Il Salve Regina è una delle quattro antifone mariane.
I canti di lode a Maria contengono nei propri testi l’intera summa della teologia mariana, in linea con il principio ecclesiastico dominante nel medioevo, per il quale la cosa più importante era la funzione dottrinale svolta dal testo e non tanto la melodia che lo accompagnava.
Le quattro antifone mariane sono: Salve Regina, Regina coeli, Ave Regina Coelorum e Alma Redemptoris Mater.
Queste quattro melodie venivano cantate – in maniera alternata nel corso dell’anno, a seconda del periodo liturgico – a conclusione della recita della compieta; nello specifico, la Chiesa cattolica di Roma prescrive che il Salve Regina sia adottato nella liturgia a partire del sabato dell’Ottava di Pentecoste fino alla prima domenica di Avvento.
Il Salve Regina è anche la preghiera posta a conclusione della recita del Santo Rosario.
Il testo del Salve Regina
La composizione del Salve Regina risale al Medioevo (XI secolo) e viene comunemente attribuita ad Ermanno di Reichenau, anche se taluni affermano che il compositore originario sia in realtà Gregorio VII.
Ad ogni modo, la forma attuale del Salve Regina assunse la forma corrente grazie ai monaci dell’Abazia di Cluny nel XII secolo.
Il testo, seppur breve, è molto significativo, in quanto contiene moltissime allusioni circa la condizione degli uomini, la funzione di Maria nella salvezza dell’umanità e la speranza nella vita eterna.
Testo latino:
Salve, Regina, Mater misericordiae,
vita, dulcedo, et spes nostra, salve.
Ad te clamamus, exsules filii Evae,
ad te suspiramus, gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia ergo, advocata nostra, illos tuos
misericordes oculos ad nos converte.
Et Iesum, benedictum fructum ventris tui,
nobis, post hoc exilium, ostende.
O clemens, O pia, O dulcis Virgo Maria.
Del testo latino esistono numerose traduzioni, secondo le lingue correnti.
Testo italiano:
Salve, Regina, madre di misericordia;
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A Te ricorriamo, esuli figli di Eva;
a Te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine Maria!
Breve analisi di alcuni termini del Salve Regina
Regina
Questo termine viene utilizzato in tre delle quattro antifone mariane: nel Salve Regina, nel Regina coeli e nell’Ave Regina Coelorum.
Inoltre, nella recita del Santo Rosario, il quinto mistero Glorioso (che vengono generalmente recitati la domenica e il mercoledì) declama l’incoronazione di Maria, Regina del cielo e della terra. Da ultimo, moltissime sono le Litanie che appellano Maria come Regina; in particolare, Maria viene pregata (Ora pro nobis) in quanto Regina degli Angeli, Regina dei Patriarchi, Regina dei Profeti, Regina degli Apostoli, Regina dei Martiri, Regina dei veri cristiani, Regina delle Vergini, Regina di tutti i Santi, Regina concepita senza peccato originale, Regina assunta in cielo, Regina del santo Rosario, Regina della famiglia e Regina della pace.
Nel suo Trattato della vera devozione a Maria, al capitolo 1, articolo II, S. Luigi Maria Grignion di Montfort, scrive che Maria è Regina dei cuori: “[37]. Da quanto ho detto bisogna logicamente trarre delle conclusioni. Maria ha ricevuto da Dio un grande dominio sulle anime degli eletti. Ella infatti, non potrebbe fissare in loro la sua tenda, come il Padre le ha ordinato; né formarli, nutrirli, generarli alla vita eterna come madre; né possederli come propria e personale eredità; né formarli in Gesù Cristo; né formare Gesù Cristo in loro; né mettere nel loro cuore le radici delle sue virtù ed essere la compagna indissolubile dello Spirito Santo per tutte le opere di grazia. Ella non potrebbe, dico, fare tutto questo, se non avesse diritto e dominio sulle loro anime per una grazia singolare dell'Altissimo, il quale, avendole dato potere sopra il proprio Figlio unico e naturale, glielo ha dato altresì sopra i propri figli adottivi, non solo quanto al corpo, che sarebbe poca cosa, ma pure quanto all'anima.
[38] Maria è la regina del cielo e della terra per grazia, come Gesù ne è il re per natura e per conquista. Ora, come il regno di Gesù Cristo consiste principalmente nel cuore, secondo quel che è scritto: «Il regno di Dio è dentro di voi», così il regno della santissima Vergine sta principalmente all'interno dell'uomo, cioè nella sua anima. È soprattutto nelle anime che essa è glorificata insieme col Figlio, più che in tutte le creature visibili, tanto che possiamo chiamarla con i Santi: Regina dei cuori”.
Anche la serva di Dio Madre Maria Costanza Zauli (1886-1954) fin dal 1924 diffuse la devozione dei dodici privilegi di Maria Santissima, che gli erano stati rivelati dalla stessa Vergine.
L’undicesimo privilegio concerne proprio la regalità di Maria, “il segno della donna vestita di sole” (Ap. 12,1), e la contemplazione cita: “In cielo Maria è il paradiso della Trinità Santa, nel quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prendono le loro compiacenze. Di quale potere è insignita questa gran Regina. E tutto a vantaggio nostro. Quale inestimabile dono ci ha fatto Iddio dandocela per Madre”.
Maria Regina è ricordata dalla Chiesa il giorno 22 agosto.
Madre di misericordia; Avvocata nostra
Maria è madre carnale di Cristo, in virtù del suo “Fiat volontas Tua”, ma è anche Madre della Chiesa e di noi tutti, in quanto ha cooperato all’opera di Dio e con il suo esempio di obbedienza, fede, speranza e carità si è resa modello di vita cristiana.
Secondo quanto riportato nella Lumen gentium, una volta “[…] assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. […] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice” (62).
Questo concetto viene ribadito nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 2675, dove si legge che la Vergine ha una “[…] singolare cooperazione all’azione dello Spirito Santo”: ecco quindi che è molto utile pregare la Madre affinché interceda con noi presso Dio.
“A Te ricorriamo, esuli figli di Eva”
Il richiamo ad Eva non è casuale. Tutti sapevano, fin da bambini, che solo grazie al “Sì” di Maria era stata possibile la redenzione dell’umanità, che era caduta nel peccato dopo che Adamo ed Eva avevano violato le prescrizioni divine ed erano quindi stati cacciati dal Paradiso Terrestre.
Un’altra importante sottolineatura concerne il fatto che “Eva” è l’esatto contrario di “Ave”, ossia la parola con cui l’Arcangelo Gabriele saluta la Piena di Grazia quando va a visitarla per annunciarle che diventerà la madre dell’Altissimo.
“A Te sospiriamo, gementi e piangenti / in questa valle di lacrime”
Gli uomini sono sulla terra solamente di passaggio. Per i cristiani la vita vera è quella vissuta dopo la morte, al cospetto di Dio per l’eternità: solo in Paradiso gli uomini saranno completamente felici e potranno godere della pace eterna, ormai purificati da ogni macchia di peccato e illuminati e trasfigurati nel Salvatore.
Nel mondo gli uomini sono affranti dal peccato originale. Questa macchia primigenia spezzò la totale armonia dell’uomo con Dio e con essa “la morte entra nella storia dell’umanità” (Rm 5, 12).
Da questa prima disobbedienza a Dio compiuta da Adamo ed Eva il male e la sofferenza sono diventati elemento imprescindibile nella vita degli uomini, che, da allora, sono sempre e intimamente peccatori.
Ecco quindi spiegato il perché della sofferenza, del male, della caduta nel peccato, eccetera: la felicità vera non è di questa terra. Tutta la vita dell’uomo è una lotta contro il peccato, come testimoniano anche le vite dei santi; e chi più glorificherà Dio e sarà in grado di non bearsi delle cose di questo mondo, riceverà in eredità la vita eterna e il centuplo di tutto.
Il Salve Regina in Dante
Il Salve Regina è citato da Dante nel VII canto del Purgatorio, quando si trova quindi ancora nella zona dell’Antipurgatorio.
In questo canto compare nuovamente la figura di Sordello da Goito, uno dei più insigni trovatori italiani. Tralasceremo qui la narrazione dello svolgimento dell’incontro tra i due per concentrarci esclusivamente sulla seconda parte del canto, quella più strettamente inerente il Salve Regina.
Anna Maria Chiavacci Leonardi, nella sua introduzione al VII canto, scrive: “Il luogo che ora appare, che ospita un nuovo ed ultimo gruppo di spiriti relegati in attesa del cosiddetto Antipurgatorio, è una piccola valle incavata nel fianco del monte che Dante dipinge come adorna di ogni bellezza naturale, ricca di erbe e fiori di vaghissimi colori e profumi. Essa ha tutte le caratteristiche del «locus amoenus», ed è evidentemente un luogo privilegiato. Qui stanno raccolti, e Sordello li indica ai due poeti dal margine rialzato della valle, i principi della cristianità, cantando quell’inno dell’esilio cristiano che è la preghiera Salve Regina. I loro atti, quasi di statue viventi, sono mesti, e l’atteggiamento pensoso. Ognuno di loro lamenta – come spiega Sordello nella sua rassegna – la degenerazione della propria discendenza” (La Divina Commedia – Purgatorio, Mondadori, Milano 2009, pp. 200-201).
Tra erto e piano era un sentier schembo,
che ne condusse in fianco de la lacca,
là dove più ch’a mezzo muore il lembo.
Oro e argento fine, cocco e biacca,
indaco, legno lucido e sereno,
fresco smeraldo in l’ora che si fiacca,
da l’erba e da li fior, dentr’a quel seno
posti, ciascun saria di color vinto,
come dal suo maggiore è vinto il meno.
Non avea pur natura ivi dipinto,
ma di soavità di mille odori
vi facea uno incognito e indistinto.
‘Salve Regina’ in sul verde e ‘n su’ fiori
quindi seder cantando anime vidi,
che per la valle non parean di fuori.
(Purg. VII, vv. 70-84)
Molto importante è sottolineare il fatto che Dante citi il Salve Regina non sia casuale, come sempre avviene nelle occorrenza della Commedia ove vi sono riferimenti musicali.
Il testo di tale inno mariano, infatti, appare molto adatto per delle anime che si stanno purgando e che sanno che prima o poi giungeranno al cospetto di Dio, in Paradiso, grazie all’infinita misericordia divina che in virtù di “una lagrimetta” (Purg. V, v. 107), simbolo di un sincero pentimento, consente agli uomini di vedersi risparmiata la dannazione eterna.
Il tema della misericordia è, assieme ai temi della libertà e dell’amore, una delle tre parole chiave della seconda cantica dantesca. Già nel V canto del Purgatorio Dante aveva incontrato delle anime che andavano cantando “a verso a verso” Miserere, che altro non è che l’attacco del salmo 50; il concetto viene quindi ulteriormente ribadito dalla declamazione del Salve Regina, che fa un passo ulteriore nel chiedere, dopo essere stati purificati, di giungere al cospetto di Dio:
“[…] rivolgi a noi gli occhi
tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno […]”
Un aspetto che appare quantomeno singolare riguarda il fatto che le anime cantano stando sedute, come se si stessero dilettando in un canto profano.
Da ultimo, è doveroso sottolineare come, quasi certamente, la melodia che aveva in mente Dante mentre scriveva questi versi era quella in I modo, la più ornata e quindi la più complessa da eseguire. La cosa appare comunque plausibile, in quanto ad intonare il canto sono tutte persone di altro rango e che quindi avevano, con ogni probabilità, una cappelletta privata con dei cantori che eseguivano quotidianamente la melodia del Salve Regina nel suo registro più impegnativo.