I giovani e il Nazareno di Madrid
Di Giuliano Guzzo (del 23/08/2011 @ 09:49:55, in Attualitą, linkato 1110 volte)

Non ero mai stato in mezzo a due milioni di giovani, non avevo mai preso l’aereo, né visitato Madrid. Non avevo mai dormito in una “stanza” con qualche migliaio di ragazzi, condividendo tutto, dalla doccia alle ricariche notturne dei cellulari, né avevo mai incontrato, tutti assieme, Caravaggio e Raffaello, Mantegna e Rubens, Rembrandt e Goya, Velázquez e Botticelli. E potrei continuare ancora a lungo, nell’enumerare gli stupefacenti incontri avuti nella settimana trascorsa nella capitale ispanica e culminata con l’arrivo del Santo Padre; potrei farlo ma abuserei della pazienza di chi legge, perché il fascino della Giornata Mondiale della Gioventù è qualcosa di troppo grande per una sintesi.

Al contempo la festa più silenziosa e più rumorosa del pianeta, quella dove meditazione ed esultanza vanno di pari passo, non va confusa con un incontro giovanile. Non a caso si chiama Giornata Mondiale della Gioventù e non dei giovani. Perché i giovani che, partiti da tutto il mondo, nei giorni scorsi hanno invaso Madrid e ora stanno rientrando ciascuno nella propria patria - salvo casi piuttosto rari – non si rivedranno più. Del resto, i più fortunati hanno avuto giusto il tempo di scambiare due chiacchiere in linguaggi improvvisati, altri appena quello di un sorriso, ma la maggioranza di loro non si è nemmeno vista.

Eppure la Gioventù di Madrid, in realtà, è ancora unita. Sparpagliata nel mondo, ma unita. E soprattutto consapevole che il vero pellegrinaggio non è quello mondiale, ma quello quotidiano e periferico, perché coloro che hanno incontrato Cristo hanno il primario dovere di farlo a loro volta incontrare ovunque, a partire dai propri quartieri. Senza imposizione alcuna, s’intende, ma «saldi nella fede». Come ieri chiedeva San Paolo e come oggi chiede Benedetto XVI. Impresa impegnativa? Indubbiamente. Ma è forse anche la sola per la quale valga la pena di vivere. Per un Dio che ha scelto di morire al posto nostro, oltretutto, è davvero il minimo. Senza dimenticare che è impossibile amare Cristo senza rimanere giovani, perché Lui è vivo. E c’è da scommettere che non abbia mai provato, come in questi giorni, il gusto di passeggiare per Madrid.