La lista non è stato un flop.
Con la prontezza di parola che li contraddistingue, tra una imprecazione contro il loro avversario politico, Berlusconi, una contro il papa, ed una invettiva contro il loro “alleato” e salvatore Veltroni, i radicali hanno gioito per il flop della lista inventata in due mesi da Giuliano Ferrara. E lo stesso Ferrara, in fondo, a caldo, ha dichiarato il fallimento. Personalmente non sono affatto d’accordo. Occorre analizzare meglio il perché di un brutto risultato. Anzitutto, se è vero che la lista antiabortista ha preso pochi voti, è anche vero che per contrapposizione alla battaglia culturale di Ferrara un bel numero di liste e una immensa quantità di candidati hanno messo la difesa dell’aborto e talora della ru 486 tra le loro priorità: lo hanno fatto l’Arcobaleno, i socialisti, i radicali, i comunisti di Ferrando e quelli della sinistra critica, altre formazioni e candidati ancora….
E lo hanno fatto urlando e gridando ad alta voce. Eppure non sono stati votati neppure loro, anzi, hanno fatto veramente flop, trattandosi per lo più di partiti con una lunga storia, grande visibilità mediatica, e rappresentanti in Parlamento. Coloro che più in questi anni si sono battuti contro la vita, per i pesticidi umani, per l’eutanasia ecc., non sono stati certo premiati dagli elettori: questo è il primo vero dato su cui riflettere. Gli stessi radicali, prima di gioire degli insuccessi altrui, dovrebbero ricordare che se non si fossero intruppati con Veltroni, nascondendo accuratamente Panella e Silvio Viale, vero simbolo radicale della battaglia per la ru 486, mai sarebbero entrati nel parlamento italiano, e mai avrebbero racimolato quei milioni di euro che gli permetteranno di sopravvivere. Occorre anche ricordare che il mondo cattolico ufficiale ha preso diverse volte le distanze dalla lista, non senza insinuare un sospetto latente in molti praticanti: persino alla conferenza stampa su rai due alcuni giornalisti hanno appunto insistito con Ferrara su quella che era anche una loro giusta percezione. E’ successo che gli stessi vertici del Movimento per la Vita facessero più volte dei distinguo, gentili ma chiari, arrivando sostanzialmente a scoraggiare il voto della base, la quale poi si è divisa: alcuni hanno appoggiato, con la generosità e l’abnegazione di sempre, la lista, altri sono arrivati ad osteggiarla con una forza ed una virulenza che mi ha stupito. Anche questo ci dice che il flop della lista non è necessariamente dovuto al fatto che gli italiani siano tutti favorevoli all’aborto in generale, e all’aborto di massa, come avviene oggi, in particolare. Infine non bisogna trascurare il fatto che l’esigenza di un voto “utile” è stata sentita da tantissime persone come essenziale: nel mio piccolo il grosso problema, solitamente, non è stato far comprendere quanto sia ormai disprezzata la vita al suo nascere, ma spiegare che il voto alla lista non era politicamente inutile. Perché moltissimi, pur favorevoli all’idea, temevano, forse non a torto, che il loro voto avrebbe indebolito l’alleanza di centro destra, portando così al governo chi dell’aborto è stato sempre il promotore ed il paladino.
Sono con voi, ma voterò altrimenti per fermare Veltroni, radicali e comunisti: questa frase la avrò sentita innumerevoli volte! Così come alla fine dei nostri incontri pubblici con Ferrara, sempre pieni di entusiasmo e di pubblico, ben più di molti altri, ho spesso percepito questa ulteriore perplessità: sono favorevole alla vostra idea contro l’aborto ma non vi voterò perché non so cosa pensate sulle altre questioni; è un po’ troppo monotematica. Infine non bisogna dimenticare che da una parte l’Udc, l’unico partito che ha tenuto botta, ha tirato fuori per l’occasione una grinta pro life un po’ insospettabile (almeno per il suo leader), e che, dall’altra, molti uomini della Lega hanno giurato solennemente di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale. Lo stesso Berlusconi, pur avendo proclamato, in origine, l’anarchia etica, ha fatto poi in modo di rimediare schierandosi apertamente per il quoziente familiare, il bonus bebè ecc…Infine la Destra, che ha ottenuto un discreto risultato, ha assunto in diverse occasioni una posizione decisamente pro life. Queste ed altre considerazioni, tra cui il fatto che in intere regioni non si era riusciti a trovare, per mancanza di tempo, un solo candidato locale, mi sembrano dimostrare che il fallimento politico di una lista non equivale al fallimento ideale, culturale della stessa: un muro è stato sfondato, un messaggio di vita, di gioia, di accoglienza, è stato lanciato, e in tantissimi lo hanno colto, senza poi necessariamente trasformarlo in un segno grafico. Mentre il simbolico dei radicali scompariva dalle schede, un altro, ben diverso, vi compariva.
Mi sembra un gran segno dei tempi, nonostante tutto. Un segno che darà i suoi frutti, non in voti ma in cultura della vita: vedremo tra qualche anno, sul numero degli aborti annui nel nostro paese, la vera incidenza della battaglia appena condotta. Possiamo fare come in Croazia, dove una legge comunista, apertissima ad ogni disprezzo del concepito, è stata pian piano resa innocua da una cultura della vita che ha diminuito gli aborti dell’88%, senza nessuna modifica legislativa. Si può fare anche da noi, se solo qualche cattolico ritrova un po’ di coraggio da tempo smarrito e se alcuni dei laici che hanno capito cosa c’è i gioco non abbandonano la lotta, scoraggiati. La lista ha aperto una breccia: viva il capitano, e viva l’equipaggio….si continua….in altro modo.
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