Il partito di Forza Italia nella nostra provincia è reduce da una fine d’estate piuttosto turbolenta, scossa dalla notizia dello sdoppiamento del coordinamento regionale fra Trento e Bolzano, che ha suscitato interrogativi e perplessità. Malossini, come ha vissuto questa decisione romana?
Su questa vicenda c’è stato un eccesso di clamore giornalistico ed anche qualche dichiarazione fuori luogo. In realtà, la creazione di due coordinamenti regionali separati per Trento e Bolzano non è altro che una presa d’atto delle diverse realtà politico-istituzionali delle due province, che necessitano di un riconoscimento anche a livello del partito. Noi stessi abbiamo auspicato in altre occasioni una maggiore autonomia politico-organizzativa di Forza Italia nelle due province, proprio per meglio interpretare due contesti istituzionali particolarissimi rispetto al resto del Paese. Peraltro, vengono mantenuti compiti ben distinti fra i coordinatori regionali, provinciale e comunale. Tutto ciò non significa che non si debba dare vita ad un momento di coordinamento fra Forza Italia del Trentino e quella dell’Alto Adige per tutte le vicende politiche che possono interessare l’autonomia (penso alla riforma dello Statuto), la difesa della Regione e le altre problematiche di comune interesse. Anzi, proprio per queste ragioni, a breve, con la collega Biancofiore, avremo modo di insediare, d’intesa con i vertici nazionali, l’organismo regionale del partito.
E’ vero che Lei sta pensando di abbandonare Forza Italia, come ha recentemente ipotizzato la stampa locale?
Fortunatamente il periodo ferragostano, quello delle chiacchiere in libertà, è alle spalle. Questa è una notizia che semplicemente non esiste. Non avevo e non ho in mente alcun abbandono. Ho avuto, è vero, un momento di rabbia (ma non ero il solo) nel dopo elezioni per un risultato eccezionale (abbiamo sfiorato gli 80 mila voti solo in Trentino) che non ci ha premiato con la mia elezione a deputato accanto all’amico senatore Giacomo Santini, e ciò a causa dei meccanismi perversi della legge elettorale, compresa la mancanza delle preferenze. Detto questo, la mia determinazione è la stessa di prima, convinto come sono della linea politica che stiamo interpretando assieme ai colleghi del gruppo in Consiglio provinciale, con i quali c’è vera squadra, e della necessità che Forza Italia non deluda i molti amici che c’invitano a non attardarci su perdenti personalismi, perché quello che conta è il lavoro politico che sapremo portare avanti fra la nostra gente.
A volte, però, si è avvertita qualche diversità di vedute dentro Forza Italia.
Un partito che non ha discussioni al proprio interno – le cosiddette “fibrillazioni” – è preoccupante. A queste discussioni, però, non si risponde con atti d’imperio, ma con un partito che migliora e rafforza la sua vita partecipativa interna e rilancia con decisione il lavoro d’iniziativa politica e di organizzazione sul territorio, sapendo adoperarsi per far prevalere l’unità: questo ci chiedono i nostri soci e tanti simpatizzanti. In questo spirito, anche come gruppo consiliare provinciale, abbiamo il compito e la responsabilità di proseguire sulla strada di un impegno e di un lavoro, che permettano al nostro partito, da una parte, di rafforzare la sua capacità di radicarsi sul territorio e, dall’altra, di interpretare in maniera sempre più adeguata la specificità della nostra comunità provinciale. Questa è anche la ragione per cui, di comune accordo fra coordinatore regionale, coordinatore provinciale e Gruppo consiliare, avvieremo nelle prossime settimane un’operazione di ascolto e di confronto sul territorio provinciale che ci porterà, come ho già annunciato, a celebrare entro fine novembre un’Assemblea politico-programmatica aperta alla società civile. Il nostro è un partito di popolo e per il popolo che, in Trentino è sì all’opposizione, ma poiché ha nel proprio dna l’ambizione e la consapevolezza di poter governare, non si rassegna ad una sterile politica del muro contro muro.
Come si declina, in concreto, questa posizione?
Io posso portare ad esempio il lavoro compiuto in questi primi tre anni di legislatura dal gruppo consiliare provinciale, che ha svolto una rigorosa opposizione, non però sulla base di una contrapposizione pregiudiziale, ma sempre a partire da ragioni e argomentazioni fondate. E proprio perché, come ho detto prima, vogliamo interpretare gli interessi e le istanze delle nostre comunità, ci siamo misurati quotidianamente sui loro problemi, lavorando assiduamente sul territorio a diretto contatto con la gente. L’ho detto in più occasioni e lo ripeto anche in questa: non basta dire “no”. Un’opposizione seria deve entrare nel merito delle questioni, studiando e proponendo soluzioni e cercando – cosa che in qualche occasione ci è riuscita - di costruire consenso intorno alle proprie proposte. Tutto ciò non significa venir meno al ruolo proprio dell'opposizione, che è di controllo e di critica, anche severa, dell'operato dell'esecutivo provinciale, come dimostrano le decine e decine d'interventi nelle commissioni legislative e le prese di posizione – a volte anche dure - in occasione di passaggi importanti dell'attività politica ed amministrativa della Provincia e su proposte della giunta. O come dimostrano anche le oltre 180 interrogazioni presentate e sottoscritte da tutti i componenti dal gruppo consiliare (ricordo che il nostro gruppo è il solo ad aver dimostrato sempre questa compattezza politica), con cui abbiamo denunciato comportamenti, scelte e metodi adottati dalla giunta provinciale in determinate circostanze. Ricordo in proposito le denunce di sperpero di denaro pubblico per le consulenze, le battaglie sulla legge Itea, la tassa sul nonno, le nomine clientelari nella sanità, l’appesantirsi della burocrazia. Non meno importanti sono i 22 ordini del giorno, le 33 mozioni, e, soprattutto, i 24 disegni di legge d'iniziativa consiliare, che testimoniano della capacità propositiva del gruppo di Forza Italia, che spazia in tutti i settori della vita sociale, economica ed istituzionale: dall'ordinamento urbanistico all'edilizia abitativa, dal welfare alla cultura ed alla scuola, dalla riforma istituzionale alle professioni, dall'agricoltura alla pesca, dal turismo agli usi civici. E’ in fase di presentazione anche una proposta di legge seguita in particolare dal collega Giovanazzi per conto del gruppo, che interviene sul sistema elettorale.
Questo è il ruolo interpretato oggi. E per il futuro qual è la prospettiva di Forza Italia in provincia di Trento?
Dobbiamo partire dalla constatazione che nell’identità del partito è ormai entrato in modo determinante e irrinunciabile anche il nostro radicamento in questo territorio. Questo elemento chiede di essere riconosciuto ed evidenziato nel nostro agire e fare politica localmente, soprattutto in vista della scadenza elettorale del 2008. In questa prospettiva, però, dobbiamo ragionare in termini politicamente competitivi, tipici di un sistema dell’alternanza. In concreto, penso che per il centro destra sia arrivato il momento di dare avvio ad una fase costituente, per elaborare insieme un progetto di nuova “Casa comune” nella quale vi sia questa volta più spazio per l’identità e l’autonomia del Trentino.
Ma quale autonomia?
Oggi c’è da interpretare una società trentina più complessa, più ricca di soggettualità e protagonismi, che ha definitivamente superato la dicotomia fra centro e valli. C’è bisogno di avviare sul serio una riforma dell’autonomia, altrimenti questa legislatura avrà mancato il suo principale obiettivo. Purtroppo, la recente legge provinciale sul riordino istituzionale non ha corrisposto a questa esigenza. Occorreva maggiore coraggio per riformare all’interno l’istituzione provinciale ed attuare un vero trasferimento di poteri e di risorse verso i Comuni e le future Comunità di Valle. Tutto ciò non è avvenuto e bisogna dire che, più in generale, il bilancio della giunta Dellai sul fronte delle riforme è più che modesto: la conflittualità continua all’interno della maggioranza innaturale che lo sostiene, ha impedito al Presidente della Provincia di attuare quella stagione di cambiamenti da lui preannunciata e promessa con tanto clamore ad inizio legislatura. Le riforme approvate o sono semplici ritocchi, o finiscono addirittura per concentrare ancora più potere e strumenti di controllo nella Provincia. Sono emblematiche in tal senso le stesse trasformazioni degli enti funzionali in Spa, fatte passare per privatizzazioni. In realtà è accaduto il contrario: è sotto gli occhi di tutti che Trentino Trasporti, Trentino Servizi, Trentino Spa, Informatica Spa, Itea Spa, tanto per citare qualche nome, sono società controllate al 100 per cento dalla Provincia. Abbiamo invece bisogno di dare pienezza alla nostra forma d’autogoverno, che non è ancora un affermato modello di autonomia al centro del quale dovrebbe esserci un cittadino meno suddito e più protagonista. O in cui gli amministratori locali non sono più indotti a presentarsi in Provincia col cappello in mano o a subire i condizionamenti del potente assessore di turno. Il dibattito sollevato dalle dichiarazioni del difensore civico, Borgonovo Re, è indicativo. Insomma, c’è bisogno di meno Provincia e più società.
Si parla spesso, in uno schieramento come nell’altro, di politiche per lo sviluppo: qual è la strategia dello sviluppo indicata da Forza Italia?
C’è un sistema dello sviluppo che ha bisogno di innovazione, ricerca, internazionalizzazione. Sono esigenze fondamentali avvertite non solo dalle grandi imprese, ma anche dal cuore pulsante del modello di sviluppo che caratterizza il Trentino: la piccola e media impresa. Per questo dobbiamo capire cosa fanno la Camera di Commercio ed i soggetti che ad essa fanno capo, che si interessano di promozione, di commercializzazione, di formazione, di internazionalizzazione. Si deve, però, comprendere – e ne parleremo in un prossimo convegno – che la promozione turistica non esaurisce quella “politica per il turismo” che questo vitale settore della nostra economia chiede. Allo stesso modo andrà sciolto il nodo dell’eccessiva burocratizzazione, passaggio decisivo per il sistema delle imprese. Insomma, il Festival dell’Economia è una buona cosa, ma bel altra è la realtà quotidiana con cui le piccole e medie imprese devono confrontarsi in una provincia che, proprio in virtù della nostra specialissima forma di autogoverno, ha diritto di aspettarsi di più sul terreno delle scelte politiche. Aggiungo che c’è anche bisogno di coniugare sviluppo ed equità: nella prospettiva di un Trentino della solidarietà sociale e della sussidiarietà, occorre che la Provincia faccia un passo indietro, lasciando spazio al protagonismo della società, all’intrapresa delle persone, delle famiglie, delle realtà non-profit. In altri termini l’ente pubblico dovrebbe smettere i panni del gestore per assumere una responsabilità di partnership nei confronti di questi soggetti. In quest’ottica, è urgente la riforma del welfare, e per questa ragione abbiamo chiesto la priorità per il disegno di legge che su questo tema Forza Italia ha depositato in Consiglio.
Quali altri passaggi politicamente rilevanti intravede per i prossimi mesi?
Sono tre, hanno un’importanza decisiva e quindi, su di essi, Forza Italia non farà sconti. Innanzi tutto, il bilancio per il 2008, anche alla luce della scandalosa scelta del governo Prodi di tagliare i trasferimenti all’autonomia. Poi, la revisione del Piano urbanistico provinciale. È un atto politico fondamentale per capire quale Trentino dello sviluppo, delle comunità locali, della vivibilità, della socialità intendiamo prospettare. A questo proposito voglio essere molto chiaro: se la maggioranza e la giunta provinciale intendono elaborare questo documento dentro il proprio “fortino” - lasciando all’opposizione solo la possibilità di leggerlo a puntate sui giornali - e pensano di poterlo poi approvare in Consiglio provinciale grazie ai tempi contingentati, ho l’impressione che facciano male i loro conti. Un ultimo passaggio sul quale non si potranno fare sconti di sorta sarà la prospettata riforma della cultura che, nel testo licenziato a suo tempo dalla Giunta provinciale, rappresenta un piccolo-grande mostriciattolo di centralismo democratico, anzi, non democratico. Mi conforta sapere che a suo tempo, al momento dell’approvazione in giunta, lo stesso Presidente Dellai si è affrettato a dichiarare che quel testo appena approvato doveva essere radicalmente modificato.
Per concludere, una domanda sulla situazione del partito a livello nazionale: dopo il passaggio dal governo all’opposizione, c’è aria di rinnovamento in Forza Italia?
Sono in corso un dibattito ed una riflessione importanti sulla nostra identità, sul nostro ruolo di partito nazionale ed europeo, insomma, su “chi siamo” e “per che cosa”. Sotto questo profilo, l’estate appena trascorsa ci ha offerto alcune occasioni significative. Una di queste è stato certamente il dialogo-confronto, al Meeting di Rimini, fra il Presidente Berlusconi e Roberto Formigoni: un momento di grande significato per la definizione della nostra posizione rispetto ai problemi del Paese ed al nostro ruolo di opposizione alle scelte sciagurate del governo Prodi, che fanno tornare l’Italia indietro di anni. Va ricordato anche l’intervento introduttivo del coordinatore nazionale, Sandro Bondi, al Corso di formazione di Gubbio: è stato uno dei contributi più alti per spessore culturale ed analisi politica. Insomma, Forza Italia – e lo abbiamo visto anche in queste ultime settimane con gli interventi in Parlamento sui temi di politica estera, sullo scandalo politico Telecom, sulle devastanti scelte fiscali contenute nella Finanziaria del governo Prodi – è un partito attivo e vivo. Per altro verso si è messo in moto il lavoro che porterà alla rivisitazione dello statuto di Forza Italia, che significa ridisegnare un partito più moderno, più partecipato, più in sintonia con la società. In quest’ambito, sono certo che sarà data piena risposta anche all’esigenza, che abbiamo espresso per il Trentino, di una nostra maggiore autonomia organizzativa, considerando questo particolare contesto territoriali e nello spirito di un partito federato.