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A proposito della laica ed eurofila Turchia
Di Pierini Alessandro - 04/12/2007 - Religione - 1208 visite - 0 commenti

Nessun futuro per il cristianesimo in Turchia – l’APM chiede la tutela delle istituzioni europee

(APM news 29-11-07) - L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è preoccupata per le sorti dell'abate siriaco-ortodosso Daniel Savci, rapito mercoledì dal monastero di San Giacomo nel sudest della Turchia. Gli ultimi sviluppi che vedono i rappresentanti della Chiesa in Turchia sempre più spesso vittime di attentati alla vita e dinamitardi, di aggressioni e di rapimenti, sono un segnale d'allarme per i pochi cristiani ancora residenti in Turchia e per la mancata libertà religiosa nel paese. In quanto associazione per i diritti umani che si batte per il rispetto dei credenti musulmani in Europa, l'APM lamenta però anche la continua discriminazione e persecuzione delle comunità cristiane in Turchia e la strumentalizzazione politica dell'Islam sunnita da parte dello stato turco. La persecuzione e le minacce rivolte alla popolazione cristiana in Turchia ha fatto scendere il numero dei residenti cristiani nel paese dal 25% nel 1912 all'attuale 0,2%, per un numero complessivo di circa 125.000 persone. Le chiese cristiane non godono di uno status legale proprio, quindi per la legge turca non esistono in quanto aggregazioni autonome e non hanno perciò alcun diritto legale. Il Patriarca della Chiesa greco-ortodossa Bartolomeo I, capo spirituale di circa 300 milioni di fedeli nel mondo, non è autorizzato ad usare il proprio titolo in Turchia. Dal 1970 le chiese cristiane in Turchia non possono più formare nuovi preti. I religiosi armeni e greco-ortodossi stranieri solitamente non ricevono un permesso di soggiorno e lavoro né tanto meno la cittadinanza turca. Anche i religiosi stranieri di altre fedi non possono ottenere la cittadinanza e sono quindi costretti a pagare una tassa di soggiorno. La proprietà degli immobili ecclesiastici è calata da 4.000 immobili negli anni '30 a 460. Le proprietà ecclesiastiche sono spesso soggette a espropriazioni e solo in casi eccezionali le chiese sono riuscite e riacquistare gli immobili. L'APM si rivolge quindi alla Commissione Europea, ai Ministri degli Esteri dei paesi dell'UE, alle frazioni del Parlamento Europeo e al Consiglio Europeo affinché si impegnino per ottenere da Ankara la tutela della popolazione turca di credo cristiano e il riconoscimento legale dei loro diritti su modello europeo.

 
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