Chiedo scusa se racconto un fatto personale, ma temo, anzi, sono sicuro che sia capitato e accada anche ad altri. E meriti, quindi, il dominio pubblico.
Sabato notte mi hanno rubato la bici davanti a casa. E’ la quarta volta che succede. Davvero non ne posso più.
E pensare che dopo gli ultimi furti subiti avevo preso apposta un modello giurassico strausato, immaginando che non potesse esservi miglior antifurto di un ferrovecchio arrugginito. Oddio, perfettamente funzionante. Ma con almeno cinquant’anni di strada, e forse più, nelle ruote.
Ciò nonostante l’ho sempre accuratamente chiuso con tanto di megacatenaccio neanche fosse l’Honda di Valentino Rossi.
Invece niente. Rieccomi appiedato e furibondo per il senso di impotenza che ci si ritrova addosso in queste circostanze. Ho provato ovviamente a girovagare qua e là, alla disperata ricerca della mia balilla a pedali. Ma, sia pur a malincuore, dopo un po' mi sono arreso.
E ho rinunciato anche alla denuncia, per la sufficienza con cui ogni volta, dopo essere rimasto vittima dei precedenti furti, carabinieri e polizia hanno sempre preso svogliatamente nota dell’accaduto, lasciandomi intendere che l’atto, pur dovuto, non sarebbe servito a nulla. Inutile illudersi, sembravano dirmi. La bici non salterà più fuori. Né si troverà l’autore del furto. Sempre che – aggiungevo io mentalmente – questi non si presenti spontaneamente in questura, meglio se con il maltolto, spinto dall’irrefrenabile impulso di subire la sanzione prevista dalla legge.
Amari sarcasmi a parte, a sentire le forze dell’ordine si dovrebbe prendere atto che il furto di biciclette come di altri analoghi beni personali (pare che oggi vadano molto – cioè spariscano – anche le macchine fotografiche digitali) appartenendo alla categoria della micro-criminalità, è destinato a rimanere come tale impunito. A diventare "normale".
Già: normale. Perché quello da me subito rientra fra le migliaia di reati minori ai quali, secondo carabinieri e polizia, occorre rassegnarsi perché è già tanto se nel nostro territorio il numero di crimini e delitti di rilevanza medio-alta (dai furti negli appartamenti a quelli delle automobili, dalle rapine in banca alle violenze sulle persone), risulta relativamente più basso e sotto controllo rispetto al resto del Paese.
Morale: noi che abitiamo quest’isola felice – il Trentino non è statisticamente paragonabile, in termini di criminalità, a certe regioni italiane del nord e del sud dove il problema è ben più drammatico – dovremmo insomma non dico rallegrarci, ma sicuramente non lamentarci di questi reati.
Di essi, anzi, faremmo bene ad autoaccusarci un po’ per non essere stati abbastanza previdenti. Nel mio caso, parcheggiando la bicicletta per strada. Vuol dire che la prossima volta, per non sentirmi in colpa, me la porterò a letto.
Gian Burrasca