Il femminismo è una perdita per tutti
Con questo articolo farò arrabbiare molte donne, e forse anche qualche uomo.
Perché? Semplicemente perché sono fermamente convinta che il femminismo – per come è stato concepito fino ad ora – non sia a favore della donna, bensì contro di essa. Il femminismo sessantottino, infatti, più che porre l'accento sul valore intrinseco delle donne e sulle loro specificità, ha sempre mirato ad annullare le peculiarità delle donne, per appiattire la loro natura su quella degli uomini.
Faccio un esempio. Una delle battaglie delle femministe di vecchia data fu quella volta a permettere alle donne di compiere lavori maschili senza essere considerate in maniera negativa dalla società. Ebbene, non riesco a capire una cosa: perché mai il bel sesso dovrebbe sentirsi realizzato nel guidare un camion o nel poter andare in fabbrica? Solo perché lo fanno gli uomini? Mah…
Per loro natura, gli uomini sono pragmatici, sono capaci di dedicarsi totalmente ad una cosa, sono portati ad essere un punto di riferimento e, anche per costituzione fisica, sono più forti delle donne. Queste ultime, dal canto loro, hanno un’indole che le porta ad accogliere, a donarsi agli altri, a prestare attenzione al prossimo…
Tentare di far svolgere all’uno il compito dell’altro e viceversa, in nome di un ideologico egualitarismo, oltre ad essere un fatto che alla lunga non sta in piedi, è anche una convinzione che comporta molteplici perdite ai singoli individui e alla società stessa.
Insomma, il vero femminismo non è quello che porta le donne ad annullarsi e ad equipararsi al modello maschile, bensì quello che ha il coraggio di affermare che la natura femminile è differente da quella maschile e che anch’essa è determinante nella società.
Dietro ogni uomo c’è una donna (la madre, la moglie, la nonna, la sorella…), esattamente come dietro ad ogni donna vi è un uomo (il padre, il marito, il fratello…). E se non vi fosse questa differenziazione dei ruoli chissà dove andremmo a finire.
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