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Razzismo, la denuncia (perbenista) di Stella
Di Giuliano Guzzo - 25/11/2009 - Attualitą - 1409 visite - 0 commenti

Poteva essere l’occasione di un riscatto intellettuale, di una riflessione finalmente acuta e controcorrente, capace di scavare oltre lo slogan. E invece no, tutto rimandato; il nuovo libro di Gian Antonio Stella, “Negri froci e giudei & Co”, almeno a giudicare dal lungo brano anticipato oggi dal Corriere, sembra infatti l’ennesimo saggio atto a stigmatizzare in chiave rigorosamente perbenista il razzismo italiano ed europeo. Facile immaginare, nel saggio di Stella, la solita denuncia - sacrosanta, sia chiaro –contro i recenti pestaggi ai danni di gay, nordafricani e asiatici. Difficile, anzi impossibile, che l’Autore abbia dedicato un solo rigo alle minacce di morte ricevute da Povia per aver osato cantare a Sanremo una storia vera. Rimarrà deluso anche chi spera che l’autore de “La Casta”, nella sua disamina storica e geografica del razzismo, dedichi spazio all’insuperato primato che il mondo arabo anticamente ricopriva nella tratta degli schiavi, che invece molti ancora oggi credono invenzione occidentale. Sarebbe politicamente scorretto, ci mancherebbe; soprattutto, venderebbe poco.

Invece i libri di Stella vendono molto, ed è questo quello che conta: raccontare al pubblico quello che già sa, fortificare la gente nelle opinioni che già sente proprie. E quindi raccontare, sia pure con stile, la storia di un’Italia attraversata dalla xenofobia, ma omettere, ad esempio, di ricordare che è nella Treviso leghista, come dicono indagini della Caritas, che si è realizzata integrazione vera e duratura, assai diversa da quella sbandierata in piazza coi colori dell’arcobaleno, che, quando va bene, dura l’arco di una mattinata, poi ciascuno a casa propria. Capiamoci: non si sta dando a Stella dell’insipiente. Solo, viene il sospetto che certi libri, in fondo, non siano che l’ennesima riedizione di un pensiero già pensato. Se proprio si vuole affrontare il tema, è certamente giusto raccontare il razzismo come un virus che da anni, da secoli infetta il mondo. Ma sarebbe altrettanto giusto – e c’è da dubitare che Stella, nei diciassette capitoli del suo libro, lo abbia fatto – raccontare, ad esempio, il razzismo prenatale che sta facendo sparire i bambini down, quasi sempre abortiti. Oppure il razzismo genetico di quelle coppie che sborsano soldi per ovuli fecondati, ma solo quelli i cui donatori sono giovani e belli. Sempre di vite umane, e soprattutto sempre di razzismo si tratta. Anzi della peggior forma di razzismo, perché la più difficile da intercettare e quindi da denunciare. Magari Stella ce la racconterà in un suo prossimo libro, anche forse se attirerà meno lettori. Staremo a vedere.

 
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