La missione di Ignazio Marino
Leggo sempre con grande interesse gli articoli o le interviste rilasciate dal senatore Ignazio Marino, e trovo molto istruttivo farlo, per almeno tre ragioni. Anzitutto perché sono sempre in disaccordo con le sue opinioni, e dunque seguirlo mi appassiona, mi spinge sempre a rivedere e perfezionare i miei argomenti. Marino, inoltre, è l’esponente più qualificato della sinistra italiana quando si parla di bioetica: a vedersela con Ferrara e Buttiglione, nei dibattiti alla televisione, c’è sempre lui. A incuriosirmi, infine, è la sua astuzia, il modo intelligente e la costanza con le quali ammanta visioni antropologiche, le sue, in modo da farle sembrare sempre ovvie, mentre sono tutt’altro. Nella sua intervista pubblicata stamane su Repubblica, Marino ripropone il suo cavallo di battaglia preferito: l’articolo 32 della nostra Costituzione, che a suo dire legittimerebbe pure l’eutanasia omissiva, che peraltro lui nemmeno riconosce come eutanasia, equiparandola ad un ben più generico e rassicurante “rifiuto delle terapie”. Guai a fargli notare che tra rifiuto a priori delle terapie e richiesta di sospensione di terapie ce ne corre. Guai, soprattutto, a fargli osservare che alimentazione e idratazione, come in più occasioni ricordato pure dal Comitato Nazionale di Bioetica, non sono espressioni terapeutiche, bensì sostegni vitali, e che tali rimangono anche quando sono somministrati – è il caso di Eluana Englaro – mediante l’ausilio di macchinari. A Marino piace semplificare, sempre e comunque. E pensare che per capire che l’eutanasia omissiva esiste ed equivale a quella attiva, se l’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II non gli suonasse convincente, può sempre rivolgersi al suo collega Umberto Veronesi, anch’egli medico prestato alla bioetica e alla politica, che però, almeno su questo punto, qualcosa ha capito. Niente da fare. Il senatore chirurgo tira dritto per la propria strada, sempre e comunque. La sua missione di vita, non fosse chiaro, si chiama testamento biologico. Un testamento che, diversamente da quanto caldeggiato a suo tempo dal CNB, egli vuole come insindacabile dettame per i medici e nel quale, sempre secondo lui, è giusto che il paziente possa rifiutare tutto, alimentazione e idratazione comprese. Riuscirà il nostro eroe a portare a termine la sua missione? Pur con tutta la simpatia umana che ci lega a lui, speriamo di no.
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