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Francis Crick, scopritore del Dna, preferisce gli extraterrestri a Dio.
Di Francesco Agnoli - 13/01/2007 - Scienza - 2757 visite - 0 commenti
Gli antichi presocratici, che non credevano ad un Dio creatore, cercavano nella realtà un principio primo, qualcosa di altro, tangibile e visibile, capace di rendere conto di tutto l'esistente: tutto deriva dall'acqua, o dall'aria, o dagli atomi….I moderni presocratici, alla Darwin, hanno provato a ripetere lo schema filosofico, non scientifico. Tutto, ma proprio tutto, deriva da altro: da un' ameba originaria…Nella modernità che rifiuta Dio, l'acqua, o l'ameba, tornano a divenire dio, come nei tempi antichi, alla faccia dell'evoluzione, e l'uomo, di conseguenza, precipita a creatura inferiore all'acqua e all'ameba stessi, che ne sarebbero la causa! Al punto che evoluzionisti come Darwin e Spencer si oppongono alla vaccinazione, in quanto essa salva sì migliaia di uomini, ma determina anche un "impedimento al realizzarsi della libera competizione". In realtà, da subito, molti evoluzionisti, tra cui Wallace, amico di Darwin, e per molti aspetti superiore, e Lyell, anch'egli amico e ispiratore di Darwin, si distaccano, insieme al grosso degli evoluzionisti, dal pensiero del loro celebre amico, per affermare l'esistenza di un salto evolutivo tra il bruto e l'uomo, e la presenza, nella natura, di un "disegno", di un "piano", di una "mente" superiore: l'esistenza di un Altro, con la maiuscola, che solo può spiegare la bellezza, la complessità, il "mistero della creazione". Circa duecento anni più tardi, Francis Crick, scopritore della struttura a doppia elica del Dna, premio Nobel, e sostenitore di una moderna versione dell'eugenetica, deve fare i conti con qualcosa di straordinario: l'esistenza, in natura, persino nella forma di vita più meschina, di un principio informatore, di una misteriosa intelligenza intrinseca. Scrive così un'opera intitolata, in italiano, "L'origine della vita" (Garzanti), con prefazione del celebre scienziato Tullio Regge. In tale introduzione di appena tre pagine, torna almeno in due occasione il concetto di miracolo: di fronte al Dna, Regge parla di "reazioni chimiche che vengono miracolosamente regolate da una folla di enzimi specializzati la cui efficienza supera di gran lunga quella dei catalizzatori industriali". Il Dna, insomma, secondo uno scienziato laico, oltrepassa l'opera intelligente, il disegno delle maggiori invenzioni umane. Nella seconda pagina della sua trattazione Crick, invece, esprime subito il suo atto di fede presocratico: tutto deriva da altro. Lo fa, però, introducendo un aggettivo poco scientifico, "misterioso", al quale seguirà più volte la parola "miracolo" (ad es. a p. 52, 85…): "Il passo successivo è per ora misterioso: la formazione, a partire dalla zuppa (originaria, ma non si sa di quale provenienza, ndr), di un sistema chimico primordiale ma autoriproducentesi". Nel capitolo intitolato "Aspetti della vita" Crick nega implicitamente la credenza darwiniana nel caso. Paragonando la struttura di una proteina, composta di tanti aminoacidi, ad una frase formata di lettere, scrive: "Anche se disponessimo di un miliardo di scimmie che sappiano scrivere a macchina è quasi nulla la possibilità che esse riescano a scrivere correttamente, durante un periodo pari all'età dell'universo, anche una sola terzina di Dante…abbiamo quindi scoperto che …esistono strutture complesse che si presentano in molte copie identiche, che hanno cioè una complessità organizzata, e che non possono essere nate per caso. La vita, da questo punto di vista, è un evento infinitamente raro, tuttavia la vediamo brulicare intorno a noi. Come è possibile che una cosa così rara sia così comune?". A pagina 85 Crick conclude: "Un uomo onesto, munito di tutte le conoscenze attuali, può solo affermare che per ora, in un certo senso, l'origine della vita appare quasi un miracolo tante sono le condizioni che debbono essere soddisfatte perché il meccanismo si metta in moto". Ma se la vita si è sviluppata sulla Terra, continua Crick, così "miracolosamente", perché ciò non è avvenuto anche su altri pianeti, dove sarebbe stata più probabile, essendo essi più grandi e contenendo quantità immense di materiale organico? Non volendo ammettere l'esistenza e la necessità logica di un Altro, irriducibile a molecole di acqua o ad amebe, Crick finisce per cadere nell'assurdo: la vita non sarebbe nata sulla Terra, evento scientificamente troppo improbabile, troppo "misterioso", ma "sarebbe arrivata non grazie ad un intervento divino bensì portata da una astronave lanciata da una superciviltà scomparsa da tempo" e abitata da "guardiani cosmici" che ci osservano senza essere visti... Che creduloni, questi scienziati "atei"!
 
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