Se ho capito bene, anche tra i membri dell’attuale Governo serpeggerebbe la tentazione di ritornare, dopo pochi mesi di silenzio, a parlare delle coppie di fatto, con tanto di proposte di Legge alla mano. E’ un vero peccato.
A nulla, tocca annotare, sono valse le disavventure parlamentari dei Dico prima e dei Cus poi, provvidenzialmente affossati. A nulla, inoltre, sembra esser valso quell’accorato invito a pensare più alla famiglia che è stato, il 12 maggio del 2007, il Family Day.
Sento già le solite obiezioni, volte a ribadire che in Europa le coppie di fatto sono tutelate ovunque, eccetto che da noi. A parte che è tutta da dimostrare la totale disattenzione giuridica del nostro ordinamento per le coppie di fatto, vale la pena ricordare ai sempre determinati sostenitori dei Pacs alcune cose.
Primo: per cominciare sarebbe bello sapere chi ha stabilito il principio per cui, poiché una decisione è stata presa da più Stati e più governi, allora è automaticamente una decisione giusta. Se domani alcuni Stati europei legalizzassero, per assurdo, la pedofilia, l’Italia dovrebbe accodarsi col timore di rimanere isolata?
Secondo: laddove sono riconosciute le coppie di fatto, in Europa, si dedicano alla famiglia molti più investimenti di quanto non lo si faccia in Italia. Qualche esempio? La Gran Bretagna indirizza il 6,8% della propria spesa sociale alla famiglia, la Francia il 9,2 %, la Germania addirittura il 10,2%, mentre la nostra Italia è ferma ad un desolante 3,7%.
Terzo: aiutare la famiglia anche in termini economici serve, eccome. Contribuisce persino a contrastare la denatalità. Fa testo, in questo senso, l’esperienza della Germania dove, nel 2007, dopo ben 17 anni, la storica media di 1,33 bambini per donna nella fascia di età da 15 a 45 anni è salita a 1,4.
Quarto: non è vero che il riconoscimento delle coppie di fatto non implichi la parificazione con l’istituto del matrimonio. La prova provata ci giunge proprio dalla patria dei venerati Pacs, la Francia, dove una serie di pronunce dell’Alta autorità di lotta contro le discriminazioni (Halde) sta, di fatto, indirizzando il governo di Sarkozy verso una piena equiparazione di coppie di fatto e matrimonio.
Quinto: riconoscere le coppie di fatto significa estendere tutele a un nucleo relazionale che rimane comunque fragile ed effimero. A suffragio di questa tesi si potrebbero citare numerose ricerche sociologiche, ma ci limitiamo a ricordare la recente notizia, datata 13 settembre 2008, che riferisce del divorzio della prima coppia gay d’Italia sposata con un Pacs.
Sesto: se stabiliamo che la famiglia non è più quella naturale fondata sul matrimonio, con quale argomento ci si potrà opporre, ad esempio, alla legalizzazione della poligamia, o all’unione tra tre persone, o al riconoscimento dell’unione tra una persona e un animale? Una volta esiliato il diritto naturale dalle leggi, interrogativi come questi saranno all’ordine del giorno.
Occorre continuare?