Il Parlamento Europeo stabilisce come e quando a scuola si può parlare dell’origine del Mondo: risoluzione 1580/2007
La risoluzione n. 1580 del Parlamento europeo, approvata il 4 ottobre 2007 recita così: “Per alcune persone la Creazione, quale argomento di credo religioso, dà senso alla vita. Tuttavia, l’Assemblea parlamentare è preoccupata. … Se non stiamo attenti, il creazionismo potrebbe diventare un pericolo per i diritti umani, che sono una priorità per il Concilio d’Europa” (2).
Più avanti, la risoluzione esplicita che il Creazionismo è una forma di fondamentalismo che presenta la sua versione più sottile nel “Disegno intelligente” che è sostanzialmente in contrasto con la teoria dell’Evoluzione. I diritti umani sono dunque seriamente minacciati dall’idea di una Creazione del mondo, condivisa - si noti - da miliardi di persone sparse nel mondo intero. Che cosa è realmente in pericolo? Risponde la risoluzione: “Il totale rifiuto della scienza è uno dei più seri attentati ai diritti umani e civili” (12). E più avanti, si afferma addirittura che “se viene negato ogni principio di evoluzione, è impossibile il progresso della ricerca medica nella lotta contro l’AIDS e contro i rischi dei cambiamenti climatici.” (11). Vorrei esprimere due considerazioni a proposito di questa dichiarazione ufficiale del Parlamento Europeo, “indirizzata a tutti gli Stati membri e specialmente alle loro autorità nel campo dell’educazione” (19).
La prima riguarda il concetto di “creazione”; la seconda riguarda il concetto di scienza. “La creazione - si dice - dà senso alla vita”: non mi pare poco! Subito dopo però si precisa che deve rimanere confinata nell’ambito del proprio credo religioso, e non deve avere nessuna ricaduta sulla “democrazia”, sui “sistemi educativi” e sulla didattica della scienza. In questi ambiti, infatti, si deve lasciar posto solo all’Evoluzione, l’unico sapere scientifico ammesso. Volevo osservare, a questo proposito, che il concetto di creazione non è antitetico a quello di evoluzione, ma a quello di “nulla”. L’evoluzione di qualcosa ha senso solo se prima il soggetto ha iniziato ad esistere. La creazione, in altre parole ancora, vuol essere la risposta alla domanda: “perché esiste il mondo?”; l’evoluzione invece, è l’interpretazione delle differenze presenti nel mondo e del loro dispiegarsi nel tempo. L’evoluzionismo è il contrario del fissismo, non del creazionismo e questo concetto appartiene al sapere largamente condiviso.
Se l’intento della risoluzione era quello di isolare e colpire i creazionisti fondamentalisti, ovvero coloro che ritengono che i primi versetti del libro della Genesi abbiano un significato letterale di tipo scientifico, bisognava dirlo con maggior chiarezza, distinguendoli dalle centinaia di milioni di persone che invece credono semplicemente che il Mondo abbia un suo Creatore, pur accettandone o non, l’evoluzione. La seconda considerazione che propongo è invece di natura epistemologica. Il messaggio che il Parlamento europeo vuole lanciare è molto chiaro e dice all’incirca così: “Gli europei possono pur credere in un Creatore, purchè lo facciano solo nella loro sfera privata, di tipo religioso; è per loro vietato parlarne in pubblico e soprattutto insegnarlo a scuola in un orario che sia diverso da quello dell’ora (facoltativa o assente) di religione”. “A scuola - prosegue il comunicato - si parla solo di Evoluzione, cioè di continuità tra il mondo inorganico e il mondo organico, realizzatasi grazie al duplice meccanismo della mutazione e della selezione naturale”. In realtà, vorrei osservare che se la scienza è un processo che ricerca le cause dei fenomeni attraverso un metodo rigoroso e sperimentale, non si può arrestare di fronte al problema della causa ultima, dicendo che non ha senso parlarne, perché esula dal suo campo di indagine. Si utilizza l’indagine rigorosa e sperimentale per scoprire le cause di ogni fenomeno, e di causa in causa si arriva all’inizio. Perché vietare agli insegnanti di parlare di una Causa incausata capace di rendere ragione di tutte le cause successive individuate e appena studiate? E’ preferibile ammettere che la scienza non sia in grado di rispondere alla “domanda delle domande”, adducendo come motivazione il suo statuto epistemologico? Possibile che non si possa parlare di un Creatore almeno come un’ipotesi da affiancare a quella, evidentemente preferita dal Parlamento europeo, che non prevede proprio nulla? Non è lecito, a questo punto, che sorga un dubbio?
Non è che l’Europa abbia paura che nelle sue scuole sia consentito ai bambini di giungere ad un Creatore attraverso un pensiero razionale, che non sia cioè quello di tipo mitico che si ritrova nelle religioni? Non è per caso che si voglia relegare il pensiero di Dio nella sfera “irrazionale”, in modo che perda di credito nelle future generazioni? Mi auguro che il sospetto non sia fondato, ma mi ricorda molto da vicino il monito che Benedetto XVI ha lanciato a Ratisbona, nella sua celebre lezione magistrale, nel passaggio in cui si riferisce all’attuale contesto epistemologico: “Soltanto il tipo di certezza derivante dalla sinergia di matematica ed empiria ci permette di parlare di scientificità. Ciò che pretende di essere scienza deve confrontarsi con questo criterio. Il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come ascientifico o pre-scientifico. Con questo però ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione.” Che cosa tolgo alla biologia - ha detto il nostro Vescovo - se dopo aver analizzato e descritto tutta la biochimica complessa di una cellula, spiegandone i meccanismi e tutte le cause intermedie, nomino la Ragione (Logos) come sua causa ultima? E’ proprio curioso: il Parlamento Europeo che si occupa di promuovere i diritti umani, invita le autorità preposte all’educazione a non nominare mai il Creatore ai loro giovani cittadini, perché, non si sa mai, “potrebbe dare senso alla loro vita”(2). Parola del Parlamento Europeo, evoluto ma non creato!