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La scuola trentina: verso una fucina di bullismo?
Di Libertą e Persona - 27/04/2009 - Politica Trentina - 1751 visite - 0 commenti

Riportiamo una lettera di Andrea Di Francia, avvocato, esperto di minori, sulle ultime decisioni della giunta provinciale in materia scolastica.

Solo nella scuola trentina il 5 in condotta non comporta bocciatura

 Avrebbe avuto tutto il sapore di una battuta di spirito; purtroppo, non è così; è una sconcertante realtà! Nella scuola trentina, non si applica nè la legge n. 169 del 2009, nè il regolamento n. 5 del 2009, del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sul voto in condotta. Nossignore, la giunta provinciale di Trento ha approvato, ieri 24 aprile, il regolamento sulla valutazione degli studenti che frequentano la scuola trentina, disponendo che il 5 in condotta non determina bocciatura. L’amministrazione provinciale di Trento ha ritenuto non applicabile, nella scuola trentina, l’art. 2 della legge n. 169, voluto dal Parlamento per arginare i “fenomeni di violenza, di bullismo e di offesa alla dignità e al rispetto della persona che si verificano in maniera purtroppo ricorrente anche nelle istituzioni scolastiche e che richiedono corresponsabilità educativa tra scuola, genitori e territorio, nonché l'elaborazione ed il rispetto di norme condivise”. E non perché, nelle scuole trentine, non si verificano fenomeni di violenza, di bullismo e di offesa alla dignità ed al rispetto della persona. Anzi, basti scorrere i quotidiani locali!

Ed allora, qual è la ragione di questa sostanziale differenza tra scuola nazionale italiana e scuola trentina? La risposta non può che individuarsi in una cattiva applicazione dello statuto di autonomia, in una manovra antigovernativa, di follia pura, in un modo di vantarsi di essere, in forza di quell’autonomia e di quel torrente in piena di danaro che da Roma giunge a Trento (alla faccia di tante famiglie disagiate), diversi da Roma. In ambito nazionale, lo studente di scuola media primaria e secondaria che si sia reso responsabile di fatti gravi che, in base allo Statuto delle studentesse e degli studenti, abbia comportato la sospensione per un periodo superiore a 15 giorni; che, successivamente alla irrogazione di una tale sanzione non abbia dimostrato in concreto apprezzabili cambiamenti nel comportamento, rischia un voto in condotta al di sotto di 6/10 e tale voto determina “la non ammissione al successivo anno di corso e all’esame conclusivo del ciclo” (art. 2, comma 3 legge n. 169 del 2008).

Nel Trentino, per gli stessi fatti, lo studente non rischia assolutamente niente. Prescindo da ogni valutazione sull’ammissibilità di una tale deroga sotto il profilo giuridico, trattandosi, quelli nazionali, di principi generali che dovrebbero valere anche per l’autonomo trentino, ma non posso prescindere da una valutazione di merito, dal fatto, cioè, che così operando si dice ai bulli, ai violenti, agli spaccatutto, ai maleducati, ai delinquenti, presenti anche nelle scuole trentine: coraggio, andate avanti, fate i vostri comodi, rompete, spaccate, picchiate, compite atti di bullismo, tanto, anche se vi danno 5 in condotta, non vi succederà, scolasticamente, assolutamente nulla. Oggi, spesso ci si lamenta della maleducazione dei giovani, della volgarità degli insulti, della grave mancanza di rispetto nei confronti dell’autorità.

Nella logica (si fa per dire!) della giunta provinciale di Trento, sarebbe questo una valida gestione della scuola, un valido modo per aiutare quei genitori che fanno di tutto per educare i propri figli? Sarebbe questo un valido modo per dare un aiuto concreto agli insegnanti che, ogni giorno, si vedono costretti a contenere atti di violenza e di bullismo? Sarebbe questo un valido modo per garantire ai ragazzi che avessero voglia di studiare, sottraendosi agli atti di bullismo, di esercitare il loro diritto allo studio? Sarebbe un modo per difenderli dagli atti di violenza; di insegnare ai giovani il rispetto delle persone e delle regole? E’ probabile –ma sarebbe grave- che gli amministratori trentini ignorino la parola chiave che oggi si adotta per aiutare i giovani a crescere e cioè l’autostima, ritenuta indispensabile per la prevenzione di problemi come: l’abbandono scolastico, le difficoltà di apprendimento, la delinquenza, l’abuso di droga e alcool, il suicidio. Essi ignorano anche che, per costruire l’autostima, è necessario il rispetto delle regole, le quali costituiscono altrettanto capisaldi che rendono il giovane sicuro: senza regole il giovane diventa ansioso e spende molte energie a trincerarsi dietro ad atteggiamenti difensivi. Non penalizzi, perciò, la giunta provinciale trentina, le famiglie, i bambini, i giovani che frequentano quella scuola e li aiuti, invece, a crescere nel rispetto delle regole.

Andrea Di Francia

 
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