Dall’esilio di Gaeta dove è costretto a vivere perché a Roma c’è una repubblica anticristiana, Pio IX ricorda i meriti senza numero che la fede cattolica ha regalato all’Italia. Non ultimo fra i privilegi derivanti alla nostra nazione dall’adesione al Vangelo, il papa ricorda l’abbandono della cupidigia imperiale dell’antica Roma, trasformato in attenzione alla giustizia, alla carità, alla misericordia.
Leggiamo le parole del papa: la sapienza cristiana ha difeso gli “Italiani da quella luce passeggera di gloria, che i lor maggiori, soprastando essi nelle armi, avevano riposto nell’incessante tumulto delle guerre, nell’oppressione degli stranieri, e nell’assoggettare a durissimo servaggio quel maggior numero di uomini che per loro si potesse” (Nostis et nobiscum, 8 dicembre 1849).
Dall’unità d’Italia fino alla seconda guerra mondiale i governi italiani, allontanatisi dal Vangelo, sono tornati a vagheggiare l’impero mettendo in atto il tentativo di “assoggettare” quanti più “uomini si potesse”. Ultimamente il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha chiesto pubblicamente perdono ai libici per le sofferenze che abbiamo loro inflitto durante l’occupazione coloniale ( “Ho chiesto perdono alla Libia per ciò che gli italiani avevano fatto verso il popolo libico”) .
Da questa posizione di verità sono derivati a Berlusconi, e a noi italiani, molti vantaggi: contratti estremamente favorevoli, soldi, lavoro, petrolio e un prezioso argine all’immigrazione proveniente dal nord Africa. Fino a qui le cose sono abbastanza chiare.
Dall’inizio del 2011, però, tutto sembra farsi oscuro e cupo. Niente è più sicuro. Di chiaro, definito e comprensibile, non c’è quasi più nulla. Tutti i paesi arabi del nord Africa più quelli del medio oriente sono scossi da rivolte “democratiche”: i presidenti di Egitto e Tunisia sono cacciati, in Siria una repressione brutale ha (fino al momento in cui scrivo, a inizio giugno) mietuto migliaia di vittime senza incontrare una seria opposizione internazionale, mentre una rivolta scoppiata in Libia a Bengasi ha visto tutto l’Occidente schierato in battaglia.
Tante sono le cose che restano inspiegate: perché contro Gheddafi si è scatenato il finimondo, mentre contro Assad no? Che senso ha bombardare per difendere i civili? Perché si è voluto ascoltare il cosiddetto “grido di dolore” dei libici (così si è espresso Napolitano, ma parlava allo stesso modo anche Vittorio Emanuele II per giustificare la brutale invasione del Regno delle Due Sicilie) e, per farlo, pur avendolo negato, si è cercato ripetutamente di uccidere Gheddafi e i suoi familiari? Perché si è dato credito alla televisione araba Al Jazeera che ha parlato, mentendo spudoratamente, di diecimila morti e perché il vescovo di Tripoli è rimasto il solo a ricordare che le bombe umanitarie uccidono in modo poco umanitario?
Prima di provare a capire le ragioni di un Occidente schizofrenico, ricordiamo qualche fatto: Gheddafi ha sempre combattuto il radicalismo islamico, che ha in Bengasi la sua capitale libica; la rivolta è stata guidata dal ministro della giustizia di Gheddafi, un personaggio che, prima di far scattare la rivoluzione, ha preso accordi col governo francese. Possiamo dar credito alla favola che questa persona sia di una pasta migliore, più democratica, più civile, più leale, di quella di Gheddafi? L’unica cosa certa in un mare tanto oscuro è che la Libia, fin qui il paese più ricco e meglio organizzato dell’Africa settentrionale, si sta trasformando in un cumulo di rovine.
Per di più sulle nostre coste sbarcano migliaia di disperati e non possiamo escludere che la primavera araba si trasformi in un inverno di radicalismo islamico. Per ora l’Egitto liberato da Mubarak è in mano ad una giunta militare e i Fratelli Musulmani, tenuti alle porte da Mubarak, occupano uno spazio sempre maggiore. Tanto per intenderci i Fratelli Musulmani sono coloro che ritengono la sharia il miglior sistema di governo per tutti, musulmani e non. E Israele? La fine del regime di Mubarak, che garantiva il confine sud-occidentale, e l’inizio di imponenti manifestazioni nelle vicinanze del Golan, favorite da una Siria in grave difficoltà, non fanno presagire nulla di buono. Chi ha soffiato sul fuoco di una simile polveriera? E’ stato scritto che l’iniziativa francese serve a contrastare la capillare penetrazione cinese nel continente africano. E’ stato anche ipotizzato che L’Arabia Saudita stia cercando di esportare nel nord Africa l’islamismo wahabita, nel tentativo di creare un nuovo califfato. Ipotesi avveniristica per ipotesi avveniristica, ricordando le disavventure in cui è incorso Benedetto XVI all’epoca del suo viaggio in Camerum, ne avanzo una terza. Sull’aereo che lo portava in Africa, il papa si è permesso di fare un’osservazione banale: la diffusione dell’aids non si ferma con l’uso del preservativo.
Apriti cielo: le anime belle di tutta Europa (Italia esclusa) hanno gridato all’attentato contro i diritti umani. Come si permette il papa di mettere in dubbio l’efficacia del preservativo? Governi e parlamenti, singoli ministri, giornali ed intellettuali, hanno strillato all’unisono pretendendo dal pontefice la rettifica e le scuse. Come mai una reazione tanto scomposta? Una reazione, per di più, contraria all’evidenza scientifica, da tutti invocata come probante? E’ azzardato ipotizzare che il papa abbia toccato un nervo scoperto e si sia inoltrato in un terreno minato in cui non doveva assolutamente mettere piede? Da decenni il mondo che conta, le istituzioni internazionali, la finanza, gli uomini di governo illuminati, combattono un’aperta battaglia contro la vita: la popolazione mondiale cresce troppo. Cresce in modo allarmante. Bisogna fermarla, pena la catastrofe. Tutti i continenti si sono uniformati a queste convinzioni.
Tutti, meno l’Africa. Gli africani, nonostante le campagne umanitarie, nonostante la propaganda contro la vita, hanno continuato imperterriti a mettere al mondo figli. Tanto per fare un esempio le previsioni delle Nazioni Unite affermano che, di qui a poco, la sola Nigeria avrà 730 milioni di abitanti! Per la vecchia e sazia Europa i dati sulla crescita esponenziale delle popolazioni africane sono un vero e proprio incubo. Chi sa che l’intervento in Libia non corrisponda, anche, al desiderio di controllare in modo ferreo i governi del nord Africa per formare una muraglia umana in difesa dei nostri interessi? Sia come sia gli apprendisti stregoni della Nato stanno giocando col fuoco.
Peccato che Berlusconi abbia ceduto alle sirene della santa alleanza occidentale; peccato si sia allontanato dalla tradizione cattolica cui pure, con la richiesta di perdono, si era indirettamente ispirato. Peccato perché, alla lunga, nonostante effimeri guadagni momentanei, la verità e la giustizia pagano sempre. Il Timone, luglio-agosto 2011