Ultimamente in difesa del dogma evoluzionista si è tirato in ballo persino Giovanni Paolo II. Si legga quanto segue.
Schönborn chiede all’Europa di cominciare a discutere il Darwinismo
di Mihael Georgiev - 01/08/2005
In un recente editoriale, pubblicato su New York Times il 7 luglio 2005, l’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn ha attaccato la teoria dell’evoluzione chiamandola un “dogma”. (http://www.afterthefuture.net/Mainlinks/Article%20Links/Schonborn.html). Il cardinale austriaco è stato allievo del cardinale Joseph Ratzinger ed è membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta per oltre 24 anni dallo stesso Ratzinger.
Per il cardinale l’idea della presunta “accettazione - o quanto meno acquiescenza” da parte della Chiesa cattolica nei confronti della teoria dell’evoluzione, è basata su una lettera inviata da Giovanni Paolo II nel 1996, nella quale il papa dichiarava che “l’evoluzione è più di una mera ipotesi”. Schönborn nota che tale dichiarazione, definita “vaga e priva di importanza”, è sempre citata, mentre non sono citate altre dichiarazioni di Giovanni Paolo II, nelle quali egli aveva espresso meglio ed in modo più approfondito il suo pensiero sulla natura.
La prima, quella fatta durante una udienza generale del 1985, quando il papa dichiarava che “Tutte le osservazioni sullo sviluppo della vita portano ad una simile conclusione. L’evoluzione degli esseri viventi, della quale la scienza cerca di determinare le fasi e scoprire i meccanismo, presenta una finalità intrinseca che provoca l’ammirazione. Tale finalità che guida gli esseri in una direzione della quale essi non sono responsabili o fautori, ci obbliga a supporre una Mente che è il suo inventore, il suo creatore. A tutte queste indicazioni per l’esistenza di Dio Creatore, alcuni oppongono la forza del caso o dei meccanismi propri della materia. Parlare di caso per un universo che presenta una organizzazione così complessa dei suoi elementi ed una finalità così meravigliosa nella sua vita, equivarrebbe a rinunciare alla ricerca di una spiegazione del mondo che conosciamo. Infatti sarebbe equivalente all’ammettere effetti senza causa. Sarebbe come rinunciare all’intelligenza umana, che a questo punto si rifiuterebbe di pensare e cercare la soluzione dei suoi problemi.” Ed un anno più tardi Giovanni Paolo II concludeva che “È chiaro che la verità della fede sulla creazione è radicalmente opposta alle teorie della filosofia materialista, che considerano il cosmo il risultato di una evoluzione della materia, riducibile al puro caso e alla pura necessità.”
Per sgombrare il campo da eventuali equivoci, il cardinale Schönborn ricorda che il catechismo della Chiesa - del quale egli è stato l’editore ufficiale nel 1992 - è abbastanza chiaro sul tema: “L’intelligenza umana è ormai sicuramente in grado di trovare una risposta al problema delle origini. L’esistenza di Dio Creatore può essere conosciuta con certezza nelle sue opere, mediante la ragione umana. Noi crediamo che Dio ha creato il mondo secondo la sua saggezza. Il mondo non è il prodotto di una necessità, e nemmeno di un destino cieco o del caso.”
Il Cardinale Schönborn lamenta anche che fonti evoluzioniste hanno cercato di descrivere il nuovo papa Benedetto XVI come un “evoluzionista soddisfato”, citando una sentenza su “l’origine comune” in un documento del 2004 della Commissione Teologica Internazionale, quando Benedetto XVI - allora cardinale Ratzinger - era presidente della Commissione. Ma in quel documento la Commissione affermava che “la lettera (di Giovanni Paolo II del 1996) non può essere interpretata come una approvazione in bianco di tutte le teorie dell’evoluzione, includendo quelle neo-Darwiniste che negano esplicitamente la divina provvidenza ed il suo ruolo causale nello sviluppo della vita nell’universo.” Non solo, ma secondo quel documento “una evoluzione non guidata - una al di fuori dei limiti della divina provvidenza - semplicemente non può esistere.” Il cardinale Schönborn a questo punto nota che Benedetto XVI, nella sua omelia pronunciata in piazza San Pietro il 24 aprile 2005 alla Messa per l’inizio ufficiale del suo pontificato dichiarava: «Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione» (http://www.zenit.org/italian, codice ZI05042401).
Il cardinale conclude che “all’inizio del 21° secolo, messa di fronte ad affermazioni scientifiche come il neo-Darwinismo e l’ipotesi cosmologica del multiverso - inventate per evitare le schiaccianti prove trovate dalla scienza moderna, che indicano scopo e progetto - la Chiesa cattolica difenderà ancora una volta la ragione umana, proclamando che il progetto insito nella natura è reale. Le teorie scientifiche che cercano di scartare il progetto in favore del “caso e la necessità” non sono affatto scientifiche, ma, come detto da Giovanni Paolo II, una “abdicazione dell’intelligenza umana”.
L’editoriale riassunto sopra ha avuto un seguito sul settimanale Time del 1 Agosto 2005, dove è pubblicata un’intervista allo stesso Schönborn. Il cardinale si dichiara particolarmente contento della risonanza che il suo editoriale ha avuto in Europa, e afferma che è stato lo stesso Ratzinger ad incoraggiarlo, lo scorso anno, ad affrontare l’argomento dell’evoluzione. Anche se di questo non si è parlato dopo l’elezione del nuovo Pontefice, Schönborn è convinto che papa Benedetto XVI vuole che il dibattito sull’evoluzione diventi pubblico. E poiché, secondo il cardinale, l’Europa è “Cristofobica”, ci vorrà del tempo prima di convincere - persino i fedeli - a dubitare di Darwin.
*** ***
Con l’editoriale e la successiva intervista del cardinale Schönborn, la Chiesa cattolica per la prima volta sembra concedere il proprio patrocinio al movimento “Intelligent Design”, nato negli USA nei primi anni novanta. Per molti decenni, infatti, la Chiesa cattolica non ha fatto parte attiva del dibattito creazione/evoluzione, ma è rimasta nel ruolo dello spettatore. Ora il vento sembra cambiato e la Chiesa sembra pronta ad entrare nel dibattito.
Il pontificato di Giovanni Paolo II aveva probabilmente la priorità di ricucire lo “strappo” tra la Chiesa ed il mondo scientifico, culminato con il processo a Galileo. Papa Giovanni Paolo II ha infatti revisionato - dopo ben 400 anni - quel processo. Quattro secoli possono sembrare tanti. Ma la Chiesa cattolica, forte della sua millenaria storia, probabilmente non ha fretta. Il pontificato di Benedetto XVI sembra invece avere un’altra priorità, quella di ribadire il rifiuto della filosofia materialista e delle teorie scientifiche ad essa collegate, in primo luogo quella dell’evoluzione. Questa non è una sorpresa, conoscendo la posizione di Benedetto XVI sull’argomento.
L’editoriale di Schönborn non deve comunque illudere i creazionisti biblici: il racconto biblico sulle origini non è commentato, ci si ferma solo ad affermare che le teorie materialiste sulle origini non sono scienza, ma dogma (travestito da scienza). Si tratta di una distinzione dalle conseguenze importanti: il cardinale dichiara al Time di “credere nei dogmi della fede, ma non in quelli della scienza”.
Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione
|