L’amore esiste. 17.10. 2006.
L’amore non esiste, così ha sentenziato una mia alunna, gli adulti, secondo lei, confermano ogni giorno la vanità di un impegno che pretenda di durare per sempre. La tesi parrebbe confermata dal diffondersi di un tipo d’unione libera, dove uomo e donna si incontrano quando lo desiderano, per poi tornare alle rispettive case. A rafforzare ulteriormente questa ipotesi si aggiunga l’elevato tasso di fallimenti matrimoniali.
L’amore appare sempre più in bilico fra il desiderio di possedere e la scoperta che spesso, con la conquista, si consumi l’amore stesso.
Allora, il volto dell’amato che tanto aveva fatto sognare sembra mutare in una maschera priva di espressione, possibile?
Dove risiede l’inganno, nel prima o nel dopo?
Guardiamoci intorno, la nostra società alimenta il desiderio, la passione, la rapidità del consumo. La durata, il sacrificio, semplicemente atterriscono. I legami si fanno superficiali, prevale la logica del connettersi e dello sconnettersi tipica del linguaggio informatico. Baumann, il grande sociologo, parla di amore liquido.
La religione del consumo suggerisce un'unica forma d’amore, l’amore di sé, una forma di amore mai pago, affamato di nuovo e di emozioni. Viene alla memoria il rapporto fra Eros e Agape evocato dal Papa nella sua prima enciclica.
Va con ciò crescendo nell’uomo un deserto; l’unico rischio ammesso appare l’azzardo, esso ha il colore del gioco.
L’amore non esiste, sembra di assistere alla resa di ogni rapporto durevole, come se la realtà che osserviamo fosse la sola possibile.
Anche il cinema, la letteratura, i serial televisivi rafforzano questa credenza, le storie più accattivanti reclamano il tradimento, l’abbandono, una trama torbida per non dire morbosa.
Tutto ciò, ci viene presentato come impegnato, problematico, profondo, e perciò serio, quindi vero.
Mentre “la famiglia normale”, la ripetitività del quotidiano, il semplice amore di un padre e di una madre, il susseguirsi dei giorni, delle rinunce, delle attese, delle speranze, la nascita dei figli, tutto questo l’ideologia dominante lo giudica banale, falso; famiglia da mulino bianco.
Così, assistiamo alla resa nei confronti di una realtà, vissuta come immutabile, come la sola possibile. Ma non può essere così, “la crisi dell’amore” mi appare, invece, indice di una malattia dello spirito, la morte della speranza, tanto siamo assillati dal presente e dal mito del “benessere”. Ossessionati dal corpo dimentichi “dell’anima”, assillati dall’idea di apparire sempre e comunque.
Non mi stupisce quindi che la mia giovane alunna possa aver perso la speranza nell’amore.
Io però, voglio ricordarle almeno due eventi che possono vincere il pessimismo o comunque aprire uno spiraglio verso il domani. Il primo è il ricordo della mia famiglia, una fra milioni: lì compresi cosa fosse l’amore, nella gratuità dei gesti, in quel dare continuo che è proprio di ciascun padre e di ciascuna madre. Un dare che si consuma nel gesto estremo del far crescere, e del lasciar andare. I figli, un giorno, “si ribellano ai padri”, quel giorno i padri e le madri sanno che i loro ragazzi ora camminano con le proprie gambe. In questo addio è racchiuso qualcosa di impronunciabile, qualcosa di doloroso eppure giusto, una santa ferita. L’espressione forse più alta dell’amore disinteressato.
Il secondo ricordo è un’estensione del primo, è la memoria in me vivissima dell’innamoramento perenne, che provai quando nacque il mio primo figlio. In quei giorni, seppi che l’amore eterno esiste e compresi altresì i miei genitori. Quando siamo figli certe cose ci sfuggono, ma poi il tempo ci educa. Per questo il nostro tempo ha bisogno di padri, di madri, di famiglie, perché la catena sapiente dell’amore passi attraverso il sangue e la vita. L’amore fra un uomo e una donna si nutre di questo, del mistero della rinuncia, della capacità di rinnovarsi ogni giorno guardando oltre il volto oltre la maschera, oltre il semplice piacere esso è un progetto e un rischio bellissimo.
L’amore esiste, mia giovane alunna, oltre le maschere, oltre le mode, oltre il nostro egoismo, ma esso ha un prezzo, non dimenticarlo mai.
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