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Il "vero" segreto di Fatima
Di Lorenzo Bertocchi - 12/05/2010 - Religione - 1206 visite - 0 commenti

S.L. Jaki, sacerdote benedettino morto nel 2009, plurilaureato, membro onorario dell’Accademia Pontificia delle Scienze sosteneva di conoscere il vero segreto di Fatima, segreto “banale”. Vediamo perché.

Il 13 ottobre 1917 circa 50.000 persone si trovavano alla Cova da Iria insieme ai tre pastorelli, oggi elevati agli onori degli altari, e furono testimoni oculari di un fatto inspiegabile, il sole – raccontano le cronache – “danzò nel cielo”. Da uomo di scienza quale era P. Jaki si mise ad indagare sulla natura del fenomeno: come è possibile che la stella del nostro sistema planetario possa variare la sua posizione in cielo senza manifestare sconvolgimenti di sorta? Disponendo di un minimo di nozioni astronomiche si comprende la ragionevolezza della domanda. Certamente “nulla è impossibile a Dio”, ma è pur vero che  “quando Dio fa un miracolo ricorre quanto più possibile a meccanismi naturali”. Anche le guarigioni miracolose – fa notare P.Jaki - sono spesso accompagnate da un improvviso calore attraverso il corpo che fa pensare ad una connessione tra guarigione stessa e aumentato metabolismo cellulare, fenomeno di per sé naturale. A partire da questo presupposto l’indagine che ha svolto sul “miracolo del sole” ha preso le mosse da un’attenta analisi delle testimonianze disponibili valutate con l’occhio dello scienziato.

La mattina del 13 ottobre 1917 a Fatima pioveva. L’analisi condotta su quanto raccontato dai testimoni oculari (S.L. Jaki - God and the Sun at Fatima, Ed. Real View Books 1999) ha fatto spostare l’attenzione del nostro ricercatore dal sole alle nubi. Così egli  arriva ad ipotizzare che il cosiddetto “miracolo del sole” possa essere inteso, invece, come un miracolo di natura “meteorologica” senza perdere il suo carattere di straordinarietà. P. Jaki parla di una “lente di aria” formatasi in un cielo nuvoloso a circa 500 m dal suolo, caratterizzata da cristalli di ghiaccio capaci di rinfrangere i raggi solari nei colori dell’arcobaleno. Due correnti avrebbero poi agito su questa “lente” da due direzioni diverse provocando un movimento ellittico alla stessa. Le testimonianze, infatti, attestano che sulla Cova da Iria l’aria, insolitamente fredda, si scaldò improvvisamente a livello del terreno, segno di una inversione termica che spinse verso il basso la “lente” già mossa lateralmente da una corrente d’aria in quota: il risultato appunto è una “danza”. Si tratta di un fenomeno estremamente raro, anzi lo si può definire quasi unico considerando che tale “lente d’aria” deve aver avuto una grande stabilità per non disgregarsi e la “danza”, per essersi verificata così come è stata descritta dalle cronache dell’epoca, deve essere stata causata da uno stesso tipo di impulso dato però da due correnti d’aria diverse.

Questa spiegazione non toglie nulla all’evento miracoloso, anche perché occorre aggiungere come l’evento fosse stato previsto con 3 mesi di anticipo da tre piccoli campagnoli analfabeti.

Questa interpretazione allora ha il pregio di non presentare contraddizioni logiche o difficoltà di tipo scientifico perché, come ha ben spigato P. Jaki, “un mistero logico dovrebbe essere grandemente preferito ad un altro illogico”.

Il “vero segreto di Fatima”– il suo perenne messaggio – per P.Jaki sta nel fatto che la silenziosa vita quotidiana di fede e pietà rimane di capitale importanza nei progetti che Dio ha per l’uomo.

Nessuno credeva ai tre pastorelli i quali il 13 luglio 1917 chiesero alla Signora delle Apparizioni un miracolo, per far sì che il messaggio loro affidato fosse creduto. E la fede cristiana è radicata su eventi miracolosi, piaccia o non piaccia. Così Dio, nella sua infinita bontà, è sempre intervenuto nella storia per “convertire” alla Sua Parola gli uomini con il cuore indurito.

Non è secondario allora indagare su questi segni straordinari che hanno accompagnato tutta la vicenda di Fatima e ne hanno in qualche modo sottolineato un messaggio in sé veramente semplice. Infatti, al di là delle pur importanti interpretazioni sui “segreti” di Fatima relativi alle guerre, al comunismo, alle vicende del papato e della Chiesa, resta per tutti questa necessità di vivere perseverando sui principi fondamentali della fede. Banale? Forse sì, ma i misteri di Fatima sono lì proprio ad indicarci che probabilmente ce ne dimentichiamo facilmente.

Nella recente intervista che Benedetto XVI ha rilasciato sull’aereo che lo portava verso il Portogallo Egli ha sottolineato - ragionando sui "segreti" di Fatima - come la Chiesa sta vivendo una vera e propria “passione”, attraversata com’è da “peccati interni” che la feriscono gravemente. Occorre però riflettere molto su queste parole perché si può rischiare di darne una lettura solo “morale” in riferimento alla ignobile situazione dei casi di abuso sessuale nel clero cattolico, mentre il “perseverare sui principi fondamentali della fede” richiede anche un’attenta riflessione sulla dottrina.

A tal proposito il Papa stesso ha ricordato – nell’incontro del 12/5/2010 con il Centro culturale di Belem – come "la Chiesa, partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e DISCERNE, TRASFIGURA e SUPERA le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l'Illuminismo".

E’ sull’interpretazione di queste tre parole su cui poggia tutto il dibattito dottrinale che ha seguito il Vaticano II e che ancora manifesta le sue problematiche. Certo sono gravi le ferite provocate alla Chiesa dai peccati di cui alcuni suoi uomini si sono ignobilmente macchiati, ma il rischio è che la giusta attenzione rivolta a questo problema faccia perdere di vista la radice della “passione della Chiesa”: il problema della Carità nella Verità.

 
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