LA CHIESA DI FRONTE ALL’ABORTO
Ci scrive don Matteo Graziola. Il diritto assoluto alla vita di ogni essere umano. Il giudizio della Chiesa sull’aborto e su tutte le operazioni tese alla soppressione o manipolazione o sfruttamento della persona umana nella sua fase di vita embrionale e prenatale è sempre stato molto chiaro e non soggetto a variazioni. I numerosi pronunciamenti dei Pontefici, del Concilio Vaticano II e delle varie Congregazioni Vaticane sono riassunti ufficialmente nel Catechismo della Chiesa Cattolica, curato dal cardinale Joseph Ratzinger e promulgato da Giovanni Paolo II nel 1992 (con alcune precisazioni nell’edizione definitiva del 1997) ; l’argomento poi è diventato oggetto specifico della nota Enciclica “Evangelium Vitae”, promulgata il 25 marzo 1995 (si noti la voluta coincidenza con la festa dell’Annunciazione, cioè del concepimento del Verbo nel grembo di Maria), considerata a buon diritto la magna charta dell’insegnamento della Chiesa in questa scottante materia. Giovanni Paolo II è noto per i suoi numerosissimi interventi in difesa della vita umana e contro l’aborto: le stime giornalistiche parlano di oltre mille pronunciamenti solo in materia di aborto nei suoi 27 anni di pontificato. Benedetto XVI si è fatto continuatore convinto di questa linea magisteriale, ponendosi coraggiosamente contro l’enorme apparato socio-politico-culturale che sostiene in tutto il mondo la diffusione di leggi e pratiche avverse alla vita umana nascente. In due recenti interventi ha chiarito i punti essenziali della posizione della Chiesa.
Il primo è stato quello rivolto ai membri della Congregazione per la Dottrina della Fede, ai quali ha ricordato quali sono i principi morali indiscutibili che devono servire da punto di riferimento per tutte le valutazioni in campo bioetico: “Il Magistero della Chiesa … ha il compito di ribadire i grandi valori in gioco e di proporre ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà principi e orientamenti etico-morali per le nuove questioni importanti. I due criteri fondamentali per il discernimento morale in questo campo sono a) il rispetto incondizionato dell’essere umano come persona, dal suo concepimento fino alla morte naturale, b) il rispetto dell’originalità della trasmissione della vita umana attraverso gli atti propri dei coniugi. Dopo la pubblicazione nel 1987 dell’Istruzione Donum vitae, che aveva enunciato tali criteri, molti hanno criticato il Magistero della Chiesa, denunciandolo come se fosse un ostacolo alla scienza e al vero progresso dell’umanità.
Ma i nuovi problemi connessi, ad esempio, con il congelamento degli embrioni umani, con la riduzione embrionale, con la diagnosi pre-impiantatoria, con le ricerche sulle cellule staminali embrionali e con i tentativi di clonazione umana, mostrano chiaramente come, con la fecondazione artificiale extra-corporea, sia stata infranta la barriera posta a tutela della dignità umana. Quando esseri umani, nello stato più debole e più indifeso della loro esistenza, sono selezionati, abbandonati, uccisi o utilizzati quale puro “materiale biologico”, come negare che essi siano trattati non più come un “qualcuno”, ma come un “qualcosa”, mettendo così in questione il concetto stesso di dignità dell’uomo?” . E’ da notare che nel contesto di un dibattito in cui spesso anche coloro che sono contrari all’aborto cercano di evitare affermazioni chiare e precise sul diritto alla vita del nascituro, Benedetto XVI riassume in poche parole proprio l’argomento ontologico decisivo, dal quale derivano tutte le conseguenze morali e giuridiche: il rispetto incondizionato dell’essere umano come persona dal suo concepimento fino alla morte naturale. Incondizionato: non esiste alcuna circostanza che legittimi l’uccisione di un essere umano innocente; persona: non è un semplice grumo di cellule, ma una realtà biologica in cui è già presente tutto il mistero di soggettività personale che si manifesta nel corso di tutta la sua esistenza; concepimento: la persona non è questione né di tre mesi, né di 18 giorni, né di sei ore, ma è un avvenimento che fin dal suo inizio oggettivo è se stesso e si stacca da tutto il resto; morte naturale: un chiaro riferimento alla inaccettabilità dell’eutanasia, la cui logica è fondamentalmente la stessa dell’aborto, e cioè la negazione del mistero della persona. Il secondo intervento è stato quello rivolto ai partecipanti ad un convegno sull’identità dell’individuo promosso dalla Acadèmie des Sciences di Parigi e dalla Pontificia Accademia delle Scienze. In questo contesto ha approfondito il tema del mistero che connota la persona umana: L'uomo non è il frutto del caso, e neppure di un insieme di convergenze, di determinismi o di interazioni psico-chimiche; è un essere che gode di una libertà che, pur tenendo conto della sua natura, la trascende, e che è il segno del mistero di alterità che lo abita.
È in questa prospettiva che il grande pensatore Pascal diceva che "l'uomo supera infinitamente l'uomo" […] è più importante che mai educare le coscienze dei nostri contemporanei, affinché la scienza non divenga il criterio del bene e l'uomo sia rispettato come il centro del creato e non sia oggetto di manipolazioni ideologiche, né di decisioni arbitrarie o abusi dei più forti sui più deboli. Pericoli di cui abbiamo conosciuto le manifestazioni nel corso della storia umana, e in particolare nel corso del ventesimo secolo […] Qualsiasi pratica scientifica deve essere anche una pratica di amore, chiamata a mettersi al servizio dell'uomo e dell'umanità, e ad apportare il suo contribuito all'edificazione dell'identità delle persone. In effetti, come ho sottolineato nell'Enciclica Deus caritas est, "L'amore comprende la totalità dell'esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo”” . Particolarmente importante, per capire lo spirito di questi interventi del Magistero ecclesiastico, è il richiamo circa il fatto che “qualsiasi pratica scientifica deve essere anche una pratica di amore, chiamata a mettersi al servizio dell'uomo e dell'umanità”: la Chiesa non è contro alla ricerca scientifica, anzi la promuove assiduamente, ma è contro una ricerca scientifica fatta sulla pelle di esseri umani usati come materiale biologico e annientati per l’interesse altrui.
Se la medicina non nasce da un atto di amore verso la persona umana si tramuta nella più disumana delle scienze, come è tristemente accaduto nel campo di concentramento di Auschwitz dove i medici tedeschi facevano esperimenti sulla pelle dei prigionieri ebrei. Il richiamo all’amore riporta tutto il dibattito dal piano già di per sé molto chiaro della giustizia a quello ancora più chiaro della vocazione alla pienezza, alla felicità, alla comunione che è iscritta da Dio nel cuore dell’uomo: di fronte all’essere umano piccolo e indifeso dovrebbe sorgere immediatamente in tutti il desiderio di salvarlo e non certo quello mostruoso di sopprimerlo. Sul piano comunque della giustizia merita ricordare anche un precedente intervento di Benedetto XVI: “il diritto alla vita di ogni essere umano innocente, nato o nascituro, è assoluto e valido per tutte le persone senza alcuna eccezione. Tale uguaglianza "è la base di ogni autentico rapporto sociale che, per essere veramente tale, non può non fondarsi sulla verità e sulla giustizia”(Evangelium Vitae n.57)" . Ciò significa che non solo il credente cattolico deve rispettare questo diritto, ma ogni uomo è tenuto a farlo, senza eccezioni. Una società in cui fosse lecito l’omicidio non sarebbe più una società, ma un incubo spaventoso per tutti. Va dunque sgomberato subito l’equivoco di chi crede che la Chiesa voglia imporre una propria legge allo Stato laico: la Chiesa qui non fa altro che richiamare un diritto umano fondamentale, su cui si basa l’esistenza stessa della società civile, di uno Stato di diritto e di un ordinamento democratico.
Non stiamo imponendo la frequenza alla Messa della domenica a nessuno: stiamo chiedendo a tutti che non si uccidano esseri umani innocenti. Il giudizio sulle leggi abortiste Riguardo dunque alle leggi che permettono l’aborto il giudizio del Magistero, espresso da Giovanni Paolo II, è di conseguenza altrettanto chiaro: “Le leggi che autorizzano e favoriscono l'aborto e l'eutanasia si pongono dunque radicalmente non solo contro il bene del singolo, ma anche contro il bene comune e, pertanto, sono del tutto prive di autentica validità giuridica… Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa” . Vista la gravità del di questo delitto, la Chiesa commina la pena della scomunica non solo a chi lo compie direttamente, ma anche a chi collabora ad esso, almeno nel caso in cui senza questa collaborazione l’aborto non sarebbe stato fatto: questa scomunica comprende quindi anche i politici che votano leggi che consentono l’aborto e lo rendono praticabile quindi anche a chi altrimenti non lo farebbe. Pochi mesi fa il cardinale di Città del Mexico ha comunicato ai deputati locali il decreto di scomunica il giorno in cui essi hanno votato la legge mexicana sull’aborto. Si può capire che tale provvedimento vale anche per i politici che si oppongono apertamente a progetti di legge tesi a restringere la permissività di queste leggi già esistenti o tesi a proporre alle donne alternative concrete all’aborto, come avvenuto in Provincia di Trento nel maggio del 2006. Del resto le cifre che emergono dall’applicazione delle leggi abortiste sono impressionanti.
La Legge 194, attiva dal 1978, ha autorizzato la soppressione in 30 anni di 5 milioni di esseri umani: in un’Italia che sempre più lamenta la sproporzione tra una vasta popolazione adulta e una scarsa giovanile, dobbiamo constatare che cinque milioni di persone che oggi avrebbero meno di 30 anni sono state silenziosamente eliminate… Gli Stati Uniti in 35 anni di aborto legale hanno superato i 45 milioni di vittime. E paesi come la Russia, la Cina e la Corea del Nord (dove la Chiesa Cattolica è stata ridotta al silenzio) soverchiano di molto queste cifre. La Chiesa e la moratoria proposta da Ferrara Pertanto l’iniziativa della moratoria proposta da Ferrara ha trovato l’adesione immediata del quotidiano Avvenire e il sostegno del Cardinal Bagnasco, Presidente della CEI, che l’ha definita “lodevole” e ha auspicato “che la nuova richiesta possa trovare il giusto spazio nelle sedi istituzionali”. Egli ha ripreso ampiamente l’argomento nella relazione del 21 gennaio ai vescovi italiani, ribadendo pubblicamente: “come non essere grati a chi per primo, da parte laica, ha dato evidenza pubblica alla contraddizione tra la moratoria che c’è [sulla pena di morte] e quella che fatichiamo tanto a riconoscere?”. Contestualmente il Papa, nel discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede – e cioè ai rappresentanti di quasi tutti gli stati del mondo -, ha ripreso la tematica nel contesto proprio di quei diritti umani che le Nazioni Unite hanno proclamato in una celebre Dichiarazione di cui ricorre nel 2008 il cinquantesimo anniversario e che costituisce il cuore dello statuto ideale dell’organizzazione medesima. Ecco alcune delle parole di Benedetto XVI: “In tutti i continenti la Chiesa cattolica si impegna affinché i diritti dell'uomo siano non solamente proclamati, ma applicati… Non posso non deplorare ancora una volta gli attacchi continui perpetrati in tutti i Continenti contro la vita umana… Mi rallegro che lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della pena di morte ed io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana”. In Austria, qualche mese fa, davanti alle autorità politiche aveva ricordato che “l’aborto non può essere un diritto umano – è il suo contrario” E aveva aggiunto questa espressione che non dovrebbe lasciare indifferente nessuno: “Vorrei piuttosto farmi avvocato di una richiesta profondamente umana e portavoce dei nascituri che non hanno voce”. La richiesta di applicazione della parte costruttiva della 194
Mentre dunque da una versante la Chiesa denuncia il carattere iniquo di quella parte della legge che permette la soppressione di esseri umani innocenti (Bagnasco lo ha riaffermato chiaramente, ricordando che i vescovi continuano “a dire che non ci può mai essere alcuna legge giusta che ‘regoli’ l’aborto”) e sostiene la richiesta che sia promulgata una moratoria in difesa di tutti i nascituri, dall’altro versante domanda anche che proprio la parte accettabile e costruttiva della medesima legge, cioè quella che riguarda gli aiuti alle donne perché accolgano il figlio che portano in grembo, sia finalmente applicata. I cattolici cioè devono chiedere che enti statali e non statali collaborino insieme per offrire alle donne in difficoltà tutto l’aiuto necessario per affrontare la gravidanza e la crescita del figlio, attraverso anzitutto una adeguata politica famigliare (si veda in questo senso la necessità di sgravi fiscali sulle famiglie), un sostegno alle associazioni di volontariato che sostengono la maternità, quali i nostri Centri di Aiuto alla Vita, e siano stanziati fondi adeguati per le persone bisognose. La Chiesa deve sentirsi in prima fila in quest’opera di aiuto alla vita, come ha sottolineato lo stesso Pontefice: “non chiudo gli occhi davanti ai problemi e ai conflitti di molte donne e mi rendo conto che la credibilità del nostro discorso dipende anche da quel che la Chiesa stessa fa per venire in aiuto alle donne in difficoltà… La comunità cattolica deve offrire sostegno a quelle donne che incontrano difficoltà nell'accettare un figlio, soprattutto quando sono isolate dalla propria famiglia e dai loro amici”. Una battaglia culturale Infine va notato che la battaglia per la vita al suo fondo è culturale.
Non basta fare leggi giuste, pur doverose e irrinunciabili. Non bastano neanche gli aiuti umanitari. Se l’uomo di oggi è così incredibilmente fragile su valori così chiari e basilari come quello degli autentici diritti umani è dovuto ad uno smarrimento profondo del significato stesso della vita. Per questo l’opera della nuova evangelizzazione è l’azione più urgente perchè l’umanità rincontrando Cristo e la sua Chiesa possa ritrovare se stessa e, superando lo scivolamento irrazionale nella ‘cultura di morte’, possa riscoprire la Verità e l’Amore che danno senso alla vita. Don Matteo Graziola, membro del Direttivo del Movimento per la Vita trentino
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