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Cluny: vita monastica e liturgia
Di Libertą e Persona - 06/10/2010 - Religione - 2882 visite - 0 commenti

di Cristiano Andreatta

Chi si trovasse a vagare oggi nelle verdi ed ondulante lande della Borgogna, nella zona a nord della città di Lione, potrebbe ad un certo momento imbattersi in una bassa valle, percorsa da un piccolo fiume. Muovendosi pigramente verso il settentrione, quest'acqua bagna un paese dove ci si imbatterebbe in una strana torre ottagonale. Si tratta, misero resto, dell'unica parte che oggi possiamo ammirare dell'abbazia di Cluny (si tratta della seconda immagine proposta).

Fondata nell'anno del Signore 910 dal duca Guglielmo d'Aquitania e dedicata ai santi Pietro e Paolo, essa fu scintilla e fuoco di una forte riforma monastica, ma anche fermento di trasformazione per tutta la Chiesa. Con il tempo assunse il controllo di numerosi monasteri in tutta Europa e questo permise a Cluny di essere protagonista della vita religiosa (ma non solo) del suo tempo. La speciale protezione dei Sommi Pontefici fu un mezzo grazie a cui l'abbazia poté perseguire i propri scopi in autonomia dai poteri locali, che talvolta invece condizionavano i monaci. Il periodo di massimo splendore lo raggiunse forse nell'XI e XII secolo; poi, per diverse cause, cominciò una lunga fase di declino, che si concluse durante la Rivoluzione Francese: l'abbazia fu venduta ed utilizzata come cava di pietre. Nel giro di qualche decennio la magnifica abbazia, poderoso gioiello romanico (ma con elementi già pre-gotici ed adattamenti successivi), scomparì sotto i colpi di mine e scalpelli, lasciandoci oggi solo una parte del transetto.

Ma concentriamoci sui momenti felici di Cluny: la comunità monastica che vi aveva dimora era caratterizzata, sin dall'atto di fondazione del 910, da una caratteristica fondamentale: la preghiera, soprattutto liturgica. I monaci erano lungamente impegnati (addirittura quindici ore al giorno!) in un'orazione lunga, corale, musicale. Essi si impegnavano nel tentativo di fare, per quanto possibile, della loro abbazia una sorta di pallida imitazione in terra della liturgia celeste. A questo proposito essi non lesinavano sforzi ed impegni. Liturgie ricche, solenni, splendenti; processioni possenti; devozione mariana: questi alcuni degli elementi più importanti della vita monastica cluniacense. A quei cenobiti noi dobbiamo uno dei giorni liturgici più sentiti dai fedeli, il 2 novembre: la Commemorazione dei fedeli defunti, che proprio a Cluny fu fissata e da essa diffusa.

Essi si impegnarono anche nel canto liturgico, che fu tenuto in gran conto, poiché tramite esso si elevava la vita di preghiera e si poteva giungere a calmare gli eccessi interiori. Ma non solo: non si dimenticava la carità verso i bisognosi (i poveri, i forestieri, i pellegrini) o l'impegno per la pacificazione delle contese (gli abati trattarono e mediarono tra Papi, Imperatori e potenti dell'epoca). Cluny si concentra anche sulla vita monastica: alimentazione frugale, perpetua verginità, amore per il silenzio, compunzione e lacrime per i propri peccati. In generale, si vedeva la vita del monaco come un'esistenza di lotta spirituale: schiere di Cristo, sotto la guida di san Benedetto, i monaci erano soldati che combattevano duramente, specie con la loro preghiera, gli assalti del demonio.

Emblema materiale massimo dello splendore di Cluny può forse essere considerata la cosiddetta “Cluny III”: se con Cluny I indichiamo la primitiva chiesa abbaziale e con Cluny II la riedificazione della stessa che fu attuata nel X secolo, con Cluny III intendiamo la nuova chiesa che fu affiancata a Cluny II a cavallo tra l'XI e il XII secolo (una ricostruzione la si può vedere nella prima immagine proposta). Era una costruzione romanica, maestosa, solenne, gigantesca: raggiungeva quasi i duecento metri di lunghezza e, quando fu costruita, era la più grande chiesa di tutto l'orbe cristiano (solo la nuova basilica di san Pietro a Roma, nel XVI-XVII secolo, riuscì a superarla). Voleva anch'essa rimandare costantemente alle realtà celesti, sia tramite la sua magnificenza sia, soprattutto, mediante un ricco apparato simbolico.

La storia di Cluny non è sempre luminosa, ma i lampi del suo fulgore possono colpire ancor'oggi, a distanza di tanti secoli. Da quest'abbazia noi possiamo trarre ancora elementi utili per la vita non solo monastica, ma anche del singolo fedele e di tutta la Madre Chiesa. Il Santo Padre Benedetto XVI un anno fa ha dedicato diverse catechesi dell'udienza generale del mercoledì a Cluny, dimostrando in tal modo, con il suo alto magistero, che quei monaci di tanti secoli fa possono parlare ancora a noi oggi, se accettiamo di ascoltarli.

Nota: le informazioni sono state generalmente tratte dall'opera di Glauco Maria Cantarella, I monaci di Cluny, Torino, Einaudi, 1993-1997.

Per le catechesi del Santo Padre: 1) 2 settembre 2009, dedicata a sant'Oddone di Cluny, qui: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090902_it.html 2) 14 ottobre 2009, dedicata a Pietro il Venerabile, abate di Cluny, qui: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091014_it.html 3) 11 novembre 2009, dedicata alla riforma cluniacense, qui: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091111_it.html

 
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