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Messori racconta Messori. Cronaca di un incontro
Di Giuliano Guzzo - 24/09/2010 - Attualitą - 934 visite - 0 commenti

Dopo decenni passati sulle orme di Gesù e dei vangeli, Vittorio Messori ha scelto di mettere nero su bianco l’evento che, nell’estate del lontano 1964, gli cambiò la vita : la sua conversione. E’ nato così Perché credo, libro-intervista preparato col vaticanista Andrea Tornielli nel quale il celebre scrittore ha inteso  saldare un debito contratto negli anni coi suoi numerosissimi lettori, che non hanno mai smesso di interrogarlo sulla folgorazione che lo portò, dopo anni di libertinaggio e agnosticismo, a diventare cattolico. Grazie ad una bella idea del cavaliere Gino Lunelli, ieri Messori è stato invitato a Trento dall’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, presso la sala di Ferrari Incontri, a presentare questo libro nel quale, per la prima volta, ha scelto di raccontarsi in un ideale incontro coi lettori. Perché credo, ha spiegato Messori replicando alle domande del miglior intervistatore d’Italia e non solo, Stefano Lorenzetto, non è, come si potrebbe pensare, la storia di un giovane studente agnostico che, alla vigilia della laurea in Scienze politiche, cambia idea e si converte.

Al contrario, è la storia di una mente pensante e affezionata alla ragione che, proprio per la sua gratitudine alla razionalità, non ha potuto fare a meno, sulla scorta dell’insegnamento di Pascal, di riconoscere la presenza di una dimensione ultraterrena.  “Ho solo riflettuto su un’evidenza tangibile”, ha ripetuto Messori rispondendo a Lorenzetto che, con affettuosa insistenza, pareva non capacitarsi della rivoluzione esistenziale esplosa tanti anni or sono in quello che doveva diventare l’assistente del mitico e laicissimo Alessandro Galante Garrone, e che invece è divenuto, con sommo imbarazzo dei suoi ex docenti tra i quali c’era un certo Norberto Bobbio, il principe dell’apologetica mondiale. Nel suo racconto al pubblico trentino, il celebre scrittore non si è trattenuto dal raccontare anche pagine dolorose della sua esistenza. A partire dai ventidue anni che ha dovuto aspettare per risposarsi ottenendo la nullità di un matrimonio durato pochissimo e conclusosi consensualmente. Una vicenda, ricorda Messori, risoltasi solo con l'estremo e provvidenziale intervento del Santo Padre, quasi fuori tempo massimo. Alla faccia di chi crede che essere il più famoso scrittore cattolico del pianeta conti qualcosa, tra le mura vaticane.

Non sono mancati, nella relazione di Messori, resoconti di episodi curiosi interessanti. Come quando Joaquín Navarro Valls, allora direttore della sala stampa della Santa Sede, atterrato a Verona, estrasse da una ventiquattrore posata sul tavolo d’una pizzeria il manoscritto che sarebbe divenuto uno dei più celebri libri di Messori: le risposte di Giovanni Paolo II alle sue domande, che, rilegate, sarebbero a breve state pubblicate col titolo “Varcare le soglie della speranza”. Una speranza sulla quale Messori per primo, salutando il pubblico trentino, ha inteso soffermarsi. Chiarendo un dubbio importante: i terremoti interni alla Chiesa, dallo scandalo della pedofilia alle polemiche quotidiane, sono solo riflessi di un problema al contempo più semplice e più grave: la mancanza di fede. Una fede che il popolo cristiano deve a tutti i costi ricuperare, se non vuole diventare un caotico gregge di moralisti. Tradendo gli insegnamenti di quel nazareno che, ormai da duemila anni, ci invita a farci coraggio e a non essere più uomini di poca fede.

 
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