Giovanni Paolo II, riferendosi alla situazione della cultura europea, nel 2003 parlò di una “apostasia silenziosa” per l’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse. Un giudizio significativo e decisamente allarmante rispetto alle attese che seguivano al Concilio Vaticano II.
Quando il 19 aprile 2005 il Card. Ratzinger si affacciò su piazza S.Pietro nelle vesti di Papa Benedetto XVI, molti pensarono agli interventi critici che il Cardinale aveva indirizzato proprio al cosiddetto “post-concilio”. Infatti, nel dicembre del 2005, Benedetto XVI rivolgendosi alla Curia romana parlò dell’interpretazione del Vaticano II, un ragionamento che pose il “rinnovamento nella continuità” come chiave per comprendere i contenuti e il ruolo del concilio stesso. Questo intervento ha aperto un ampio dibattito che vede coinvolti sacerdoti, religiosi, studiosi, giornalisti, blogger e semplici fedeli, un inarrestabile processo di approfondimento sembra essersi avviato sulla spinta del pontificato di Benedetto XVI. Nel 2007 poi, con il Motu Proprio Summorum Pontificum sull’uso del Messale Romano del 1962, si è aggiunto un altro tassello importante che ha fornito ulteriore materia al dibattito.
Questa situazione era semplicemente impensabile soltanto fino a pochi anni fa.
Per un lungo periodo di tempo, infatti, riviste, libri, convegni, conferenze, hanno avuto un tono generalmente celebrativo riguardo al Vaticano II, in molti casi un continuo appellarsi ad uno “spirito del concilio” per fare tabula rasa di tutto ciò che era prima. Oggi non è più così, ora si possono mettere sul tavolo argomenti per troppo tempo esclusi perchè fuori dal politically correct intra ed extra ecclesiale.
In tutto questo c’è un occasione importante per la ricerca autentica della verità, non si tratta di enfatizzare ancora, o di eliminare completamente, il ruolo del XXI Concilio della Chiesa Cattolica, ma di fare piena luce sui passi falsi per poter girare finalmente pagina.
Per comprendere in modo diretto e accessibile ciò che è accaduto durante e dopo il Vaticano II chi meglio di alcuni “testimoni”? Ecco allora “Sentinelle nel post-concilio” un libro pensato per dar voce ad alcune personalità spesso controcorrente e a volte emarginate sia dal mondo teologico/culturale di area “progressista”, che da quello cosiddetto “conservatore”. Non un indagine teologica o storica, ma una specie di inchiesta che mette in luce alcuni pensieri di queste “sentinelle” per fare riflettere chiunque vi si avvicini senza pregiudizi di sorta.
Eugenio Corti, Romano Amerio, Giovannino Guareschi, S. Pio da Pietralcina, P. Tomas Tyn, Don Divo Barsotti, P. Cornelio Fabro, il Card. Giuseppe Siri, Mons. Brunero Gherardini e Mons. Marcel Lefebvre sono le personalità che vengono presentate nel libro. Vari autori hanno contribuito a tratteggiare le “sentinelle” senza la presunzione di aver esaurito la loro figura, ma con l’intento di darne un assaggio utile per far comprendere meglio problemi e natura della crisi post-conciliare. Dieci personalità mai banali, né tiepide, caratterizzate dal tratto comune della schiettezza, così si può trovare l’ironia tagliente di Guareschi, la limpida testimonianza di vita del grande narratore Eugenio Corti o la profondità filosofica di Cornelio Fabro.
Qui non si tratta di dar ragione a qualcuno, ma di ascoltare davvero tutte le voci con la speranza di contribuire a quel “rinnovamento nella continuità” che non può rischiare di restare un semplice slogan.
Tra le varie considerazioni riportate nel libro c’è n’è una che forse le riassume tutte, la espresse Don Divo Barsotti nel 1971, davanti a Paolo VI, quando fu chiamato a predicare gli Esercizi spirituali in Vaticano: “Guai se rompiamo il legame con la Chiesa di sempre”.