"Continua a diminuire il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese": questo l'incipit di un articolo del quotidiano Avvenire. A noi 115 mila aborti all'anno paiono sempre troppi...
Continua a diminuire il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza nel nostro Paese: nel 2010 gli aborti volontari sono stati 115.372, in calo del 2,7% rispetto al 2009, un dato più che dimezzato rispetto al 1982, anno record con 234.801 casi. Se la diminuzione è indubbiamente positiva, il numero assoluto resta impressionante.
I dati sono forniti dalla relazione del ministro della Salute sull'attuazione della legge194, trasmessa oggi al Parlamento. Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49anni), nel 2010 è risultato pari a 8.2 per 1.000, con un decremento del 2.5% rispetto al 2009 (8.5 per 1.000) e del 52.3% sul 1982 (17.2 per 1.000).
Il valore italiano è tra ipiù bassi di quelli osservati nei Paesi industrializzati. Come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all'aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato nel resto dell'Europa Occidentale.
L'analisi delle caratteristiche delle IVG, riferita ai dati definitivi dell'anno 2009, conferma che nel corso degli anni è andata crescendo la percentuale di donne con cittadinanza estera che ricorrono all'aborto, raggiungendo nel 2009 il 33.4% del totale, mentre nel 1998 era del 10.1. Nel 2009, dei 38.309 aborti di donne con cittadinanza straniera 19.762 (il 51.6%) sono di donne provenienti dall'Europa dell'Est.
In generale nel corso degli anni le più rapide riduzioni del ricorso all'aborto sono state osservate tra le donne più istruite, tra le occupate e tra le coniugate. Allo stesso tempo però i dati mostrano che quasi la metà delle IVG, sia tra le italiane (47.3%) sia tra le straniere (43.8) sono di donne con occupazione lavorativa, e solo il 13.4 delle IVG tra le italiane e il 23.4 tra le straniere riguardano disoccupate o in cerca di prima occupazione. Riguardo allo stato civile, le IVG tra nubili e coniugate sono in percentuali simili: tra le straniere prevalgono le coniugate (49.4%) mentre tra le italiane le nubili (50.8). Tra le italiane che hanno effettuato un aborto, il 45.4% non aveva figli, così come il 31.9% delle straniere. La quasi totalità degli interventi ormai avviene in day hospital con degenze inferiori a un giorno (93.6% dei casi).
Sono obiettori sette ginecologi su dieci, e più della metà degli anestesisti. Nel 2009, si legge nel rapporto, si evince una stabilizzazione generale dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti, dopo un notevole aumento negli ultimi anni. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38.6% nel2005 al 44.4% nel 2009.
La tendenza, negli stessi anni, alla diminuzione dei tempi di attesa tra il rilascio della certificazione e l'intervento, sembra però indicare secondo il ministero che il livello dell'obiezione di coscienza non ha una diretta incidenza nel ricorso all'IVG.
Quanto al ricorso al Consultorio Familiare per la documentazione/certificazione, il dato rimane ancora basso (39.4%), specialmente al Sud e Isole, anche se in aumento, in gran parte per il maggior ricorso da parte delle straniere (52.7% rispetto a 32.7% relativo alle italiane). Le cittadine straniere ricorrono più facilmente al Consultorio Familiare in quanto servizio a bassa soglia di accesso, anche grazie alla presenza in alcune sedi della mediatrice culturale. Il numero dei consultori familiari pubblici notificato recentemente dalle Regioni è stato 2.156 e 144 quelli privati; pertanto risultano 0.7 consultori per 20.000 abitanti, come nel 2006, 2007 e 2008, valore inferiore a quanto previsto dalla legge 34/1996 (uno ogni 20.000 abitanti).
Da Avvenire, 4 agosto 2011