Benedetto XVI: un papa riformatore
Di Francesco Agnoli (del 13/09/2011 @ 18:11:08, in Religione, linkato 1878 volte)

 

Benedetto XVI è ormai papa da circa 6 anni. Ricordo che quando fu eletto telefonai ad un prete amico, dentro alle vicende vaticane, che mi disse: “c’è tanto da fare, tanto da cambiare…ma il papa è un professore, non un uomo di governo…vedremo le nomine, se le farà…”. Aveva ragione: le nomine che molti si aspettavano, all’inizio, hanno tardato parecchio.

Il fatto è che per tanti anni il potere in Vaticano lo aveva tenuto il cardinal Angelo Sodano insieme ad altre personalità di curia del suo entourage. I numerosi viaggi di Giovanni Paolo II lo avevano allontanato dalle vicende di governo, e molte cose, nella macchina organizzativa della Chiesa, si erano inceppate, o quantomeno ingarbugliate. Una delle prime mosse di Benedetto XVI è stata proprio quella di licenziare Sodano, troppo ingombrante (così ingombrante che il papa ha fatto molta fatica a pensionarlo), e poi un po’ di altri monsignori che avevano preso qualche potere di troppo, approfittando delle circostanze. Al posto di Sodano, Bertone: uomo digiuno di diplomazia, certamente, ma “buono”, e di mediazione rispetto a settori ostili. Poi, per un po’ di tempo, nessuna grossa novità, benché fosse risaputo che alcune eminenze della Curia remavano contro Benedetto XVI. Piano piano però Benedetto XVI ha dato una scossa molto forte. Pensiamo ai problemi più evidenti.

 1) La pedofilia: già da cardinale Ratzinger aveva fato il possibile per agire. Era stato frenato e bloccato. Da chi non saprei, ma non è difficile immaginarlo. Sodano, che definì la campagna mediatica sulla pedofilia nella Chiesa, “chiacchiericcio”, non era certo stato molto attento ad evitare di fornire il destro alle accuse. Anzi. Le vicende di padre Maciel - che non inficiano per nulla la bontà dei Legionari di Cristo, che sono, al contrario, uno degli ordini più belli oggi esistenti- erano ben note, almeno nella sostanza, in Vaticano. Nessuno ha fatto nulla. Ratzinger, divenuto papa, ha subito provveduto come poteva (ad esempio con alcuni decreti sul divieto di accogliere in seminario giovani con tendenze omosessuali, visto che la gran parte dei casi di pedofilia sono stati consumati da sacerdoti con giovani maschi).

2) La vicenda Ior: da tempo le cose erano cambiate, ma a lungo lo Ior era stato gestito prima da Marcinkus, e poi, scoppiato lo scandalo, da un altro prelato in odorissimo di massoneria, Donato de Bonis, finito poi, inevitabilmente, dopo la morte, nello scandalo sollevato da “Vaticano Spa”, di G.Nucci (libro, ahimè, veridico). Chi, dopo Marcinkus, aveva messo allo Ior un suo uomo, come lui nella lista dei 121 prelati massoni redatta da Mino Pecorelli? Fatto sta che Benedetto XVI, con l’appoggio di Bertone, ha affidato finalmente lo Ior ad un uomo integerrimo, oltre che intelligente e di fede, come Ettore Gotti Tedeschi.

3) Propaganda Fide: il papa ha anche provveduto, molto presto, a rimuovere il “papa rosso”, Crescenzio Sepe, di cui non aveva, come sembra piuttosto giustamente, grande stima.

4) Sul piano politico e morale l’atteggiamento del papa, rispetto al passato, invece, è cambiato subito: né Paolo VI, né Giovanni Paolo II erano intervenuti così spesso nelle vicende morali, sui cosiddetti “principi non negoziabili”. O quantomeno: erano intervenuti, certamente (si pensi all’Humanae vitae di Paolo VI e all’Evangelium vitae di Giovanni Paolo II, due capolavori), ma non con la stessa tempistica, cioè non quando una legge veniva discussa nel paese e in parlamento. Benedetto XVI, al contrario, ha iniziato prendendo subito posizione a favore dell’astensione, nel 2005, in occasione del referendum sulla legge 40, e quindi intervenendo in tempo reale nel dibattito in corso, risultando così, innegabilmente, molto incisivo.

 Non era accaduto così, per fare un solo esempio, quando Paolo VI aveva preferito tenere un profilo molto basso in occasione del referendum contro il divorzio promosso dai cattolici, ritenendo probabilmente che non fosse il caso di creare uno scontro forte sul tema. Non vi era stata la stessa prontezza e decisione neppure in occasione delle prime dispute sulla pillola contraccettiva (dispute che avevano creato uno sconquasso nella Chiesa, anche a causa della lentezza con cui erano state sfrontate).

Lo stesso si può dire della posizione del papa sui Pacs-Dico ecc.: Benedetto XVI non si è limitato a dichiarazioni di principio, ma ha ribadito la posizione cattolica e del diritto naturale, in molte occasioni, proprio mentre si consumava il dibattito in Parlamento, e ha riaffermato l’idea del matrimonio come fondamento della società persino in udienza, davanti a Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, a quell’epoca incerto se promuovere o meno registri per le convivenze nella sua città.

Da questo punto di vista non è un caso che le grandi manifestazioni di piazza, che i cattolici non facevano dall’epoca di Pio XII, siano tornate con Benedetto XVI: il Family Day in Italia e le adunate contro le politiche di Zapatero in Spagna. Analogamente penso vi sia un certo legame tra la schiettezza e l’interventismo di Benedetto XVI e la sua apprensione per il degrado familiare e umano dell’Europa e da una parte l’odio crescente in una certa stampa radical- nichilista, dall’altra la crescita esponenziale, negli ultimi anni, di ricerche, studi, pamphlet sulla bioetica nati all’interno del mondo cattolico (per il vero sino ad allora piuttosto latitante).

5) L’altro campo in cui l’intervento del papa è risultato più deciso e immediato è stato quello liturgico: Benedetto XVI ha nominato Mons. Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don segretario della Congregazione per il culto divino, conoscendo molto bene le sue posizioni favorevoli alla liturgia tradizionale e la sua simpatia per molte delle posizioni dottrinali "tradizionalista".

Poi, a causa di alcuni malumori suscitati dalle sue dichiarazioni, lo ha sostituito con Canizares, il quale però condivide le molte posizioni ideali del suo predecessore. Il Papa ha poi provveduto a licenziare mons. Pietro Marini, liturgista fantasioso e “creativo”, sostituito con Mons. Guido Marini: insieme stanno dando vita ad un certo rinnovamento liturgico: croce sull’altare, comunione in bocca e in ginocchio, parti della liturgia in latino, adorazione eucaristica (negata da 40 anni di riforma liturgica e di protestantizzazione del pensiero cattolico)….

Al fianco di Guido Marini, hanno conquistato spazi importanti personalità di grande spessore come padre Nuara, don Gagliardi ecc., tutti su analoghe posizioni. Ovviamente in questo campo è stata importantissimo il Motu proprio Summorum Pontificum che, ridando cittadinanza ad un rito millenario, ha generato un ritorno di interesse verso la liturgia, con la contemporanea pubblicazione di decine e decine di libri dedicati alla liturgia tradizionale.

In questo clima, infine, si è tornati anche a parlare di Concilio Vaticano II in modo nuovo: non è qui il luogo per affrontare questo argomento, ma persino dispute eleganti e rispettose come quella tra padre Cavalcali e padre Lanzetta, due veri uomini di Fede, sono segni di tempi nuovi.

E’ evidente, in ultima analisi, una correzione di rotta che non ha ancora riparato i guasti del pre-concilio-concilio-post concilio (come direbbe il prof. De Mattei), ma che rappresenta comunque un grande segnale di speranza.

Lo Spirito Santo soffia ancora (e il fatto che Tettamanzi, Martini, ecc. abbiano preso pochissimi voti nell’ultimo conclave, ne è la prova più evidente). Vengono avanti giovani seminaristi desiderosi di riscoprire tanto patrimonio della Chiesa dimenticato e vilipeso, ordini baldanzosi, come i Francescani dell’Immacolata di padre Stefano Mannelli, e forze nuove, anche mediatiche (si pensi al proliferare di siti “tradizionali”, mentre scompaiono sempre più quelli “progressisti”) che ridaranno alla Chiesa la sua bellezza e l’orgoglio della sua storia.

Come sempre, ci vuole però tempo e pazienza, perché se è vero che la casa non crolla in un giorno, è altresì vero che non può essere neppure ricostruita in un battito di ciglia…