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Un Battesimo anomalo: omelia del Giovedì Santo (Gv 13, 1-15)
Di don Massimo Vacchetti - 05/04/2007 - Religione - 1153 visite - 0 commenti
Alle pagine del Vangelo noi affidiamo la possibilità che alcune domande che il cuore continuamente ci rivolge, abbiano una risposta o quantomeno un abbozzo, un pertugio dentro cui entrare e vedere l’altrimenti Invisibile. Quali sono queste domande che ripetutamente affiorano e la cui assenza di risposta genera, presto o tardi, inquietudine, insoddisfazione, tristezza?: “Chi è Dio? Perché ci ha creati? Come faccio, oggi, a conoscerlo, a vederlo, a relazionarmi?” Quella che abbiamo ascoltato è una di quelle potenti pagine da cui strappare qualche parola rivelatrice. Anzi più che parole, è il gesto della lavanda dei piedi ad aprire un varco nella coscienza che abbiamo di Dio. Un gesto incomprensibile, perfino scandaloso per uno che è chiamato “Signore e Maestro”. Si tratta, infatti, dell’opera del servo verso il suo padrone e Pietro, giustamente, inizialmente non accetta . “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine e…preso un asciugatoio verso dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli”. “Li amò sino alla fine”. Deus caritas est ci ha detto l’evangelista Giovanni e pure Benedetto XVI, con una certa e insistita sorpresa, sta richiamando. Questa è la risposta alla prima domanda: “Chi è Dio?”. Dio è amore. Non solo perché ci vuole bene, anzi mi vuol bene, ma perché l’amore definisce il suo stesso essere. Dio è l’amore. Dio non è un’idea, non è un’astrazione. Dio, in quanto amore, è vitale, dinamico, creativo, fantasioso, ma soprattutto è, soprattutto relazione. L’amore di Dio, infatti, è relazione tra le persone divine, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ed è relazione con ciò che, amando, crea. Ecco, la seconda risposta alla domanda: “perché Dio ci ha creati?” Perché ama e l’amore genera, crea. Ama e desidera essere amato. Ci ha creati perché amando, conoscessimo l’Amore e amassimo Dio Amore. Tuttavia, la vera questione rimane sempre la terza domanda: “Come faccio oggi a conoscere Dio?” E’ questa, ultimamente, l’urgenza più grande che avverto. A me sta a cuore non un discorso su Dio. A me preme Dio. Cioè mi interessa che Dio sia concretamente incontrabile e, dunque, realmente possibile vivere la vita in una relazione d’amore. A questa domanda non si dà risposta piena se non si entra nell’avvenimento dell’incarnazione. Il Figlio di Dio, infatti, facendosi carne, è divenuto uomo per rendere evidente, nella sua presenza, nella sua umanità, nei suoi gesti chi sia Dio (e quindi rispondere compiutamente alla prima domanda) e chi sia l’uomo (rispondendo alla seconda questione). Dio è amore e l’uomo è un desiderio di amore, di amare ed essere amato. Questa sera Gesù ci prende per mano nel percepire tutta l’ampiezza, la larghezza, la lunghezza e la profondità dell’amore di Dio mendicante dell’amore dell’uomo e dell’uomo mendicante dell’amore di Dio. Gesù lava i piedi a Pietro e Pietro quando intuisce il gesto chiede di essere lavato per intero! Il gesto della lavanda dei piedi è l’evidenza dell’amore di Dio che “ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio“ fino a chinarsi a terra - “sino alla fine”- per lavare i piedi dell’uomo. L’amore di Cristo è per tutto l’uomo specie per ciò che di più sporco e meno amabile ci sia in lui: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1Gv4,10). Che strano Battesimo! Un Battesimo dei piedi…con il quale rende mondi i suoi discepoli. E’ un acqua non solo purificatrice, ma che sembra avere in sé la forza di santificare. Dopo aver compiuto un gesto così rivoluzionario dice ai suoi discepoli: “come ho fatto io, così fate voi”. Il Signore e Maestro, vero sacramentum caritatis, lavando i piedi dà loro il comando e il potere di compiere l’amore di Dio. I discepoli, tersi dalla sporcizia che si annida tra le dita dei piedi, come il peccato si nasconde dietro l’angolo di ogni nostro gesto, sono resi “creature nuove”. Ora anche noi, dopo i discepoli, abbiamo ricevuto, nel Battesimo, l’acqua con cui Gesù ci rende mondi. Si realizza quel desiderio di Pietro («Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!») perché anche sulla testa e poi giù per tutto il corpo, scenda l’acqua che fa rinascere a vita nuova: capaci di vivere in modo eucaristico: “come ho fatto io, così fate voi”. Il Battesimo è davvero la porta per vivere, “sino alla fine”, l’Eucarestia che celebriamo e cioè la letizia della vita cristiana.
 
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