Vendono il loro corpo, ma non lo fanno liberamente. Non la stragrande maggioranza di loro. Perché come era solito dire don Oreste Benzi, “nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcuno che la fa diventare tale”. Sono schiave. Metà le vediamo sulle strade, metà rimangono chiuse negli appartamenti. Poco importa dove siano: la loro vita è comunque nelle tenebre.
Quando mi reco a Bologna le incrocio su viale Vighi o via Stalingrado. Ma senza andare nelle grandi città, le vediamo anche nei nostri piccoli paesi: basta andare sull’Emilia, verso Castel Bolognese. Stanno lì, immobili, seminude. Una pena indicibile che mi strappa una benedizione, un’Ave Maria. Penso al loro degrado, alla loro schiavitù, alle botte che hanno preso o che rischiano di prendere se solo si ribellano, se non portano a casa la cifra del ricatto.
In Italia sono 100 mila di cui il 40% minorenni. Carne fresca per clienti viziosi. Merce redditizia per un racket senza scrupoli. I dati non sono gonfiati. Lo dice Roberto Gerali, responsabile della sezione antitratta dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, che ho avuto modo di invitare ad una tavola rotonda trasmessa su Radio Maria.
Un dramma che interpella i politici e ogni cittadino. Non possiamo continuare a tollerare questa violenza. I figli spirituali di don Benzi, dal 1990 ad oggi, sono riusciti a liberarne 6 mila. Le loro testimonianze fanno accapponare la pelle: picchiate, drogate, stuprate, minacciate di morte, investite da getti di acqua gelata, costrette ad abortire una, due, tre volte…
Gli uomini che comprano il piacere da ragazze che potrebbero essere loro figlie, sono vari milioni, due terzi con famiglia. Una massa da educare, da fermare. Per questo don Oreste diceva che occorre punire il cliente. Basta emanare un decreto legge precisando gli atti di favoreggiamento della prostituzione che sono contenuti nella legge Merlin. Che cosa si sta aspettando? Per di più dal 1 febbraio 2008 è entrata in vigore in 14 Paesi europei la convenzione del Consiglio d'Europa contro la tratta di esseri umani (che l'Italia inspiegabilmente non ha ratificato), la quale prevede tra i vari articoli anche la possibilità di perseguire i clienti. La Svezia, e ora la Norvegia, hanno risolto il problema percorrendo questa pista.
Non possiamo più stare in silenzio, omologandoci a chi ne parla con ressegnazione. Non si tratta solo di uno dei "mestieri" più antichi (e tristi) della storia, ma di una terribile nuova schiavitù.
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