Secondo Emma Bonino, davanti alla Costituzione ungherese «c’è da mettersi le mani nei capelli. Perché viene data personalità giuridica al feto» (Left, 22/7/2011, p.23). Di che si meraviglia, Onorevole? Le ricordiamo che quello che lei chiama «feto» è un essere umano provvisto di una sua identità biologica e genetica definita e irripetibile. Ma non solo: è uno che, dal grembo materno, ha già una sua vita relazionale (Cfr. Neuroendocrinology Letters. 2001; 22:295–304) fatta di ritmi giorno-notte (Cfr. Semin Perinatol. 2001;25(6):363-70), di riconoscimento dei profumi (Cfr. Clin Perinatol. 2004;31(2):261-85) e di memoria (Cfr. Acta Paediatr Suppl. 1996;416:16-20; Neuroreport.2005;16(1):81-4). Come si spiegherebbe, altrimenti, il fatto che i bambini, appena nati, già piangono in modo diverso a seconda della nazionalità e della lingua parlata dalla madre, (Cfr. Current Biology 2009 ;19(23):1994-7) ed hanno gusti alimentari condizionati da quelli della gestante (Cfr. Metabolism. 2008 ;57 Suppl 2:S22-6)? Considerato che, oltretutto, è stato ampiamente dimostrato come percepisca dolore (Cfr. Semin Fetal Neonatal Med. 2006;11(4):232-6; Lancet. 1994; 9 (8915):77-81; Anesthesiology. 2001;95(4):828-35) non ci sono dubbi: è lui, il «feto», che si mette le mani nei capelli ogni volta che parla Emma Bonino.
|