La "Repubblica" di Patrizia. Che non c'è più
Alla stragrande maggioranza degli italiani, tanto più in questi giorni bollenti, importa ben poco di quello che pensa e afferma Patrizia D’Addario, colei che passò qualche notte col Presidente del Consiglio. I lettori di «Repubblica», invece, dovrebbero avere molto a cuore le sorti della signora D’Addario, che prima di tutte ha avuto il “coraggio” di svelare i segreti delle notti del Premier. Non foss’altro perché quando, nel luglio 2009, sul sito de «L’Espresso» furono messe le registrazioni galeotte, la redazione di «Repubblica» si dimostrò molto vigile sul caso. Tanto è vero che da martedì 21 a giovedì 30 luglio, per la bellezza di dieci giorni, il caso D’Addario - tra scoop, commenti vari ed editoriali – rimase in prima pagina. Fu solo l’inizio di una passione giornalistica senza eguali: da allora ad oggi, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari ha dedicato più di 400 articoli tesi ad approfondire, commentare e rilanciare gli scoop reali e presunti legati alla rivelazioni dell’avvenente barese, divenuta nel frattempo celebre in tutta la penisola.
Poi la scena dello scandalo politico fu presa da Ruby e di Patrizia D’Addario, per un po’, non si è più parlato. Il colpo di scena arriva sabato scorso: il quotidiano «Libero» raccoglie una lunga intervista di D’Addario nella quale, in sostanza, la signora afferma che fu manovrata, minacciata persino, che non voleva ma fu costretta ad infangare Berlusconi. Verità? Menzogne? Non lo sappiamo. La magistratura se ne sta occupando, staremo a vedere. Quello che nel frattempo colpisce è vedere la reazione di «Repubblica» alle nuove rilevazioni della sua eroina: nessuna prima pagina come ai vecchi tempi, ma solo, nell’edizione domenicale di ieri, un trafiletto in fondo a pagina 7. Ma come? La signora che aveva goduto di enorme fama editoriale, per un totale di più di 400 articoli, torna con nuove, straordinarie rivelazioni e «Repubblica», nella sua prima pagina, la censura? Perché i cronisti di Ezio Mauro non corrono più ad intervistarla? «Repubblica» non era il giornale di coloro che vogliono essere informati? Tutte domande che forse non avranno mai una risposta. Anzi, no: una risposta ce l’hanno già. Ed è fin troppo chiara.
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