Biologia sintetica
Di don Massimo Pelliconi (del 08/10/2007 @ 17:54:48, in Bioetica, linkato 1324 volte)
Televisioni e giornali ne hanno parlato, ma forse pochi sono gli italiani che hanno capito cosa è effettivamente accaduto nei laboratori di Craig Venter del Maryland. La scoperta scientifica è in effetti notevole: ricostruire un cromosoma batterico sintetico lungo 381 geni e contenente 580.000 coppie di basi, rappresenta certo un evento interessante. Le tecniche di ingegneria genetica adottate sarebbero in grado in futuro di dare luogo alla produzione di nuovi importanti farmaci, fino alla sintesi di interi cromosomi umani. Ciò significa che la terapia genica potrebbe raggiungere risultati sorprendenti. Non solo, ma si pensa addirittura allo sviluppo di cellule fotosintetiche per la produzione di fonti di energia alternativa. Lo spettro delle applicazioni pare davvero molteplice. Tuttavia, realisticamente parlando, dobbiamo riconoscere che spesso vi è una sproporzione tra l’incalzare delle scoperte scientifiche nello sviluppo delle biotecnologie e la capacita di guidare, di orientare a fin di bene tali scoperte. In questo senso, la speranza alimentata dal progresso è al contempo minata dal timore che tanta potenza innovativa possa divenire potenza distruttiva. Che uso ne farà l’uomo? È questa la domanda che ci inquieta e che si pongono anche i grandi scienziati: “La biotecnologia – ha dichiarato uno dei più noti ricercatori italiani, il professor Angelo Vescovi – non è diversa dalla fisica nucleare, dalla quale si può produrre energia ed anche fabbricare bombe, semmai è più potente, nel senso che la fisica nucleare applicata può distruggere, ma le biotecnologie possono modificare in poche decine di anni e in futuro, forse, anche nell’arco di mesi, quello che l’evoluzione ha creato in migliaia di anni”. In tal senso, il postulato di partenza non ammette fraintendimenti: nessuno ci racconti più che il progresso va lasciato libero di galoppare senza redini, senza regole. Il potente cavallo se non è domato, guidato, finirà inevitabilmente per disarcionarci. Progresso ed etica, scoperte e valori, sviluppo e dignità umana non possono mai essere dissociati. Il papa, citando Giovanni Paolo II, lo ha ricordato di recente alla comunità scientifica: “Gli scienziati, proprio perché ‘sanno di più’ sono chiamati a ‘servire di più’. Poiché la libertà di cui godono nella ricerca dà loro accesso al sapere specializzato, hanno la responsabilità di utilizzare quest’ultimo saggiamente per il bene di tutta la famiglia umana”.