Ho trovato come sempre lucida e percorsa da spunti interessanti la lettura offerta da Mauro Marcantoni dei “nodi di fondo” che il centro destra in Trentino è chiamato a sciogliere in vista delle elezioni provinciali dell’anno prossimo. Condivisibile di quest’analisi è in primo luogo l’idea che nel nostro schieramento e fra quanti sono vicini alle sue varie componenti, sia maturata la consapevolezza di poter lanciare una sfida politica questa volta non perdente in partenza al centro sinistra. E’ diffusa la percezione che si stia prospettando un’occasione vera, da non sprecare. Insomma, una “partita” tutta da giocare. E ciò non solo per la crisi profonda nella quale si dibattono da tempo i partiti e la coalizione di governo con il loro leader, ma perché dagli stessi cittadini del Trentino emerge l’istanza di un’alternativa politica chiara e credibile che solo il centro destra ha l’opportunità di fornire. A una condizione: che non snobbi i molteplici segnali provenienti “dal basso”, dalla gente, dal territorio. C’è una domanda “popolare” di cambiamento che rappresenta il primo elemento comune sul quale possiamo far leva per uscire dall’incertezza e rompere gli indugi, evitando di attendere come in passato fino all’ultimo le mosse dell’avversario. Una possibilità che per attuarsi richiede ai partiti del centro destra di rendersi pienamente disponibili a concordare da subito con i partner il metodo, gli obiettivi da portare avanti insieme, e infine un’ipotesi di “squadra” competitiva da mettere in campo in vista delle prossime elezioni. Sicuramente ciò esige che ognuno faccia un passo indietro per privilegiare la ricerca di un progetto unitario. Con l’effetto però di compierne così cento in avanti e di partecipare da protagonisti alla sfida elettorale del 2008. Perché, giova ripeterlo: non è solo la base elettorale e i simpatizzanti dei nostri partiti a sollecitare questo sforzo, ma tanta parte dell’associazionismo e delle imprese, ampi strati della realtà sociale ed economica di quella comunità trentina i cui orientamenti affini ai valori e alla cultura politica del nostro schieramento, si sono manifestati in occasione sia delle consultazioni elettorali e referendarie degli ultimi anni, sia nella profonda delusione affiorata di fronte ai comportamenti e alle scelte dell’attuale governo provinciale. Un governo che, come ha denunciato anche Roberto Pinter, ha varato solo “mezze riforme” senza mai riuscire a esprimere un disegno per il Trentino. Un governo pronto a pagare qualunque prezzo pur di occupare e gestire tutte le posizioni di potere, come ha dimostrato anche la recente vicenda dell’A22 con il conseguente ulteriore affossamento della Regione. Un governo provinciale troppo impegnato a ricomporre di continuo i rapporti politici interni sempre al limite della rottura, per potersi dedicare alle esigenze effettive e alla valorizzazione delle risorse del Trentino. E infine un governo provinciale ormai ridotto alla figura del suo presidente che, cosciente del progressivo deteriorarsi dell’immagine e dei consensi del suo partito, dell’esecutivo e di una maggioranza in cui ripone ben poca fiducia, è diventato onnipresente, accollandosi tutti gli impegni e le responsabilità. Il che induce a ritenere che, forte dei poteri e delle risorse dell’autonomia, egli stia preparando una “soluzione” politica personale sulla quale scommettere per le elezioni. Rispetto a questa situazione il centro destra, pur con i suoi punti di debolezza, mostra già oggi un profilo oggettivamente migliore, sia per la maggiore coesione manifestata anche di recente dai gruppi che lo rappresentano in Consiglio provinciale, sia perché – a differenza dell’altro schieramento – non condivide solo una strategia di potere ma un patrimonio ideale e popolare di fondo, nel quale si riconosce buona parte dei cittadini del Trentino, e una cultura politica trasversale ai soggetti da cui è composto. E’ da questa coesione radicata in un patrimonio identitario che possiamo, quindi, ripartire con coraggio, per superare i complessi di inferiorità e recuperare quel pizzico di orgoglio indispensabile al consolidamento di un soggetto politico ampio, la cui unitarietà non ha bisogno di essere “calata dall’alto”, a tavolino, magari sacrificando le proprie articolazioni interne, perché è ancorata ad alcuni valori vissuti e sentiti dalla gente, dalle famiglie, dagli operatori sociali ed economici, ai quali mai quanto oggi il centro destra può e deve dare finalmente voce. La consapevolezza di possedere questi requisiti permette al nostro schieramento di considerare con più pacatezza e meno ansia anche la questione, pur molto importante, della leadership. Ci interessa poter contare su di una coalizione vasta e autorevole, con un solido ancoraggio popolare e perciò capace di esprimere un gruppo dirigente qualificato, perché la complessità dei compiti di governo rende il mito dell’uomo solo al comando politicamente di corto respiro. Ciò non significa sottovalutare la scelta delle persone da mettere in lista e del candidato presidente. Si tratta piuttosto di garantirne la piena rispondenza, appartenenza e organicità allo schieramento perché, restando alla metafora ciclistica, alla fine uno vince non solo per le proprie capacità, ma se tutta la sua squadra pedala. Ragionamento, questo, valido tanto per la campagna elettorale quanto per il successivo esercizio delle responsabilità di governo. I singoli nomi – nessuno escluso – dovranno passare serenamente e corresponsabilmente al vaglio di questo criterio, anche se non c’è dubbio che il maggior partito del centro destra abbia in Mario Malossini il proprio leader politico, dalla cui popolarità ed esperienza politica forse non solo Forza Italia ma tutti potrebbero trarre beneficio. E’ ora, in ogni caso, che di leader e di programma i partiti dello schieramento discutano tempestivamente sia al proprio interno sia insieme, quantomeno per arrivare a formulare una proposta di massima, da testare e certificare nei prossimi mesi attraverso il confronto con la base e con la gente. Per definire questa proposta l’ipotesi, abbozzata da Marcantoni, di una “cabina di regia” rappresentativa delle varie componenti della coalizione mi sembra da valutare. L’importante è giocare d’anticipo e non più di rimessa perché, nello scenario in cui siamo e ben sapendo che la campagna elettorale è di fatto già iniziata, giocare d’anticipo potrebbe, oggi più di ieri, fare la differenza.
Walter Viola