IL CORRIERE, LA SCIENZA E GLI EMBRIONI SALVATI
Ci scrive Giuliano Guzzo: Lo scorso 21 Novembre c’era da raccontare una notizia importante, importante al punto che più di qualche scienziato ha parlato di “svolta epocale”. Repubblica, La Stampa e Il Sole 24 Ore, benché riluttanti ad assegnare alla notizia il meritatissimo titolone, l’hanno comunque piazzata in prima pagina. Il primo quotidiano d’Italia invece no . Strano, non vi pare? La notizia era questa: è stato finalmente scoperto come riportare ad uno stato di pluripotenza le staminali adulte. Tradotto: non sarà più necessario, a fini di ricerca, prelevare cellule dagli embrioni, uccidendoli. Si potranno cioè studiare nuovi protocolli terapeutici senza massacrare esseri umani innocenti. Persino Ian Wilmut, il padre della pecora Dolly, dinnanzi a questa notizia ha dichiarato di voler abbandonare la sperimentazione sugli embrioni. Alla faccia di tutti quelli che in Italia fino a ieri sbraitavano contro la pur discutibile Legge 40 che, com’è noto, vieta l’impiego degli embrioni a scopo di ricerca. Per tentare di abolire quella Legge, venne indetto anche un referendum che, benché fosse spalleggiato dal 99% degli intellettuali e da scienziati come Veronesi, Flamigni e la Montalcini, fallì miseramente, divenendo l’appuntamento referendario più boicottato dalla storia dell’Italia repubblicana. Scienziati meno egocentrici (Angelo Vescovi e Oreste Arrigoni, per fare due nomi) e osservatori più attenti già allora sostenevano la non necessità di sperimentare sugli embrioni, asserendo appunto l’esistenza di una via alternativa, ovvero quella di “ringiovanire” le cellule staminali adulte. Ma i grandi quotidiani, Corriere in testa, a questa opinione, che oggi trova una trionfale conferma nelle scoperte del nipponico Yamanaka e dello statunitense Thomson, diedero, al tempo, assai poco credito. Di più: il quotidiano di Via Solferino, in occasione del referendum abrogativo sulla legge 40, calpestò in pieno la neutralità che tanti lettori gli accreditano, pubblicando, il 14 gennaio 2005 - vale a dire diversi mesi prima del referendum – un trafiletto, ovviamente in prima pagina, col quale annunciava di schierarsi coi promotori referendari. La motivazione che il Corriere adduceva per giustificare quella clamorosa presa di posizione era, testualmente, la “difesa della libertà di ricerca scientifica (che altrimenti subirebbe gravi limitazioni con l’impossibilità di mettere a punto cure per malattie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi, diabete)”.
Da quel gennaio 2005, sono passati più di tre anni, e non una persona in tutto il pianeta, nemmeno dove esiste la libertà di sperimentare notte e giorno con gli embrioni, è stata curata: non una. Al contrario, le cellule staminali adulte, quelle ricavabili dai tessuti dell’organismo adulto, si sono rivelate una miniera d’oro, rendendosi efficaci in più di 60 protocolli terapeutici.
A coronare il successo delle staminali adulte, il 20 Novembre le agenzie di stampa ufficializzano la pubblicazione, su autorevolissime riviste scientifiche quali Cell e Science, una notizia rivoluzionaria: le cellule staminali si possono finalmente “ringiovanire” e rendere pluripotenti. Per comprendere l’importanza di questa scoperta, ci basta ricordare una dichiarazione di Thomson quando afferma che “le nuove cellule create in laboratorio fanno esattamente ciò che le staminali embrionali sono capaci di fare. Forse sono clinicamente ancora più rilevanti di quelle embrionali, perché non dovrebbero dare problemi di rigetto” (La Repubblica, 21/11/07) Dinnanzi a questa, che non sarebbe esagerato definire una rivoluzione copernicana per le biotecnologie, il Corriere che fa? Pubblica un articolo firmato da Margherita de Bac che spara a zero sulla Legge 40, ancora una volta. Il bello è che qualcuno, all’imparzialità di certe testate, ci crede ancora.
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