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Parto o non parto
Di Francesco Agnoli - 21/07/2009 - Umorismo - 2190 visite - 0 commenti

 

Non è una rivelazione privata, che vi sto raccontando. E’ una personale interpretazione del Genesi. Non ho letto tutti i commenti al riguardo, gli Hexaemeron scritti dai padri della Chiesa, su su sino ad oggi. Ma mi sembra sia trascurato un fatto inequivocabile: il parto dell’uomo. Nel Genesi si racconta giustamente del serpente maledetto e di Eva, colei che ci inguaiò (da cui il “porca Eva” famoso, che però va evitato, perché Eva, secondo i Padri, perso il paradiso terrestre, riuscì ugualmente a meritarsi quello vero ed eterno). Anche Adamo, come si sa, contribuì al disastro, e quindi si beccò la sua giusta condanna: lavorerai col sudore della fronte. Ecco, questo si sa bene, lo sanno tutti.

Quello che però non si dice, e certo non lo si può dire oggi, epoca in cui tutti si sbracciano per proclamarsi femministi - anche i peggiori nemici delle donne: vedi radicali vari, nessuno dei quali si è sposato una donna per tutta la vita… e abortisti in genere: l’utero è tuo, io ti ingravido e poi e te lo gestisci tu; di qui il detto di alcune donne un po’ più astute: “Se vedi un maschio femminista, spara a vista”, o qualcosa di simile…) – quello che non si dice, dicevo, è che pur avendo Adamo ricevuto la sua condanna al lavoro, ne beccò subito un’altra. Forse, immagino, al sentire la punizione data ad Eva, Adamo si sarà messo a ridere, con una risatina vendicativa, non propriamente cristiana: “beccati questo, Evaccia dell’ostrega…”. Ecco, Il Signore deve avere sentito e aggiunto: “Cosa credi, che tu non partorirai? Vedrai, vedrai…”.

Oggi, al secondo parto di mia moglie, io ho finalmente compreso perché vi sono uomini che somatizzano al punto di ritenere di essere incinti anche loro: una donna gravida, infatti, è qualcosa di difficilmente digeribile. Nei primi 5 mesi nausee e vomiti si riversano sul povero marito, tanto che ve ne sono che chiamano a sé il coniuge e gli dicono, mentre lui arriva premuroso: “vomito”, sto vomitando... Il che non è carino… soprattutto perché sottintende un doppio senso. Poi ci sono uno o due mesi di tregua, tanto per illuderci che sia già finita…e infine gli ultimi mesi: apriti o cielo! La donna incinta , in fase finale, appesantita oltremodo, diventa una belva: gli ormoni girano all’impazzata, tutto è in rivoluzione, e il marito cosa deve fare? L’incassatore (con due s, si intende): ne prende di tutti i tipi: se è caldo è colpa sua; se il bimbo scalcia, è perché assomiglia al padre, notorio rompiballe; se il cibo è cattivo, pur avendolo fatto lei (non che lo faccia sempre cattivo, ma in questi periodi…), è colpa sempre del suddetto marito…

 Insomma, anch’io sto partorendo, e non vedo l’ora che finisca: ammetto che le ultime 5-6 ore, il famoso travaglio, è più doloroso per le donne…io starò a guardare e a dirgli: “dai, non fa” male, come nel film di Rocky Balboa (farò, insomma, l’allenatore)…e giuro che mi sforzerò di non provare nessun piccolo sentimento di vendetta. Non vorrei che il Padreterno, che ama figli pazienti e generosi, decida di aggiungere altre pene per i poveri padri in attesa… Risparmio qui di parlare di ciò che subisce un padre nel periodo dell’allattamento, specie se il latte non sgorga automatico a fiotti, ma avvengono, talora, ingorghi o simili…non voglio raccontare tutti i miei meriti e i meriti della mia categoria!

Viva i padri e i mariti (parola che deriva appunto dai nostri immensi meriti) di tutto il mondo!

 

 
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