Un'amica della ragazza uccisa: mi disse che il fidanzato era ossessionato dal porno All’amica del cuore Chiara aveva confidato l’esistenza di problemi tra lei e Alberto: non sopportava più una specie di ossessione del fidanzato per la pornografia.
«Se lui non cambia, glielo dico a suo padre», le aveva rivelato. «Sì, è vero - conferma adesso la madre dell’amica - Chiara aveva detto quella frase a mia figlia. Lei aveva capito che si riferiva alla foto porno, non immaginava che potesse esserci anche del materiale pedofilo. Di questo Chiara non le ha parlato. Forse non ne avuto il tempo: eravamo in montagna ad agosto, quando è stata uccisa». «Se Chiara avesse visto che Alberto aveva immagini pedo-pornografiche di sicuro non l’avrebbe perdonato, non avrebbe lasciato passare una cosa così», è stata invece la reazione di Rita Preda, la madre della vittima, quando il suo avvocato Gian Luigi Tizzoni l’ha informata degli ultimi sviluppi.
Quelle 15 foto e quei 10 video, trovati sul computer e sulla chiavetta Usb di Alberto, erano stati cancellati. Prima di consegnare spontaneamente ai carabinieri il portatile e l’accessorio, poche ore dopo il delitto, quando non era ancora indagato, lo studente aveva eliminato quei file «compromettenti», con immagini e filmati di bambini nudi, ripresi mentre compiono atti sessuali. Non sapeva, evidentemente, che la cancellazione di un documento da un supporto informatico, se non effettuata con procedure particolari, è «logica» e non «fisica». E che uno specialista è in grado di andare a leggere le tracce dei dischi e recuperare i file eliminati, come hanno fatto i tecnici del Ris. Almeno uno risulta essere stato aperto a luglio.
In quel periodo Alberto era a Londra, dove Chiara l’aveva raggiunto per un week-end. Da giovedì la difesa si è chiusa nel silenzio. L’unica reazione, ieri, è stata affidata ad un’agenzia dall’avvocato Fabio Giarda, figlio e collaboratore del professor Angelo, uno dei legali di Alberto: «La perizia sul computer è stata effettuata non rispettando il diritto della difesa e, poiché si tratta di un accertamento irripetibile, è nulla». Ma il gip aveva respinto un’istanza di incidente probatorio proprio sostenendo che l’analisi di un computer è un atto ripetibile.
La Stampa, 22 dicembre