Benedetto XVI 80 anni fa è rinato!
Il 16 aprile 1972 sono stato battezzato. Un vecchio frate nella Chiesa dei Cappuccini a Bologna versandomi per tre volte dell’acqua sulla testa ha pronunciato – con chissà quale fervore – “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Dentro a quell’avvenimento spirituale certo, ma pure anagrafico (stamane sono andato a farmi dare una fotocopia del registro dei battesimi, il n. 663 di pag. 332) sono divenuto figlio nel Figlio di Dio.
C’è un motivo singolare per cui vi scrivo queste note personali.
Oggi è il compleanno del Santo Padre. Il 16 aprile del 1927 Joseph Ratzinger nasce a Marktl am Inn nella cattolica Baviera. E’ la notte del sabato Santo, ma liturgicamente è già la notte della Veglia di Pasqua, la cui oscurità viene infranta dal baluginare della fiammella del cero pasquale: “Cristo lumen mundi”. Al mattino, all’alba liturgica della Resurrezione di Cristo, Joshep viene portato presso l’antico fonte battesimale della Chiesa di St.Oswald. E’ in marmo bianco con gli angeli scolpiti tutti intorno, in forma ottagonale, a ricordarci che ciò che accade a quel fonte fa già parte della nuova creazione, non più sottoponibile cioè, alla corruzione delle cose di questo mondo. Dice nella sua autobiografia che “l’essere il primo battezzato della nuova acqua era un importante segno premonitore”.
Ieri nella solenne celebrazione della Divina Misericordia, Benedetto XVI ha dovuto vincere la sua naturale inclinazione alla riservatezza riguardo alla propria persona e parlare di sé “per annunciare la misericordia di Dio” e “narrare quanto, il Signore, per me ha fatto” (Sal 66,16).
Papa Benedetto prosegue così: “Ho sempre considerato un grande dono della Misericordia Divina che la nascita e la rinascita siano state a me concesse, per così dire insieme, nello stesso giorno, nel segno dell’inizio della Pasqua. Così, in uno stesso giorno, sono nato membro della mia propria famiglia e della grande famiglia di Dio”.
A due anni dalla sua elezione, il 19 aprile del 2005, mi pare di poter dire che uno dei tratti caratterizzanti la figura di questo uomo benedetto da Dio per la Chiesa e per il mondo sia proprio la coscienza che Egli ha del Battesimo. Il fascino che ci suscita sta nel fatto che ci ricorda chi siamo e quale è il centro della vita battesimale. Lo dice nel suo libro: Gesù di Nazareth.
Sono ben consapevole che chiunque possa tracciare un bilancio di questi due anni di pontificato sotto angolature diverse: l’ecumenismo a tutto tondo dalle comunità protestanti, al dialogo serrato con l’ammirata Chiesa Ortodossa, compresa quella porzione del popolo di Dio che proprio nel Pontificato di Giovanni Paolo II aveva maggiormente sofferto, come le comunità legate, più o meno direttamente, a Mons.Lefevre; il dialogo interreligioso che al di là del caso di Ratisbona registra, specie dopo il viaggio in Turchia, una chiarezza di fondo mai registrata; il dialogo con la cultura contemporanea che ha a cuore l’uso della ragione nelle sue implicazioni trascendentali. Altri possono benissimo cogliere aspetti significativi del Suo magistero. Ognuno viene raggiunto da una luce diversa dell’unico magistero intenso, limpido, semplice di Papa Benedetto.
Mi sembra, tuttavia, che questo giorno affettivamente a lui e, più modestamente a me, caro, sia il tratto più singolare di questo Papa: il Battesimo sacramento della fede e dell’appartenenza.
Alla domanda che il sacerdote rivolge ai genitori: “Per…che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?” la risposta solitamente è: il Battesimo. Il rituale prevede però anche altre risposte che dicono in sintesi che cosa sia il gesto sacramentale che chiamiamo Battesimo: “la fede, la vita eterna, la Grazia di Cristo”.
Nel Battesimo, primo dei sette segni sacramentali con i quali la Chiesa rende presente e vivo nella sua potenza vivificante e redentiva la Presenza di Cristo Signore e Salvatore dell’universo, avviene una trasformazione che segna l’inizio di qualcosa di nuovo. In Cristo morto e risorto, per dirla con le parole della croce, “tutto è compiuto”. E’ iniziato un tempo nuovo, l’ottavo giorno appunto. La Pasqua giorno del tempo è anche il giorno nuovo della nuova creazione e Cristo è il nuovo principio di tutte le cose. E’ Lui l’inizio e in Lui, nella Sua morte e resurrezione, simbolicamente rivissuta nella triplice emersione/immersione del Battesimo, anch’io sono la vera novità accaduta in questo mondo. A Verona, nel grande appuntamento ecclesiale della Chiesa italiana, a proposito del Battesimo e della novità avvenuta, dice: “E’ stata cambiata così la mia identità essenziale e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato, purificato, "aperto" mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così "uno in Cristo" (Gal 3,28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. "Io, ma non più io": è questa la formula dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della "novità" cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale”.
Il Battesimo come tratto lieto dell’esistenza cristiana. Al Papa non interessa l’atto notarile, il gesto tradizionale, l’evocazione e la conservazione di un avvenimento socialmente rilevante. Non è difensore di gesto. A Benedetto interessa la freschezza della gioia cristiana che nasce dall’essere intimo a Gesù Cristo. Nell’omelia di insediamento, rivolgendosi ai giovani quasi a comunicare privilegiatamene con loro troppo spesso vittime predilette di una cultura nichilista e oscurante la bellezza del cristianesimo, dice “chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest'amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest'amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera (…) Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo”. E nella sua prima intervista pubblica, alla vigilia del suo viaggio a Colonia per la GMG, alla domanda “Santità, qual è la cosa più importante che lei vuole trasmettere loro ai giovani che da tutto il mondo vengono a Colonia?
Vorrei fare capire loro che è bello essere cristiani!”
La bellezza e la letizia dell’essere cristiani è già consegnata nell’atto semplice e soprannaturale dell’incontro del bambino con le Persone Divine. Incontro reale accaduto una volta per sempre nel Battesimo. Tutta la vita – tutta l’attività pastorale ed educativa della Chiesa – ha come scopo quello di rendere più cosciente a noi stessi, ciò che quel giorno è avvenuto. L’intimità con il Padre,l’amicizia con Cristo – “Ho potuto farne un’esperienza profonda: Egli, il Signore, non è soltanto Signore, ma anche amico” (Omelia per i suoi 80 anni) – la Comunione con lo Spirito Santo Amore, non è un atto magico che conferisce poteri indipendentemente dalla libertà della persona. “Sarà poi la nostra cooperazione, la disponibilità della nostra libertà a dire quel “si” che rende efficace l’azione divina” (Omelia dell’Epifania 2007). Non siamo soli nel cammino verso questo “Sì” gioioso, libero, umanamente entusiasmante.
Il Battesimo è il sacramento che mi consacra ad un’appartenenza. In occasione dei primi Battesimi conferiti nelle vesti di Sommo Pontefice così spiega non solo l’essere in Cristo, ma anche l’ingresso nella Chiesa: “nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità” (Omelia dell’Epifania del 2006). E anche ieri memore della propria nascita e rinascita dice: “Ringrazio in modo particolare perché, fin dal primo giorno, ho potuto entrare e crescere nella grande comunità dei credenti, nella quale è spalancato il confine tra vita e morte, tra cielo e terra; ringrazio per aver potuto apprendere tante cose attingendo alla sapienza di questa comunità, nella quale sono racchiuse non solo le esperienze umane fin dai tempi più remoti: la sapienza di questa comunità non è soltanto sapienza umana, ma in essa ci raggiunge la sapienza stessa di Dio – la Sapienza eterna”.
Il Battistero è solitamente collocato, almeno nelle Chiese in cui l’architettura era un linguaggio teologico impiegato per annunciare il Vangelo, nei pressi della porta d’ingresso. Anzi, più anticamente era posto, come a Firenze o Ravenna, al di fuori della chiesa per indicare che il catecumeno non solo riceveva il dono spirituale della figliolanza divina, nel segno materiale dell’acqua, ma anche il dono spirituale dell’appartenenza alla chiesa, nel segno evidente dell’ingresso nel Tempio Sacro. E’ perciò definito “la porta dei sacramenti”. Le ante di questa porta, vera porta Santa della vita di ciascuno di noi, si sono splancate, come il cielo si dischiuse sopra Gesù nel momento del suo battesimo nel Giordano, inaugurando definitivamente il tempo della Divina Misericordia. Si sono, per Joseph Ratzinger, aperte il 16 aprile di 80 anni fa. Da allora, si è rivestito della veste bianca di Cristo. Ora, vestito, singolarmente di un abito che ricorda, esteriormentem, l’avvenimento interiore che lo ha reso, per sempre, di Cristo, non smette di farci riconoscere la nostra ineguagliabile dignità: la bellezza di essere cristiani, cioè di appartenere all’amicizia con Gesù, figlio di Maria di Nazareth e figlio di Del padre nostro che è nei Cieli. Questa è la novità del magistero di Benedetto XVI. In realtà una cosa vecchia, ma sentivamo il bisogno che uno ci confermasse che quanto al mattino diciamo nella preghiera del “Ti adoro”- ti ringrazio di avermi fatto cristiano - corrisponde a verità.
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