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Umane riflessioni di un papa’ biologo intorno alla nascita di un figlio
Di Umberto Fasol - 19/12/2007 - Scienza - 1217 visite - 0 commenti
Ogni teoria interpretativa dell’origine e della diversità degli esseri viventi deve fare i conti con lo sviluppo embrionale dell’organismo. Di fatto ogni nuovo individuo non viene al mondo completo di tutte le sue parti come fosse un adulto, ma inizia da una dimensione addirittura unicellulare, per poi svilupparsi lentamente (quaranta settimane per un uomo, venti mesi per un elefante, due settimane per la zanzara tigre, poche ore per la farfalla effemeride, ecc…) in modo articolato ed armonioso fino a raggiungere dimensioni e maturità tali da consentirgli una certa autonomia di vita. Questo è lo sviluppo embrionale. Non c’è alternativa per il vivente. Capire come e soprattutto perché si succedano i passaggi-chiave che portano al differenziamento degli organi secondo un piano prestabilito e finalizzato all’identità e all’autonomia di vita, è l’affascinante compito investigativo affidato agli embriologi e rimane una tappa fondamentale della nostra conoscenza prima di poter approcciare l’eventuale trasformazione da una specie ad un’altra. E’ la recente consapevolezza che ha dato origine all’Evo-devo, quel filone di ricerca a cui lavorano gli evoluzionisti di frontiera. Il vivente appena concepito, si avvia spontaneamente verso tre grandi scenari, ciascuno dei quali ricorda veramente un “miracolo” nel senso etimologico del termine. Il primo consiste nel passaggio del concepito da una forma sferica ad una forma allungata: l’uovo inizia a dividersi e a dare origine a miliardi di cellule, ma non si sviluppa in tutte le direzioni con uguale intensità, cioè non diventa una sfera “più grande”. Si allunga e si differenzia lungo tre assi: l’asse cefalo-caudale; l’asse dorso-ventrale; l’asse latero-laterale. La seconda meraviglia consiste nella comparsa di strutture ed organi particolari lungo questi tre assi: per esempio la testa, il cuore, i reni, le braccia, i piedi, ecc… Il terzo scenario consiste nei collegamenti di tutte queste nuove strutture in modo da realizzare un solo organismo, che rappresenta il beneficiario e il protagonista della vita di queste cellule organizzate. I mammiferi come noi devono aggiungere a questo punto un quarto miracolo: la sacca amniotica, la placenta, il cordone ombelicale: un ambiente unico che fa da garanzia al procedere degli scenari che abbiamo descritto. Tutto questo avviene spontaneamente, senza alcun intervento dall’esterno, rispettando rigorosamente una scaletta di tempi e di spazi che non lascia nulla all’improvvisazione. Com’è possibile pensare che queste “novità” non abbiano un Progettista? Sul cartello che descrive i lavori all’ingresso del cantiere, si fanno i nomi del proprietario, del committente, del direttore del cantiere, del responsabile della sicurezza, di chi ha fatto i calcoli, di chi ha disegnato il progetto, di chi ha concesso l’autorizzazione in Comune. Di fronte al “cantiere” di una vita nuova, infinitamente più complessa di qualsiasi opera umana, non si erge alcun cartello. “Nato per caso”; “Sviluppato per caso”; “Capace di vivere, per caso”: questi potrebbero essere, in sequenza come i lavori, i cartelli che i nostri biologi più famosi vorrebbero apporre. Ma chi di noi ha preso in braccio il proprio figlio appena partorito, ancora caldo di mamma, con i polmoni gonfi di aria per la prima volta, non può condividere il pensiero di questi luminari della scienza. Mio figlio mi assomiglia e non ha nulla a che spartire con il caso. Nessun papà si lascia attraversare nemmeno per un attimo dal pensiero che il proprio figlio sia venuto al mondo per una serie infinita di coincidenze che l’hanno disegnato in quell’unico e irripetibile modo! Apro gli occhi di fronte al mistero di una vita che mi è donata, perché è stata pensata proprio per la mia famiglia. Sono le categorie di dono, di armonia, di bellezza, quelle che si affacciano nella mia mente, con tutta la forza e la verità che ha l’evidenza della realtà. Non ho bisogno di alcuna spiegazione, né devo riflettere tra me e me: mio figlio sta urlando la sua novità di fronte a tutti! Ai famosi biologi l’onere della prova del contrario. Noi, dal canto nostro, non abbiamo mai esperimentato nella nostra vita una verità più evidente di questa: nostro figlio è un essere di valore infinito, nostro figlio ha il diritto di vivere, nostro figlio è il fine più nobile dell’universo stesso. Certamente, se lo sviluppo di un bambino è un processo così misurato e finemente sintonizzato, sarà da ripensare anche l’intera evoluzione degli esseri viventi in un orizzonte nuovo, che sia capace di soddisfare la nostra ricerca costante di ragionevolezza.
 
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