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Marco d'Aviano il "medico spirituale dell'Europa".
Di Paolo Zanlucchi - 04/05/2007 - Storia - 1584 visite - 0 commenti

Capita talvolta durante un viaggio di trovarsi di fronte a luoghi talmente carichi di storia e di suggestioni che quasi restiamo increduli, storditi, commossi. E’ successo recentemente che, dovendo recarmi a Vienna per lavoro, ho voluto ritagliarmi un po’ di tempo per compiere una sorta di pellegrinaggio sulle tracce di quel gigante del XVII° secolo che fu Marco d’Aviano, anima della liberazione di Vienna nel 1683. Un gigante dicevo, eppure ancora oggi in gran parte d’Italia poco noto, tenuto nascosto quasi come un parente scomodo che, per timore del giudizio altrui, si tiene in cucina quando arrivano ospiti.

Padre Marco è sepolto nella Chiesa dei Cappuccini a Vienna, sopra la celebre Cripta che ospita le spoglie mortali degli Asburgo, unico non appartenente alla dinastia ad aver avuto questo privilegio; eppure nelle guide ufficiali che accompagnano il turista italiano medio a conoscere la città, vedi per esempio il celeberrimo “libro verde” delle Guide d’Europa del Touring Club Italiano, neppure una parola, un accenno, un rimando: Marco d’Aviano semplicemente non esiste. Solo ignoranza? Non è da escludere, ma se dietro questa “dimenticanza” ci fosse invece la volontà di occultare la memoria scomoda, almeno da noi, di colui che ancora oggi è venerato come un santo non solo in Austria, ma anche in Ungheria, Slovenia e in altre regioni danubiane? La figura di padre Marco certamente spaventa le anime belle del dialogo ad oltranza e del pacifismo che si fa codardia, sottomissione a culture e religioni altrui in nome di una tolleranza che svilisce e avvizzisce le nostre radici. Queste anime belle dimenticano certamente che senza l’azione ferma, decisa, incrollabile nella Fede del frate friulano, forse oggi la nostra pavida Europa, o almeno gran parte di essa, sarebbe certamente islamizzata, una realizzazione compiuta di quella “Eurabia” che tanto spaventava Oriana Fallaci.

Marco fu, non dimentiachiamolo mai, in primo luogo uomo di Fede, animato da una volontà tenace di restituire alla cristianità le terre ormai sottomesse all’Islam, in Europa ed in Terra santa. Uomo del suo tempo, avvertiva i pericoli delle divisioni interne alla cristianità di fronte all’espansionismo turco e si prodigò girando gran parte d’Europa sorretto dalla Parola, predicando e compiendo guarigioni miracolose e prodigi che ben presto lo fecero conoscere ovunque nel continente. Numerosi furono i regnanti e i nobili europei, dalla Germania al Belgio, dalla Boemia alla Francia, alla Svizzera, che richiedevano la presenza e la parola del frate friulano e particolarmente devoto a padre Marco fu Leopoldo I d’Asburgo, che lo volle sempre accanto nei momenti di difficoltà e crisi anche politica, diventandone con il passare del tempo, confidente, padre spirituale ed amico. Ai confini del suo regno, l’Impero turco si stava preparando per sferrare l’assalto decisivo al mondo cristiano: nell’aprile 1683 un esercito turco di 150.000 uomini più circa altrettanti ausiliari e trecento cannoni, con 50.000 carri, si mise in marcia sotto il comando del sultano Maometto IV il quale dopo aver raggiunto Belgrado, lasciò la responsabilità dell’armata al gran visir Kara Mustafá. Da un punto di vista strettamente militare si trattò davvero di un’impresa epica, la più grande spedizione militare mai organizzata dai turchi. Il 12 luglio 1683 l’armata turca raggiunge Vienna dopo aver occupato e saccheggiato gran parte dei Balcani e messo a ferro e fuoco oltre 400 città. Di fronte alla minaccia islamica si mobilitò in primis Papa beato Innocenzo XI tentando di coalizzare i principi cristiani in una Lega Santa contro la mezzaluna. Alla chiamata del Santo Padre risposero la Polonia di re Jan III Sobieski, alcuni volontari italiani ed alcuni principati germanici come Baviera, Turingia, Holstein, Renania e Sassonia, cattolici e protestanti insieme. La Francia, come altre volte, restò sorda all’appello del Pontefice, attendendo di godere i frutti dell’auspicata sconfitta degli odiati Asburgo.

Il comando delle truppe cristiane, che contavano circa 70.000 uomini, fu affidato dapprima a Carlo V di Lorena, cognato dell’Imperatore e discepolo di padre Marco, ed in seguito al Re di Polonia Sobieski. Vera guida della coalizione cristiana fu in realtà padre Marco, che riuscì, inoltre, ad impedire che i dissidi fra i vari principi mandassero in fumo la già fragile alleanza tra loro. Il giorno 11 settembre, le truppe cristiane occuparono il Kahlenberg, il colle che guarda Vienna da occidente. Fu da questa altura che padre Marco infiammò le truppe con i suoi incitamenti, con le sue prediche, instancabile incoraggiò e benedisse tutti i soldati e loro comandanti. Sulla parete della piccola chiesa, la Josefskirche, una targa ricorda la visita di papa Giovanni Paolo II su questo colle nel 1983: il papa polacco sostò in preghiera sul luogo della celebrazione della Messa da parte di padre Marco a Jan Sobieski e agli altri principi cristiani. All’alba del giorno 12 settembre, dopo aver celebrato la Santa Messa e benedetto le truppe della coalizione, seguì l’evolversi della battaglia correndo da un punto all’altro dell’epico scontro. Nonostante il numero nettamente inferiore di soldati, le schiere cristiane sbaragliarono il poderoso esercito turco, già in serata padre Marco entrò in Vienna liberata e il giorno seguente volle celebrare il Te Deum nella cattedrale di Santo Stefano. Dopo Vienna guidò con impegno e fede incrollabile la riscossa cristiana nei Balcani fino alla liberazione di Belgrado nel 1688. L’incessante impegno e gli sforzi continui minarono la sua salute: il 25 luglio 1699 fu costretto a letto a Vienna vegliato dai membri della casa d’Austria, ed il 13 agosto morì assistito dalla famiglia imperiale, dall’imperatore Leopoldo e dall’imperatrice Eleonora. Dal 1703, come ricordato, riposa in una cappella nella chiesa dei Cappuccini.

Numerosi sono i documenti e le testimonianze che riportano guarigioni e miracoli dovuti all’intercessione di padre Marco d’Aviano; il processo di canonizzazione fu avviato da S. Pio X nel 1912 e fu papa Giovanni Paolo II a concludere la causa di beatificazione, proclamandolo beato a Roma il 27 aprile 2003, suscitando anche numerose polemiche all’interno di un certo mondo cattolico progressista che considerava e considera padre Marco troppo combattivo e una minaccia per il dialogo interreligioso. Marco d’Aviano e Giovanni Paolo II, due figure immense della cristianità, combattive, generose, mai dome, sorrette da una Fede solida, scevra da ogni compromesso, in quel giorno di quattro anni fa una di fronte all’altra, due campioni della Fede di fronte alle minacce dei loro tempi. Marco d’Aviano fu comunque un uomo che si attirò anche il rispetto dei musulmani della sua epoca, non dobbiamo dimenticarlo, proprio per la sua incrollabile Fede, per la coerenza delle sue azioni. Mai, inoltre, nelle sue prediche scaturì un sentimento di odio verso le schiere avversarie, i prigionieri turchi furono trattati con giustizia, secondo il volere dello stesso Marco. Il messaggio che padre Marco ci invia, oggi più forte che mai, è proprio rivolto ad ognuno di noi, cittadini di quest’Europa che si vergogna di riconoscere le proprie radici cristiane, a seguire il suo esempio nell’opera di riappropriazione di quelle nostre radici, dei nostri valori morali e spirituali. Il male principale della nostra epoca, il laicismo imperante, un nemico forse ancora più subdolo e pericoloso della minaccia islamica che atterriva l’Europa di allora, sarà sconfitto solo seguendo l’esempio di abnegazione e di Fede del piccolo grande frate di Aviano, il quale amava definirsi, non a caso, il “medico spirituale d’Europa”. Ditelo anche ai redattori, e alle redattrici, della guida turistica del Touring Club Italiano…

 
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