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Eluana e il prete progressista
Di Marco Luscia - 17/02/2009 - Attualità - 1367 visite - 0 commenti
Per “l’illuminato” don. Cristelli, il condividere, o perlomeno il cercare di comprendere le ragioni della Chiesa espresse sul caso Englaro da mons.Bagnasco e dalla gran parte dei preti e dei Vescovi in armonia con il Papa è semplicemente: “consegnare il cervello all’ammasso”. Siamo evidentemente ancora una volta davanti al solito, frusto, attacco alla Chiesa. Ma nel constatare questo ci chiediamo se neppure un dubbio ha percorso la mente del noto sacerdote trentino. Per esempio il legittimo sospetto che il punto di vista da lui espresso possa essere meno autorevole rispetto alla posizione che la Chiesa ha assunto ufficialmente. Lui, prete critico, evidentemente non si è sentito in comunione con la conferenza episcopale, con Avvenire, con l’Osservatore Romano, con il magistero. Anzi, egli ha parlato come un ispirato e libero profeta che giudica il freddo volto della Chiesa Istituzione, secondo lo stilema tipico del sacerdote che ha vissuto il concilio e il ‘68 confondendo lo spirito della rivoluzione con lo Spirito Santo. Questo vezzo di malsopportare gerarchie e istituzioni è tipico di alcuni preti trentini che preventivamente, in nome della libertà di coscienza, si ergono ad interpreti di un presunto cattolicesimo critico, pensoso, libero, radicato nella coscienza. Perciò chi non la pensa come loro automaticamente non pensa o è più semplicemente asservito al Vaticano e incapace di prendere una posizione autonoma. Tornando al nostro, se solo si fosse preso la briga di approfondire bene la vicenda di Eluana avrebbe compreso che la posizione ufficiale manifestata da Bagnasco era la più ragionevole, per di più condivisa da una moltitudine di credenti e non. Ma a ben guardare questo atteggiamento è tipico nel prete progressista più preoccupato di difendere l’originalità del proprio pensiero e il consenso dei lontani, che non di comprendere le ragioni di quella, che anche per lui, è la Madre Chiesa. Perciò egli non cerca la verità con la Chiesa, nel rispetto della communio, bensì cerca di arrotondare il proprio pensiero al fine di piacersi e sentirsi libero. Il prete progressista infatti è sì parte di una Chiesa, però non quella visibile, bensì quella invisibile, costituita da “liberi” e spesso presuntuosi interpreti dello spirito dei tempi. Di questa chiesa invisibile fanno ovviamente parte tutti quelli che il democratico prete riterrà uomini giusti. Ce dire; è vero, esiste una chiesa invisibile i cui confini ci sono sconosciuti, ma non è altrettanto vero che in nome di essa quella visibile perda di valore o di rilevanza. Per sostenere liberamente le loro tesi i preti progressisti e gli intellettuali laici loro affini per idee, mescolano spesso nelle loro analisi verità e mezze verità proponendo un modello di fedele totalmente svincolato da ogni gerarchia; un adulto dubbioso, per molti aspetti intollerante verso quelli che lui chiama: i cattolici integralisti. Sì perché il fedele adulto è un uomo del dubbio sistematico, quasi che lo spirito critico e l’incertezza costituissero una patente di autenticità e profondità. E’ a partire da queste considerazioni che leggo incredulo come la questione Englaro riguardi l’ordine temporale, cioè debba essere lasciata alla libera valutazione dei credenti, come il tifare per l’una o l’altra squadra di calcio. Ma non è vero, il sorgere della vita e il suo declinare sono in realtà ciò che più interessa a Cristo e alla sua Chiesa. E per questo la religione cattolica si occupa e della vita biologica e della vita eterna, sapendo come i due piani non possano essere disgiunti, perché il tempo è il luogo in cui si manifesta e prepara l’eterno. Per analogo motivo la Chiesa si interroga sull’amore e sul dolore ravvisando come fra questi due aspetti della vita esista una profonda e misteriosa relazione, descritta fra l’altro da Paolo nelle sue lettere. Ma il mondo cattolico- in questo caso tutto- è talmente in una stato di sudditanza psicologica rispetto al mondo dei cosiddetti laici da aver evitato ogni riferimento al valore della sofferenza vicaria, quasi per il timore di offendere la sensibilità di qualcuno. Ed è curioso che il prete progressista che ha espunto quasi sistematicamente la questione dell’aldilà dai propri discorsi e dalle propri prediche, rispolveri la vita oltre la morte solo quando può far comodo per sostenere un proprio punto di vista. A conferma dell’assenza dall’orizzonte di un certo tipo di prete-che per comodità ho chiamato progressista- di temi quali la vita eterna, il paradiso, il purgatorio e l’inferno, ricordo la predica di uno di questi preti, in memoria di un giovane defunto; predica dalla quale, a parte la citazione di alcuni filosofi, furono assenti parole come: speranza, Cristo, resurrezione, fede. Tornando al caso specifico che ha dato origine a queste mie riflessioni, non posso non stupire del fatto che pure le suorine di Lecco sono state proposte come esempio silenzioso di accettazione della sorte di Eluana, cui avrebbero dato appuntamento nella casa del “Padre”. Quasi a voler sottolineare che così ci si comporta se si crede alla vita eterna! Quanta spudoratezza! Cosa avrebbero dovuto fare le suore se non pregare? Scendere in piazza, ribellarsi! No! Questo sarebbe stato giudicato indegno. Ma le suore di Lecco hanno detto per diciassette anni cos’era per loro quella vita e come andasse custodita, sempre. Non si voglia far credere che esse abbiano approvato l’esito funesto di questa vicenda. Proprio perché amavano e servivano da anni la loro Eluana, le suore la volevano viva. Più coerente sarebbe stato vedere i cattolici adulti sfilare per le piazze sbandierando cartelli che rivendicassero il diritto alla morte. Ma molti di loro, come è costume qui in Trentino, sui grandi temi tacciono, si rifugiano nel dubbio, si appellano alla libertà di coscienza, lasciando siano altri, i cattolici integralisti cioè i papisti, a sporcarsi le mani. E così si realizza il paradosso, per cui, i grandi esaltatori del ruolo del laicato, i sostenitori del cattolicesimo responsabile ed impegnato, si defilano. Proprio come i Sadducei al tempo di Gesù, che per essere fedeli alla sola legge di Mosè, rifiutarono le minuzie legali dei Farisei, accettando di fatto un lassismo che non poche volte andò a braccetto con lo spirito pagano ed ellenista. E per concludere, patetici e posticci risultano pure i richiami che l’autore dell’articolo ha fatto appellandosi alla posizione originale di due Vescovi di Santa Romana Chiesa, quasi che questi potessero confermare non una verità con fatica cercata, ma semplicemente le gracili ragioni addotte da don. Cristelli.
 
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