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“Magdi Allam fazioso anti-islamico” il contributo della stampa locale al dialogo con l’Islam moderato
Di Pierini Alessandro - 02/08/2007 - Attualità - 1673 visite - 0 commenti

"Opinio tam stulta non est quam diurnarius quidam exprimere non possit..."

La stampa trentina non è di livello eccelso: scambia volentieri il pettegolezzo con i fatti e gli insulti con le opinioni e non ha l’abitudine di stimolare dialoghi pacati: a questi preferisce le liti, peraltro piuttosto noiose dato il carattere molto localistico delle stesse. Forse per questo, ogni tanto, qualche giovane gazzettiere particolarmente dotato, vola alto ed esce dagli angusti confini della piccola Heimat. E a quel punto, come in questo caso, la figuraccia è nazionale:

dal CORRIERE DEL TRENTINO del 1 agosto 2007 pag. 6

"Tra critica e denigrazione"   di Magdi Allam

“Come trasformare il legittimo diritto-dovere di critica in un’inaccettabile campagna denigratoria nei miei confronti: è l’impegno su cui si stanno prodigando «Il Trentino» e «L’Alto Adige» prendendo spunto dalle presentazioni dolomitiche del mio libro «Viva Israele». Scrivo con l’augurio che mi legga in primo luogo il mio pubblico, persone oneste e di buona volontà che accorrono sempre più numerose ai miei incontri l’attore e lo scrittore Monii Ovadia, che è stato arbitrariamente strumentalizzato: e l’Ordine dei giornalisti che spero sia quantomeno informato dei fatti. Perché si tratta di gravi prese di posizione, sul piano formale e sul piano sostanziale, che tradiscono un pregiudizio ideologico che sfocia in una flagrante violazione della deontologia professionale e che si traducono in un atteggiamento irresponsabile verso chi da quattro anni vive sotto scorta perché minacciato dai terroristi e dagli estremisti islamici. Proprio al riguardo il 27 luglio pubblicando un’intervista a Moni Ovadia a firma di Riccardo Gasperina, quasi a voler mostrare comprensione per le ragioni dei terroristi, in un preambolo si lege che «Magdi Allam è stato più volte minacciato di morte per le sue sparate contro i musulmani». Proprio cosi: «sparate». Quindi se io «sparo» sui musulmani denunciando i kamikaze islamici e i predicatori d’odio, devo attendermi la loro legittima reazione, ovvero la condanna a morte. E una pesante mistificazione della realtà perché da vittima del terrorismo islamico passo per carnefice dei musulmani. Un pregiudizio che viene ribadito nell’occhiello del titolo, messo tra virgolette come se si trattas se di una frase detta da Moni Ovadia: «Il suo libro ‘Viva Israele” nega i diritti dei palestinesi ed è intriso di ideologia antislamica». Ebbene da nessuna parte dell’intervista pubblicata compaiono queste parole. Così come il titolo a caratteri cubitali «Allam? Inguaribile fazioso» non è mai stato pronunciato da Moni Ovadia che si è limitato a dire che «Viva Israele» sembra «qualcosa di fazioso». Domando al direttore Tiziano Marson: si rende conto della gravità sul piano della corretta in formazione e delle conseguenze per la mia vita l’attribuirmi infondatamente la menzogna di «negare i diritti dei palestinesi» e affibbiarmi l’ignominia di promuovere una «ideologia antislamica»? E consapevole che sono esattamente le stesse accuse e condanne che mi rivolgono gli estremisti e i terroristi islamici che mi vorrebbero morto? Si rende conto che è benzina sul fuoco? E del tutto ragionevole che io mi attenda un chiarimento e delle scuse pubbliche alle infamie e aggressioni verbali nei miei confronti, prima di prendere in considerazione la richiesta di concedere un’intervista a «Il Trentino» e «L’Alto Adige». Non intendo prestarmi ai gioco cinico della «par condicio» che serve solo ad accreditare il pregiudizio ideologico dei manipolatori dell’informazione, così come sono uno strenuo avversario del «politicamente corretto» che ha finito per rincretinire la gente facendo loro credere che possano essere veri tutto e il contrario di tutto. La riprova del pregiudizio ideologico è che le due testate gemelle sono tornate ieri a rinfocolare la polemica, attribuendo nuovamente a Moni Ovadia la valutazione secondo cui il mio libro sarebbe «un inaccettabile pregiudizio antislamico e antipalestinese», e pubblicando un lungo articolo fortemente critico di Stefano Fait, presentato come un «validissimo ricercatore universitario trentino». Fait, cultore della tuttologia che ha dato sfoggio di sentenze che spaziano dalla storia alla psichiatria, al pari di Moni Ovadia crede nella natura reattiva del terrorismo ed entrambi sono convinti che si debba trattare e legittimare anche coloro che negano il diritto alla vita di Israele. Lo considero un errore fondamentale perché il diritto alla vita deve essere assoluto e universale, mai e poi mai oggetto di mercanteggiamento. Ebbene mi chiedo perché, se l’intenzione fosse stata di rappresentare delle opinioni diverse, non sia stata pubblicata una recensione favorevole a «Viva Israele», dopo l’intervista critica di Moni Ovadia, visto che non mancano certamen te gli estimatori del mio libro. Mi congedo con il conforto della certezza del buonsenso della maggioranza degli italiani semplici e perbene, che ho conosciuto e continuerò a incontrare in questo straordinario lembo di paradiso terrestre ospitato nelle Dolomiti. Magdi Allam”

 
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