A proposito di crisi economica
(estratto da "Il cammino dei tre sentieri", circolare n°185 agosto 2011)
… che fare? Il mercato esige due cose: il rispetto della natura e la virtù. Il rispetto della natura, perché il mercato deve tenere in considerazione la naturale articolazione della società. La virtù, perché, come abbiamo già detto più volte, il mercato esige il rispetto della morale. A proposito di ciò, interessanti sono alcune dichiarazioni del noto economista cattolico Ettore GottiTedeschi, attuale presidente dello IOR, rilasciate mesi fa sul mensile “Radici Cristiane”:
“Dobbiamo riprendere a distinguere tra fini e mezzi. L’economia è un mezzo che deve esser ispirato da un fine altrimenti diventa essa stessa fine, ciò di cui si sono viste le conseguenze. Se l’economia assume autonomia morale, com’è avvenuto progressivamente nei secoli dalla fisiocrazia in poi, ma soprattutto con Keynes, i ‘grandi sacerdoti’ del bene e del male diventano gli economisti. Se si passa dall’economia a servizio dell’uomo all’uomo a servizio dell’economia, questo decreta perdita di valori e buon senso, no? Se la famiglia americana per sostenere i budget del governo deve iperconsumare e per farlo deve lavorare in due, produrre al massimo, indebitarsi, ecc., come definiamo questa situazione? La famiglia sussidiaria ai bisogni dello Stato? Quando Kennedy esortò gli americani a non domandarsi ciò che lo Stato poteva fare per loro, ma adomandarsi ciò che loro potevano fare per lo Stato, invece di applausi si meritava fischi.”
Il grande scrittore inglese, convertitosi al Cattolicesimo, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), parlava di distributismo. Si tratta di una teoria economica che cerca di superare il dualismo capitalismo-socialismo, proponendo di applicare i princìpi della Dottrina Sociale della Chiesa. Secondo il distributismo, la proprietà dei mezzi di produzione deve essere ripartita nel modo più ampio possibile fra la popolazione generale, piuttosto che essere centralizzata sotto il controllo dello Stato (come avviene nel socialismo) o di pochi ricchi (come avviene nel capitalismo). Chesterton amava dire: “Troppo capitalismo non significa troppi capitalisti, ma troppo pochi capitalisti.”
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