ElleOne, ecco le prove scientifiche dell'abortività
Di Rassegna Stampa (del 20/10/2011 @ 21:34:24, in Bioetica, linkato 1298 volte)

Anche l’ultimo numero dell’Italian journal of gynaecology and obstetrics si occupa di EllaOne – la cosiddetta «pillola dei cinque giorni» – e pubblica uno studio a cura di Bruno Mozzanega ed Erik Cosmi.

Proprio al dottor Mozzanega, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze ginecologiche e della riproduzione umana dell’Università di Padova chiediamo un approfondimento.

Qual è il meccanismo di azione di EllaOne?

Premesso che il concepimento può avvenire soltanto se il rapporto si è verificato nei quattro o cinque giorni fertili pre-ovulatori, durante i quali il muco cervicale consente agli spermatozoi di entrare nei genitali femminili, e che il concepimento di norma avviene entro 24 ore dalla liberazione dell’uovo, viene sostenuto che l’Ulipristal – questo il nome del principio attivo – somministrato nel periodo fertile del ciclo, e quindi nei quattro-cinque giorni che precedono l’ovulazione, abbia la capacità di posticipare l’ovulazione stessa e quindi impedisca l’incontro di uovo e spermatozoo. Ma ciò non è esatto.

Cosa avviene in realtà?

L’Ulipristal, anche ai dosaggi più bassi, rende inospitale l’endometrio impedendo l’annidamento del figlio già concepito. Inoltre vi è un unico studio che valuta l’efficacia di Ulipristal (un’unica dose di 30 mg) sull’ovulazione, quando viene somministrato nel periodo fertile del ciclo. E il numero di donne studiate è esiguo: 34. L’ovulazione risulta ritardata soltanto nelle otto donne trattate all’inizio del periodo fertile. E cioè 3-4 giorni prima della liberazione dell’uovo, vale a dire nel primo dei giorni fertili. Se invece l’Lh, l’ormone che presiede i meccanismi dell’ovulazione, ha già iniziato a crescere, l’ovulazione è ritardata in 11 donne su 14. Nelle pazienti in cui il picco dell’Lh è già avvenuto l’ovulazione è ritardata in un solo caso su 12. Negli ultimi due giorni fertili l’ovulazione non viene mai spostata. Gli spermatozoi salgono, l’uovo viene liberato e l’endometrio è inospitale, e quindi, di fatto, impedisce l’impianto del concepito. Con l’utilizzo di EllaOne non compare il 90% delle gravidanze attese. È evidente che non viene impedito il concepimento, ma l’annidamento.

Quindi qual è l’ambito di efficacia?

La grande e reclamizzata novità di EllaOne, presentata come «la pillola dei cinque giorni dopo», è proprio quella di essere totalmente efficace anche se presa cinque giorni dopo il rapporto sessuale avvenuto nel periodo fertile del ciclo. Se immaginiamo un rapporto avvenuto il giorno prima dell’ovulazione, con il concepimento entro le successive 24 ore (e quindi 48 ore dopo quel rapporto), come potrà invocarsi un’azione antiovulatoria e anti-concezionale per un farmaco assunto fino a cinque giorni da quel rapporto e quindi tre giorni dopo il concepimento? Si avrà esclusivamente un’azione anti-annidamento.

L’Aifa si appresta alle mosse finali relativamente all’iter di approvazione e preto EllaOne potrebbe essere disponibile anche in Italia

L’Aifa si appresta a decidere anche sulla base di un parere espresso dal Css che ne certifica la compatibilità con la legge 194/78, purché la donna non sia in gravidanza. Ma riferirsi alla 194, che si occupa del destino di gravidanze già in atto, è del tutto improprio, essendo EllaOne presentata come un «contraccettivo». In realtà, la normativa cui fare riferimento è la legge 405/75, che istituisce i consultori familiari e delinea i contorni della procreazione responsabile finalizzandola alla «tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento». E con tale legge EllaOne è totalmente incompatibile, dato il suo meccanismo d’azione. Io pertanto non la prescriverò, non in quando obiettore, bensì in quanto osservante della legge dello Stato. Vorrei che le donne avessero informazioni corrette.

Da E' vita, 6 ottobre 2011