Si è conclusa ieri, dopo una selezione iniziata all’inizio dell’estate, la scelta di coloro che saranno le nuove veline di Striscia la notizia, il celebre telegiornale satirico ideato da Antonio Ricci. Le due bellissime vincitrici, Costanza e Federica, da lunedì faranno da ninfe alla seguitissima trasmissione di Canale 5. Nei loro volti, al momento della premiazione che le ha viste trionfare, era visibile quel senso di gioia tipico di chi annusa vicina la propria felicità, di chi avverte prossimo il proprio sbarco sull’Isola che non c’è.
Chissà quali aspettative devono affollarsi nella mente di una velina appena scelta, nel momento in cui realizza che sì, il successo per lei è alle porte, almeno quello televisivo. Soprattutto, chissà quali ricordi resisteranno a quell’ondata di euforia che staranno vivendo ora. Chissà se si ricorderanno dei loro amici, della loro infanzia, del loro essere giovani donne come miliardi di altre.
In Ricordati di me, film di Gabriele Muccino di qualche anno fa, si racconta la storia di una famiglia romana la cui figlia, Valentina, non coltiva altra ambizione che non sia l’approdare nel mondo dello spettacolo. Salvo poi ritrovarsi in un pianeta cupo, senza stelle, dominato dal cinismo. La pellicola di Muccino sarà stata senz’altro viziata da licenze cinematografiche, ma non credo che il ruolo di Valentina, interpretato dalla bellissima Nicoletta Romanov, fosse così distante dalla realtà.
Credo, anzi, che nell’euforico scalpitare di Valentina non appena entrata nel mondo televisivo, vi fosse molta della tenera ingenuità che oggi accomuna Costanza e Valentina. Le loro menti saranno ora pervase da chissà quali ambizioni. Ma il mondo dello spettacolo, e ancor prima la vita, sono altra cosa. E non c’è ferita più dolorosa di quella di chi, immemore di questo, si trovasse a patire dolori creduti rimossi e vinti dal danaro o dalla carriera. Il mio non vuole essere un gufare sulle due giovani e stupende ragazze, sia chiaro. Solo ho l’impressione che un successo così improvviso e totale, possa essere malefico e destabilizzante.
E possa danneggiare con facilità, troppa facilità, quello scrigno di inestimabile valore che sono i sogni di una giovane donna che dovrebbe aprirsi alle vita, e che rischia invece di ritrovarsi, benché attorniata da numerosi conoscenti, prigioniera di solitudini blindate e soffocanti.
Perdersi, nel chiasso festaiolo dell’idolatria, è un attimo. Ritrovarsi, invece, chiede molto più tempo.
Da questo punto vista, la velina non è solo un ruolo televisivo, ma un paradigma generazionale, un simbolo; il simbolo di una generazione dalle incredibili potenzialità ma al contempo estremamente vulnerabile. Costanza e Federica incarnano, ancorché da “vincenti”, le ansie di innumerevoli ragazze.
E come quelle innumerevoli ragazze sono e saranno chiamate a misurarsi presto con quella sfida che è la vita. Speriamo sappiano tenerlo a mente, davanti e lontano dalle telecamere.