Indignazione da barzelletta
La barzelletta con la quale il Ministro Sacconi ha inteso chiarire che con l’articolo 8 della manovra i sindacati potranno anche impedire un licenziamento (In un convento entrarono dei briganti che violentarono tutte le suore tranne una. Poi il Sant’Uffizio interrogò quest’ultima e le chiese: «Come mai non è stata violentata?». E lei : «Perché ho detto di no».) non mi diverte. E’ vecchia e di dubbio gusto. Diciamo pure pessima, perché lo è. Del resto lo stesso Sacconi era consapevole che non avrebbe strappato applausi, tanto è vero che, nel rispolverarla, l’ha definita «esempio un po’ blasfemo». Ciò nonostante, le parole del Ministro hanno scatenato un putiferio: femministe furiose, suore indignate, intellettuali sul piede di guerra. Ora, pur condannando senza appello la battuta di Sacconi, mi sfugge il perché di queste reazioni così spropositate.
Voglio dire, nemmeno la guerra il Libia – appoggiata dall’Italia in totale sfregio alla Costituzione, e tutt’ora in corso - ha urtato tanto gli animi. Ce ne rendiamo conto? E poi piantiamola, vi prego, di indignarci a giorni alterni e di credere che i politici di oggi, anche i più indisciplinati, siano peggiori di quelli di un tempo. Certo, le barzellette, ai tempi della Dc, non erano sicuramente così frequenti. Allora la politica era una cosa molto più seria e protocollare. Eppure, ripensando a quegli anni e al fatto, ad esempio, che l’unica legge al mondo firmata da cinque parlamentari cattolici è la 194/’78, trovo non uno, bensì cinque milioni di motivi per ritenere che la barzelletta di Sacconi, rispetto alle porcherie di altri politici per le quali quasi nessuno s'è finora indignato, faccia davvero ridere.
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