Assaggi 28: L'anima di ogni apostolato
La vita esteriore è una sorta di ebbrezza che esercita su di noi un fascino irresistibile e ci impedisce di riflettere su ciò che Dio si aspetta da noi. Si ama l'azione perché ci si esonera dal vero lavoro, quello che Dio vuole operare in noi. Ci si dà da fare col pretesto di cercare la gloria di Dio, ma in realtà per vivere fuori dell'influenza di Dio. In sostanza, ci si accontenta dei successi puramente umani che hanno solo un'infarinatura di soprannaturale, e non hanno Cristo come principio e come fine. Quante realizzazioni, ammirevoli a prima vista, sono prive di ogni base soprannaturale!
Un certo numero di persone (...) arrivano a una specie di culto per l'azione che (...) li spinge ad abbandonarsi a un attivismo sfrenato. Sembra che l'Onnipotente, il quale ha creato il mondo senza il minimo sforzo, non riesca a fare a meno di loro. (...) Con uno stato d'animo del genere, la vera preghiera diventa difficile. Invece di essere la porta per entrare nella gioia del Signore, sarà un ònere ingrato che si cerca di evitare o che si sbriga alla meglio.
(...)
La vita d'unione con Dio è per l'apostolato ciò che l'anima è per il corpo. Senza la vita d'unione con Dio, l'operaio evangelico rischia di essere solo un "bronzo che risuona o un cembalo che tintinna".
(...)
Senza orazione, tutto si riduce al fracasso del martello sull'incudine. Si fa poco più di niente, spesso niente e anche male. Chi trascura la vita interiore, e aspira ad opere clamorose, non ha nessuna intelligenza della sorgente d'acqua viva, e della fonte misteriosa che fa fruttificare tutto.
Perché le opere cattoliche, che pure sono tanto numerose, non riescono a trasformare la società? Sono piene di logica ma sfornite di santità. (...) La verità è che voi non vi mostrate come il riflesso di Dio; e pertanto, non essendolo voi, non potete formare degli adoratori in spirito e verità, come chiede il Signore.
(da Dom Chautard, L'anima di ogni apostolato)
|