Giovani perduti, adulti smemorati. Troppi luoghi comuni in vista dell'Agorà di Loreto (1-2 settembre).
Ah, questi giovani! Inaffidabili. Maleducati. Tiratardi. Inclini a innumerevoli vizi, tra cui l’alcol, le droghe, la musica fragorosa, l’eccesso di velocità. Non possiamo contare sui giovani d’oggi perché non ci sono più i valori di una volta.
Fine con i luoghi comuni su “questi giovani”. I valori di una volta… Sono opportune, a questo punto, due testimonianze. La prima: «Oggi i ragazzi amano troppo i propri comodi. Mancano di educazione, disprezzano l’autorità, i figli sono diventati tiranni anziché essere servizievoli. Contraddicono i genitori, schiamazzano, si comportano da maleducati con i loro maestri». La seconda: «In questi ultimi tempi, il mondo si è degenerato al di là di ogni immaginazione. La corruzione e la confusione sono diventate cose comuni. I figli non obbediscono più ai genitori e ormai non può che essere imminente la fine del mondo». La prima è di Platone, 400 aC; la seconda è una tavoletta assira del 2.800 aC.
Ciò significa che i giovani non sono giovinastri? Che sono tutti educati, responsabili e obbedienti? No. La macchina del tempo ci ammonisce a non generalizzare e a non indossare i panni sciagurati dei profeti di sventura, da cui dovremmo invece ben guardarci. Quanti adulti dalla memoria corta. Non si ricordano che le stesse cosacce che oggi loro sibilano nei confronti dei giovani, quando erano giovani piovevano loro addosso da parte degli adulti del tempo? Non ricordano il senso di amarezza e ingiustizia provato in quei momenti?
I giovani sono tanti e vari. Appartengono a tanti mondi, a volte comunicanti, altre volte tra loro estranei. Se in cronaca nera finiscono i giovani impasticcati, se in autobus o nei negozi o per la strada tendiamo a individuare i due o tre maleducati su dieci, proprio perché siamo adulti, e quindi seri e responsabili (non come i giovani, oh no…), dovremmo essere capaci di dire: questi sono alcuni giovani, non tutti. Altrimenti faremmo come i grandi commentatori da tavolino dei giornaloni e delle televisioni, che ad ogni Giornata mondiale della gioventù o avvenimento analogo (cominciarono con Parigi 1997, raggiunsero il culmine con Roma 2000, si ripeteranno tra poche settimane a Loreto) manifestano lo stesso stupore: e da dove saltano fuori questi giovani educati, composti, pensanti, che cantano e ridono ma senza spaccare niente, non si ubriacano, pregano, vegliano e vogliono bene al Papa? Poiché non riescono a comprenderli, li cancellano dalla memoria: esisterebbero, ma poiché non dovrebbero esistere, non esistono.
In realtà ci sono e sono giovani normali. Basterebbe aprire gli occhi e andarli a trovare mentre fanno sport, teatro, buona musica e volontariato, si preparano a diventare educator, ed evitano quella pessima tv in cui alcuni loro (pochissimi) coetanei finiscono triturati, favorendo una fatale illusione ottica: poiché la tv è la realtà, i giovani che sono dentro la tv sono i giovani di oggi (li ho visti io!).
E la sequela di accuse, di essere incoerenti, eterni fanciulloni, incapaci di assumersi responsabilità, eccetera? Il sospetto è che spesso si tratti di un banale fenomeno di proiezione. Alcuni (tanti?) adulti attribuiscono ai giovani i propri difetti, pensando così di liberarsene. Ah, questi adulti!
(Editoriale di "Toscana Oggi", 29 luglio 2006).
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