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Finanziaria 2008: attacco alle Forze Armate.
Di Paolo Zanlucchi - 20/10/2007 - Politica - 1403 visite - 0 commenti
Stiamo ancora discutendo sulla Legge finanziaria del 2007, con tutti i pasticci e le nefandezze che ha provocato e continua a provocare, che giunge all’orizzonte quella del 2008, carica di speranze e di attese.  Vedremo quali e quante tasse andremo a pagare nel prossimo anno, ma felici, supportati dalla parola del Ministro Padoa Schioppa secondo il quale, ricorderete, “pagare le tasse è bellissimo”. Non ce ne siamo mai accorti, ma sarà certamente per colpa nostra e chiediamo immediatamente scusa. Non entro nel merito specifico della nuova finanziaria, non sono un tecnico, ma vorrei soffermarmi su un articolo, il numero 82, nemmeno fra i più importanti in un’ottica prettamente economica, ma certamente significativo, da un punto di vista simbolico ed ideale, del clima che anima l’attuale coalizione di governo. L’articolo in questione cita testualmente: La Legge Finanziaria 2008 (A.S. n. 1817) nell'ambito delle iniziative tendenti a razionalizzare gli Enti Pubblici dello Stato, prevede che all’U.N.U.C.I. venga tolto lo status di Ente Pubblico riconosciuto con la Legge n. 311/2004. La sigla “U.N.U.C.I.”, per la gran parte degli italiani sconosciuta, è l’acronimo di Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, la quale, come cita l’articolo 3 del suo statuto, è apolitica ed accoglie gli ufficiali in congedo dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dei Corpi Armati dello Stato, della Croce Rossa Italiana e del Sovrano Militare Ordine di Malta, di qualsiasi grado e in qualsiasi posizione, nonché i cappellani militari appartenenti al ruolo ausiliario ed a quello della riserva. E’, quindi, l’associazione che raggruppa tutti gli ufficiali di ogni arma e reparto che hanno servito il Paese, in guerra ed in pace. Un’associazione che lega idealmente chi ha dedicato una parte o tutta la vita al servizio dello Stato e alla difesa del Paese. Un’associazione ben viva e vitale che non si è chiusa a riccio in un bunker di revanscismo e nostalgie del passato: gli iscritti si occupano di volontariato, di fornire supporto legale agli ex appartenenti alle varie forze armate italiane, organizzano attività di aggiornamento continuo in accordo con il Ministero della Difesa. Tutto questo però non basta a sottolineare il valore di associazioni come quella in questione; il maggior merito che deve essere riconosciuto è quello di difesa e divulgazione della nostra memoria storica, della nostra identità di popolo, della salvaguardia della nostra storia nazionale, troppo spesso dimenticata o travisata, in una parola la nostra tradizione. Proprio su questo punto, ritengo, vale la pena riflettere: la finanziaria attuale e quella passata sono palesemente condizionate dalla sinistra estrema, quella sinistra che basa le proprie azioni su presupposti ideologici, classisti:  dopo aver penalizzato lo scorso anno artigiani, commercianti, l’esercito della partita IVA, questa volta tenta di completare l’opera smantellando anche un’associazione d’arma composta da cittadini per i quali la parola Patria ha ancora un significato profondo, senza cadere nel nazionalismo e nella retorica. Quello che emerge negli ambienti delle Forze Armate è la sensazione di essere stati abbandonati dal Governo e la certezza che questo Stato sia ostaggio di una parte politica radicale che denigra e svilisce tutto ciò in cui decine di migliaia di persone credono e che questa Nazione hanno comunque giurato di difendere, anche a costo della vita. La spesa per la Difesa è ai minimi storici e addirittura si qualificano le associazioni degli ex ufficiali come enti inutili. Intristisce, inoltre, vedere come anche certa stampa abbia supportato supinamente la proposta del Governo di abolire lo status di Ente pubblico all’U.N.U.C.I., gettando fango senza verificare i dati riportati; è il caso de «Il Sole-24Ore» del primo ottobre 2007, dove è apparso un articolo sulla Finanziaria 2008 nel quale, tra l'altro, si affermava che «alla governance dell'UNUCI concorrono 44 persone e che negli ultimi anni ha registrato anche meno di 100 iscritti». Il giornale di Confindustria si mostra quindi virtuoso contro i deboli, giustifica il taglio ai contributi all’Ente in oggetto, si tratta di circa 100.000 Euro all’anno, e non verifica, supponendo che a nessuno interessi, tali cifre, le quali in realtà sono ben diverse e ben più significative: l’U.N.U.C.I nazionale conta venti collaboratori volontari e quattro impiegati con una struttura di oltre 43.000 soci, ufficiali di tutte le Forze armate, e che negli ultimi quattro anni ha registrato 6.077 nuovi iscritti. Un mondo di persone che, come ricordavo sopra, opera ancora al servizio del Paese, donando migliaia di ore di lavoro oscuro, manuale e culturale, al servizio della comunità. E’ palese la discriminazione in atto verso una parte di cittadini italiani che non scenderanno mai in piazza per protestare e non devasteranno città per affermare le loro ragioni calpestate e difendere le idee e gli ideali che li hanno accompagnati e guidati per tutta la vita. Ormai è evidente come ci sia una parte della nostra società profondamente anti-italiana, che calpesta i valori in cui si identifica la maggior parte del nostro popolo, facendo della storia e delle persone che l’hanno fatta e ancora oggi la stanno facendo, un uso strumentale tentando di eliminare “legalmente” le ultime sacche di resistenza della memoria. Naturalmente non faremo passare tutta questa operazione sotto silenzio, non possiamo alzare bandiera bianca senza provare a resistere e a reagire e per questo occorre il supporto di tutti, anche di coloro non hanno servito il Paese in armi, ma che hanno potuto vivere e vivono in libertà e prosperità anche grazie agli uomini in uniforme: un primo passo importante è sensibilizzare le alte cariche dello Stato sottoscrivendo una petizione all’indirizzo: http://www.firmiamo.it/unuci.
 
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