Droga «al self service»? No, grazie
In una interrogazione parlamentare, i Radicali chiedono quante morti ha causato, in Italia, l'abuso di marijuana e quante l'abuso di alcol e di farmaci. I soliti furbastri. Avrebbero potuto chiedere quanti giovani, di quelli ospiti nelle comunità di recupero, hanno iniziato con la marijuana. Allora sì che avrebbero ottenuto dati interessanti e utili a capire la battaglia di Giovanardi, ma si sa: la correttezza non è affar loro. Ma che la piantassero, almeno, di raccontare in giro che a loro interessa solo la liberalizzazione delle “droghe leggere”. Non ero ancora nato, nell’agosto dell'84, che Marco Pannella, ospite a San Patrignano, già auspicava che la droga «si potesse trovare al self-service» perché così «la cocaina sarebbe doc, l'eroina anche» (la Repubblica, 28/8/1984, p. 14). In quella occasione, con poche domande i ragazzi di Muccioli fecero a pezzi la retorica pannelliana («Ci fosse stata la liberalizzazione, chi si sarebbe fatto carico di me? Chi mi avrebbe potuto costringere alla disintossicazione?»/«Come potrei impedire a mio figlio di drogarsi, se lo Stato gliene desse licenza?»), ma adesso tocca a noi smascherare i trucchetti radicali, noi che «al self-service» prendiamo al massimo il caffè. E ci va benissimo così.
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