Allo splendido Meeting organizzato a Trento dal MpV locale ho conosciuto quello che sino a trent'anni fa un popolo intero avrebbe considerato un serial killer: il ginecologo radicale Silvio Viale. Era stato invitato per suscitare il dibattito in una città in cui la RU 486 ha mietuto più di 300 vittime innocenti. Ma non ha funzionato: la stampa è rimasta disinteressata. Si uccide, ma non importa a nessuno. L'importante è che la mutua paghi.
Ebbene Viale ha cominciato il suo discorso, in modo ecumenico, conciliante, spiegando che si può trovare un accordo tra la vita e la morte, tra chi ama i figli che ha generato, e chi li uccide, tra pro choice e pro life. Ha provato, cioè, la strada del “dialogo” tra il bene e il male: sa bene che i cattolici, oggi, sono spesso i più rapidi a imboccarla. Come un pifferaio ha tentato di imbonire i suoi topolini, per portarli dove voleva lui; come il serpente antico, in molte rappresentazioni e immagini popolari, ha cercato prima di mostrare un volto suadente, simpatico, conciliante. E' diventato, invece, una furia, paonazzo in volto, ed ha inziato ad alzare la voce, a inveire, senza mai ribattere ai dati, alle considerazioni scientifiche, al discorso razionale, non appena l'altro oratore, il ginecologo Lucio Romano, ha messo i puntini sulle i, con garbo e precisione, da un punto di vista scientifico ed etico.
Così, per fortuna, è naufragato il tentativo di mostrare che vi sia amicizia, identità, tra la luce e le tenebre. E' naufragata anche la vecchia tattica, già raccontata da Nathanson, il dottore che introdusse l'aborto negli Usa, poi pentito, di spezzare il fronte cattolico strizzando l'occhilino ai più disponibili, e battendo il tasto battuto da Viale: “quelli che vengono da me ad abortire sono spesso cattolici, hanno la croce al collo, mi dicono: Dio ti ricompensi'”. Come a dire: guardate che i bigotti siete solo voi, altri sono più aperti, si può essere più elastici...Mangiate pure del frutto dell'albero, diceva suadente il serpente tentatore, non succederà nulla...E così insinuò il dubbio...
Alla fine, dopo aver risposto ad una psicoterapueta che lui ha a cuore le donne, ma non ha tempo di seguirle, perchè anche i cinque minuti sono preziosi (“Fuori c'è la fila, di donne che aspettano di abortire”), e dopo aver negato spudoratamente che esista la sindrome post aborto, dinanzi a un gruppetto di persone che gli facevano domande, e gli facevano notare che i bambini abortiti nell'utero sono già perfettamente formati, ha risposto: “Io i bambini li frullo, sì, li frullo, non ho paura a dirlo”. Poco dopo il sottoscritto gli ha mostato una fotografia, con feti maciullati: si distinguevano le braccia, le gambe, fatti a pezzi, frullati. “Questo feto è di 16 settimane”, ha risposto, dimostrando di conoscere perfettamente tutto. Alla fine, sulla ru 486, ha detto: “Io vincerò, e Avvenire, attaccandomi sempre, ha fatto la mia fortuna”.
Gli ho chiesto perchè usare al parola “fortuna”, ma non mi ha risposto...Ha continuato a vagare, con le sue parole, come una macchina senza freni, a volte come un posseduto. Ho avuto davanti a me un uomo spaventoso, che faceva orrore, e, talora, pena. Penso che lo avrei preso a pugni, se non mi fossi ripetuto che Cristo è morto anche per lui, per quell'omino piccolo, dall'aspetto banale, insignificante, eppure tanto feroce. A pugni, a momenti, mentre certi istanti lo avrei abbracciato, per provare a chiedergli di pensarci, di cambiare, perchè Dio è sempre pronto a perdonare. “Non lo ha mai amato nessuno”, ha detto una signora che insegna psicologia...E poco dopo, parlando dei suoi genitori, Viale ha affermato: “Loro mi hanno messo in collegio, non avevano tempo, avevano il negozio...”.
Alla fine, in diversi, abbiamo provato a sorridergli, a scherzare con lui, a mostrargli quasi simpatia, sperando che un po' di amore, da parte di persone che lui ideologicamente disprezza con tutto il cuore, potesse svegliare in lui qualcosa, un'umanità da tanto tempo assopita e repressa. Poi , lui che era venuto per instillare il dubbio in ambienti pro life, se ne è andato, forse intuendo che da sabato ci saranno persone che pregheranno per lui. Dio si serve di tutto, degli avvenimenti e delle circostanze più strane, per amore dei suoi figli, delle sue pecore più smarrite.