
A questa prima Rivelazione segue una seconda, all’indirizzo soprattutto di Mosè, dei santi profeti e di Davide, Rivelazione che la Sinagoga raccoglierà nell’Antico Testamento. L’ultima Rivelazione, a coronamento delle precedenti, è quella del Signore Gesù Cristo, che pone il sigillo definitivo alla serie delle Rivelazioni di Dio all’umanità, con la morte dell’ultimo Apostolo e il Nuovo Testamen-to, ormai completo.
La Tradizione Apostolica sarà la garante dell’autenticità delle tre Rivelazioni, spiegandone il senso e trasmettendole in modo esatto e veritiero lungo i secoli. Speculazioni teologiche secolari indagan-do la Scrittura e la tradizione orale, vi hanno tratto nuovi elementi, che il Magistero della Chiesa si è incaricato di aggiungere al tesoro del depositum fidei.
Quale delle due tradizioni è quella vera?
La risposta è semplice: se la Tradizione Primordiale di Guénon fosse quella vera, essendo in contra-sto con le Scritture, dovremmo concludere che Iddio avrebbe mentito, e che, per ciò, non sarebbe Egli quell’Essere perfetto al quale, per definizione, solo compete l’assoluta Verità. Verrebbe di con-seguenza meno, secondo la famosa prova ontologica di sant’Anselmo d’Aosta, la sua stessa esisten-za.
Ricordiamo infine che, mentre per il cattolico la lettura e i precetti della Scrittura sono reali, come reale fu la presenza di Dio quando li ispirò all’autore sacro, per l’uomo della Tradizione Primordiale la realtà per eccellenza è la mitologia, presente presso tutte le civiltà e tutti i popoli e lo stesso con-tenuto del Genesi vi soggiacerebbe come racconto favoloso e leggendario delle origini.


[1] Cfr. René Guénon Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi, Milano 1989, p. 119.
 
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